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Sirio 17 - 28 febbraio 2025
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Intervista

Valdman: «Ecumenismo a Milano, un cammino che non si è mai interrotto»

L’attuale Presidente del Consiglio delle Chiese cristiane fa il punto sul percorso compiuto negli ultimi trent’anni: il turn-over tra i referenti di alcune confessioni ostacola in parte la continuità delle relazioni, ma «tutte vivono all’unisono la preghiera per la pace»

di Annamaria BRACCINI

22 Gennaio 2025
Padre Traian Valdman con l'Arcivescovo alla Messa dell'1 gennaio (Agenzia Fotogramma)

Come procede in Diocesi il dialogo ecumenico? Quali nuove sfide si pongono? Milano è sempre un’“isola felice” per il rapporto tra le fedi? A rispondere a questi interrogativi è una delle figure che meglio conosce lo sviluppo dell’ecumenismo nella nostra Chiesa: padre Traian Valdman, vicario eparchiale emerito della Chiesa ortodossa romena, “anima” della storica parrocchia della Pentecoste, fondata nel 1975 e dal 1996 insediata presso la chiesa cittadina di Santa Maria della Vittoria. Attualmente presidente del Consiglio delle Chiese cristiane di Milano, padre Valdman ripercorre così gli anni della straordinaria fioritura del dialogo interreligioso in terra ambrosiana: «Vivo a Milano dal 1974 e già nel 1975 si è creata la nostra parrocchia. Ricordo che già allora c’erano persone impegnate nel dialogo: un gruppo biblico, un gruppo teologico e altri. Abbiamo sempre lavorato molto bene con i responsabili per l’ecumenismo della Diocesi e, ai tempi del cardinale Martini, il confronto tra le confessioni si è intensificato con la formazione del Consiglio delle Chiese cristiane di Milano, a cui attualmente aderiscono 19 confessioni».

Quindi un rapporto che è cresciuto continuamente nel tempo…
Sì, il nostro operato ecumenico è andato sempre intensificandosi: ci siamo messi insieme, abbiamo iniziato a conoscerci meglio, pregando uniti e promuovendo, per esempio, marce per la pace o per la salvaguardia del Creato. Tutto questo è stato molto interessante, oltre che arricchente. Credo che io sia rimasto l’unico, ormai, che ha partecipato direttamente alla Costituzione del Consiglio nel 1998 e posso dire che il cammino da allora non si è mai interrotto. Semmai l’unico aspetto un poco problematico che si può notare è che, cambiando i referenti di alcune Chiese anche dopo pochi anni, si rompe, in parte, la continuità e diventa più difficile coltivare la tensione verso l’unità, comprendendo appieno l’atmosfera ecumenica milanese che è molto sentita e particolare.

Il difficile momento internazionale, segnato dai conflitti, comporta problemi anche nel contesto del dialogo tra le fedi?
No, la situazione in atto ci ha trovati uniti nel pregare per la pace: per esempio, c’è stato un momento di preghiera molto intenso nella nostra chiesa e ricordo come l’arcivescovo Delpini abbia partecipato diverse volte ad appuntamenti simili. Tutte le Chiese vivono all’unisono la preghiera per la pace.

Questanno sono i 1700 anni del Concilio di Nicea. Nel suo saluto allincontro del Consiglio con lArcivescovo dell’1 gennaio, lei ha fatto riferimento proprio allimportanza di Nicea come evento fondamentale anche per continuare a tessere una trama di rapporti ecumenici…
Nel 325 nella cristianità c’era la tensione creata dalla concezione ariana, che metteva in dubbio la divinità del figlio di Dio. È interessante come la soluzione nel Concilio sia stata trovata utilizzando un’espressione non biblica, homoousios, affermando, cioè, che il Figlio di Dio è nato dal Padre nell’eternità e da Maria nel tempo. Con questo si affermava la divinità completa del Figlio anche dopo essere diventato uomo: Gesù vero Dio e vero uomo è diventato uomo per noi uomini e, dunque, per tutti gli uomini.