«Andate, portate la gioia, tornate migliori». Sono state queste le “parole d’ordine” con cui l’Arcivescovo ha conferito il mandato missionario a più di duemila giovani riunitisi sulle sponde del lago di Lecco. Tra loro, in rappresentanza dei quasi seimila ambrosiani che parteciperanno alla Gmg, anche chi prenderà parte in estate ai Cantieri della solidarietà di Caritas ambrosiana, alle attività sportive ed educative del Csi e partirà per iniziative nell’emisfero australe.
L’animazione della giornata
Tutti insieme per vivere un momento speciale tra laboratori, stand, workshop e incontri, ma anche preghiera, confessioni e adorazione eucaristica. Senza dimenticare i dialoghi con volti noti quali lo scrittore Daniele Mencarelli, il “Pimpa” (al secolo Marco Rodari, clown solidale nelle zone di guerra) e Gigi Cotichella, artista e formatore. Oltre a iniziative come il percorso “Sconfinati” dedicato ai migranti nella nuova Casa della Carità, street sport, cinema, itinerari manzoniani e musica con giovani talenti.
Per una giornata Lecco si trasforma in Lisbona. Una prova generale della Giornata Mondiale della Gioventù in programma nella capitale portoghese dal 1 al 6 agosto, dove sono attesi oltre 60mila ragazzi provenienti da ogni parte d’Italia, di cui il 10% ambrosiano. Una grande festa di quella gioventù di papa Francesco che spiega le vele e prende il largo (significativo anche il riferimento al navigare pensando a Lisbona e a Porto con cui è gemellata la Diocesi di Milano), che trova la dimensione spirituale, anche nelle parole della Veglia di preghiera presieduta dal vescovo Delpini.
La Veglia di preghiera
La Veglia si avvia con l’accensione di un braciere, segno di luce e di pace, con il campione olimpico Antonio Rossi. Qui l’Arcivescovo sale a bordo di una lucia (tipica imbarcazione lecchese il cui nome evoca la protagonista de “I Promessi Sposi”), quasi a disegnare il legame con il tema della XXXVII Giornata e con il titolo della serata lecchese, “Prendi il largo verso l’alto e verso l’altro”. Accanto a lui i Vescovi ausiliari Giuseppe Vegezzi e Luca Raimondi, il vicario episcopale di Settore, don Mario Antonelli e della Zona pastorale III, monsignor Maurizio Rolla, il prevosto di Lecco, monsignor Davide Milani, il responsabile della Pastorale giovanile, don Marci Fusi. Sulla darsena, tra i giovani e tanti sacerdoti e religiose, rimangono altri membri del Cem e il sindaco della città, Mauro Gattinoni.
Barca, quella su cui prende posto il vescovo Delpini, che si allontana dalla sponda, seguita da altre 4 “lucie” con a bordo alcuni giovani, suddivisi tra chi farà la Gmg, chi si impegnerà nei cantieri Caritas e nel “Csi per il mondo” e chi vivrà le esperienze missionarie estive.
La lettura dell’incipit del capitolo VIII dell’opera di Alessandro Manzoni, “Addio monti sorgenti dalle acque”, è l’immagine di tutto ciò che fa da splendida cornice alla preghiera, ai canti, agli inni delle Gmg, a stralci di messaggi del Papa, alla proclamazione della Parola di Dio, nel Vangelo di Luca al capitolo 5, quando il Signore che è presso il lago di Gennèsret.
«Partite: c’è una mano tesa che chiede aiuto»
Direttamente ai ragazzi si rivolge il Vescovo nell’omelia, raccomandando di «non partire come turisti, come gente che cerca luoghi esotici o personaggi strani» o come «mercanti che hanno in mente il vendere e il comprare».
«Non partite come i colonialisti, quelli che hanno sempre la presunzione di essere parte di una civiltà superiore che deve civilizzare gli altri, quelli che pretendono di insegnare agli altri come si può vivere meglio, prima ancora di avere imparato come vivono gli altri, prima ancora di aver imparato la lingua degli altri». Oppure come quelli che si annoiano e che scappano «dalla famiglia, dal paese, dai fallimenti, con l’illusione che altrove vi troverete meglio, vivrete di più, avrete relazioni migliori».
Partite, piuttosto – prosegue monsignor Delpini – «come coloro che sono chiamati, perché c’è una mano tesa che chiede aiuto, una rivelazione di Dio che si annuncia nel volto della gente nel gemito dei poveri. Partite per rendervi disponibili alla vostra vocazione».
Dunque, chiamati, ma anche mandati «perché c’è una parola che vi manda, una comunità che conta su di voi per far giungere un aiuto, un segno di solidarietà. Partite perché siete incaricati di un messaggio».
E occorre anche partire insieme perché così si può far fronte «alle difficoltà nelle stanchezze, si può trovare nuovo vigore e conoscere meglio se stessi, i propri limiti, gli altri, le loro qualità. Partite per servire, rendendovi conto di come ci sia più gioia nel dare che nel ricevere. Partite per tornare più umili, più buoni, più fiduciosi, più determinati a portare a compimento la vostra vocazione».
In una parola, partite perché «il desiderio di Dio incoraggia a pregare con gli altri, in altre lingue, con altre liturgie. E ricordate che senza Dio non possiamo fare niente».
Infine, la consegna del mandato, la benedizione solenne e il ritorno delle barche a riva, mentre, con piccoli segni luminosi consegnati a ciascuno, si fa luce ovunque a bordo lago nella notte che ormai è scesa. Ma ancora c’è tempo per una breve processione percorsa, sulle note di un trascinante Alleluia, tutti insieme, a piedi, fino in piazza Garibaldi, dove risuonano le decine e decine di voci dei cori Shekinah ed Elikya e le testimonianze. «Vi lascio solo tre parole – scandisce dal palco l’Arcivescovo, accolto al grido “Kaire Mario” – perché adesso la musica, la danza e gli abbracci valgono di più. Grazie, andate, portando gioia, e tornate migliori».
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