Empatia, intelligenza emotiva, comunicazione e ascolto sono abilità relazionali connaturali che, a partire da una maggior consapevolezza, possono essere perfezionate al fine di migliorare i propri rapporti interpersonali. Con l’obiettivo di offrire gli adeguati strumenti perché ciò avvenga, il corso di Counseling “Prendersi cura delle relazioni”, promosso dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano, alla sua seconda edizione, si rivolge a chiunque abbia interesse per la materia e, sul piano professionale, a tutte le categorie impegnate nelle relazioni d’aiuto, pastorali, educative, sanitarie e aziendali.
A partire da una riflessione teorica sulla categoria di “relazione” e utilizzando un approccio esperienziale individuale e di gruppo, il percorso teorico-pratico, che partirà l’1 febbraio, si svilupperà in modalità seminariale su quattro moduli (“Conoscere se stessi”, “Abitare le emozioni”, “Comunicare in modo efficace”, “Potenziare le qualità interiori”), orientati in prima istanza alla scoperta della propria interiorità, quale passaggio fondamentale per conoscere se stessi e scegliere di relazionare in modo costruttivo.
«Per attivare le abilità offerte dalla pratica del counseling – spiega l’ideatrice del corso Barbara Marchica, dottore in Teologia e counselor professionista – è necessario comprendere la dinamica che porta la persona a diventare consapevole di sé e delle relazioni che instaura. Ciò apre al soggetto la strada per riscoprire il valore delle relazioni, quale spazio vitale per dire la propria identità. Attraverso tale processo, il pastoral and spiritual counseling agevola questa consapevolezza, stimola il soggetto a prendersi cura di sé e degli altri e lo aiuta a generare rapporti moralmente qualitativi».
Nel solco delle motivazioni che ne hanno deciso l’attivazione lo scorso anno accademico, quindi, il corso si propone come una risposta competente al dileguamento dei tessuti relazionali tipico dei nostri tempi. «Al livello istituzionale – afferma don Alberto Cozzi, preside dell’Istituto – non posso non constatare la convinta adesione al corso dell’anno scorso, sia in termini quantitativi (più di quaranta iscritti), sia qualitativi. I partecipanti, infatti, si sono messi profondamente in gioco; ciò anche a ragione della consapevolezza che in un contesto culturale caratterizzato dalla fragilità dei legami e dall’incertezza delle identità, su di sé e sulle relazioni bisogna lavorare seriamente».