Anche quest’anno, sabato 22 ottobre, la Chiesa di Milano celebra in un’unica sera in Duomo due momenti significativi: la Veglia missionaria e la Redditio Symboli (locandina). Si vivranno dunque due consegne: quella del mandato missionario, con il crocifisso che l’Arcivescovo consegnerà ai consacrati e consacrate, laici e famiglie che partiranno per la loro missione ad gentes (vedi qui l’elenco); e quella della Regola di Vita, che i giovani consegneranno nelle mani dell’Arcivescovo (leggi qui): diretta su www.chiesadimilano.it.
Il significato di unire questi due gesti in un’unica sera è, naturalmente, nell’unica testimonianza del Vangelo, che accomuna tutti i credenti. Lo spiega don Maurizio Zago, responsabile della Pastorale missionaria: «Sempre più desideriamo accompagnare le comunità cristiane a comprendere che la missione fa parte del cammino vocazionale di ogni persona. E unire la veglia missionaria al momento della Redditio, nel quale i giovani guardano alla propria vita anche come un servizio alla Chiesa e alla società in cui vivono, ci aiuta a cogliere questo aspetto».
Don Marco Fusi, responsabile diocesano della Pastorale giovanile, aggiunge: «I giovani che consegnano la propria Regola di vita riconoscono il cammino di fede che hanno compiuto, e a partire da questo cammino desiderano raccontare agli altri l’incontro con il Signore che hanno già vissuto. È la stessa missione della Chiesa, che si esprime nella nostra città, nei nostri ambienti, così come in un orizzonte più ampio, mondiale».
Martinelli tra i testimoni
Saranno tanti dunque gli spunti che potrà suscitare nei giovani l’esempio di chi verrà inviato a testimoniare la fede in regioni del mondo anche molto diverse dalla nostra realtà. Tra tutti, don Zago desidera sottolineare il mandato significativo affidato a monsignor Paolo Martinelli, già vicario della diocesi di Milano e recentemente scelto da papa Francesco come Vicario apostolico dell’Arabia meridionale, che sabato terrà uno dei contributi della Veglia: «È senz’altro un invito pensare in grande, sapendo che tutto il mondo intorno a noi può trovare frutto dall’impegno di ciascuno», osserva.
Non tutti certo devono fare i missionari, ma la loro presenza, esorta don Maurizio, «può dire ai giovani di non aver paura di Dio: tutti siamo invitati a fidarci di ciò che il Signore vuole che facciamo della nostra vita, magari già lì dove siamo». Un invito dunque a «non aver paura di quello che il Signore ci domanda, aprendoci ad accogliere la voce dello Spirito, per ciò che lo Spirito desidera per ciascuno».
Don Marco prosegue: «È bello che nella consegna del mandato missionario i giovani possano sentirsi parte di un gesto che è di tutta la Chiesa; ed è prezioso che possano ammirare e imparare dagli adulti che la fede è davvero una realtà che coinvolge tutta la vita, e sulla quale è possibile giocare tutta l’esistenza, anche con il “rischio” di partire verso una realtà sconosciuta.
Tanti volti per un volto
«Fossero tutti profeti nel popolo di Dio», è il versetto del Libro dei Numeri scelto per condensare l’invito che si desidera riproporre con la veglia di sabato. Così, nel corso della serata, tanti volti di giovani andranno a comporre l’immagine del volto di Gesù (la stessa scelta per la locandina della Veglia): è un invito a sentirsi tutti parte dell’unica Chiesa, «perché soltanto insieme saremo capaci di comunicare il suo vero volto», sottolinea don Maurizio. Ma è anche un incoraggiamento: perché «la fede – ricorda don Marco – si trasmette attraverso dei volti. I volti di credenti che sono testimoni, che provocano domande, che suscitano la domanda della fede; quelle domande che piano piano ci attirano fino all’incontro con Cristo, con il Signore».
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