Il metro quadro affidatoci da Dio perché ciascuno faccia la propria parte di bene possibile per il bene dell’intera comunità. Questa l’immagine simbolica che l’Arcivescovo propone alla piccola folla di volontari dell’Unitalsi, a benefattori grandi e piccoli e alle autorità – tra cui il sindaco di Milano – Beppe Sala, che non hanno voluto mancare all’inaugurazione di “Casa Fabrizio Frizzi”. Un “metro quadro” che, a un anno dalla posa della prima pietra, diviene realtà aprendo le sue porte, già tra pochi giorni, a sei famiglie che giungono a Milano per curare i loro bimbi malati.
Una casa per “sentirsi a casa”, strutturata su tre piani, con vani in cui potranno trovare accoglienza una ventina di persone, sorta nei 250 mq completamente ristrutturati dell’ex oratorio dell’antico santuario della Madonna delle Grazie all’Ortica (la cappella con lacerti di affreschi, si pensa di scuola leonardesca). Tenacemente voluto dagli Unitalsiani lombardi (ma non solo) nel contesto del Progetto dei Piccoli – in sinergia con la Bcc e con il contributo significativo di privati e la Diocesi – la struttura, come spiega Luciano Pivetti, presidente dell’associazione, è frutto anche dell’’impegno del suo “storico” predecessore Vittore De Carli, che alla Casa ha devoluto gli introiti del libro Dal buio alla luce con la forza della preghiera, in cui ha raccontato la sua malattia.
Un sogno diventato realtà
«Da 100 anni, siamo presenza viva e costante per intercettare i bisogni sul territorio. Con “Casa Fabrizio Frizzi” ha vinto la carità», aggiunge Pivetti, con parole cui fa eco De Carli, dimesso da pochi giorni dall’ospedale: «In molti non credevano alla riuscita di questo progetto: troppe le difficoltà economiche e amministrative da affrontare. In pochi, ed è dura dirlo, mi hanno aiutato. Ma lungo la via ho trovato la ricchezza di tanti nuovi amici e sostenitori: a partire da papa Francesco, che mi ha accolto quando gli ho presentato il libro, ci ha inviato lettere, ha donato il mattone collocato in occasione della posa della prima pietra e ci ha donato il suo messaggio. Gesti indimenticabili, com’è indimenticabile l’incontro dello scorso anno, quando il Santo Padre ha ricevuto il nostro gruppo di lavoro che gli ha presentato il progetto».
Un pensiero commosso è anche per Frizzi, che nel 2015 scrisse allo stesso De Carli: «Ho un sogno: mi piacerebbe tanto che a Milano si realizzasse una casa per accogliere i genitori dei bambini malati di tumore». Un sogno realizzato, come sottolinea Carlotta Mantovan Frizzi, moglie del notissimo presentatore scomparso nel 2018, arrivata per l’occasione dalla Francia: «C’è un messaggio forte di generosità, altruismo, positività, condivisione e speranza in tutto questo, lo stesso messaggio che, con il sorriso che conoscete, portava avanti mio marito – dice, ringraziando tutti -. Guardare agli altri con la mano tesa è un atteggiamento che si è un po’ perso nella società di oggi e che oggi qui vogliamo tutti ricordare e celebrare. Insieme si possono fare grandi cose, come dimostra “Casa Frizzi”, e un gesto di aiuto può cambiare la giornata o la vita di una persona. Sono sicura che mio marito sarebbe orgoglioso e fiero di tutto questo».
Il messaggio di papa Francesco
Monsignor Dario Edoardo Viganò, vice cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e delle Scienze Sociali, dà lettura del messaggio del Santo Padre: «Quando un bimbo o una bimba si ammala gravemente, ha bisogno di cure specialistiche e spesso queste cure si trovano in ospedali molto distanti da casa. Sappiamo però quanto siano fondamentali, per la cura e la guarigione di un bambino, oltre all’intervento dei medici e degli infermieri, anche l’amore, la tenerezza e la vicinanza di mamma e papà. So che questa casa che oggi si apre sorge accanto al Santuario della Madonna delle Grazie, un piccolo Santuario caro ai milanesi che a Maria si rivolgono invocando doni del cielo e il balsamo per curare le ferite della vita e della società. Maria sia sostegno per tutti i genitori che alloggeranno in Casa Frizzi e sia volto di tenerezza e consolazione. Invoco la benedizione del Signore e la consolazione di Maria su tutti voi e sulle famiglie che troveranno accoglienza nella casa che oggi inaugurate».
Le parole dell’Arcivescovo
«Vorrei spiegare il metodo del metro quadro – riflette l’Arcivescovo prendendo la parola -. Se a me dicessero che devo strappare le erbacce di tutta la Pianura Padana, la considererei un’impresa impossibile. Se però mi dicessero di tenere pulito un metro quadro ci riuscirei, prometterei di farlo arrivando ai risultati sperati. Mi sembra opportuno ricordare questa legge nel momento in cui “Casa Frizzi” è pronta a offrire quel servizio per cui è stata pensata, con l’idea di fare del bene come seminagione di una speranza possibile. Non possiamo risolvere tutti i problemi del mondo, ma possiamo tenere pulito il nostro metro quadro e seminare quel bene che porta frutto. “Casa Frizzi” non risolverà tutti i problemi dei bambini malati e dei loro familiari, ma dimostra che si è realizzato un sogno nel cuore della città, un sogno realizzabile, non una fantasia utopica, ma la possibilità di essere un seme perché anche un bambino che piange possa diventare una promessa, anche un bambino malato possa sorridere. Questa logica del metro quadro mi sembra quella del volontariato su cui si regge l’Unitalsi. La benedizione che impartirò non vuole essere solo un elemento cerimoniale, ma intende indicare il messaggio che Dio è alleato di quelli che fanno il bene».
Il discorso del Sindaco
Assolutamente concorde con la logica del metro quadro si dice il Primo cittadino di Milano: «Sono sindaco da quasi sette anni e ho imparato che non esiste nessuna grande iniziativa che risolve tutto. Non c’è la bacchetta magica: la costruzione della comunità è fatta dell’impegno collettivo e di tante piccole cose. Milano ha la capacità di mettere assieme tutti al lavoro ed è una capacità unica. Tutte le volte che siamo chiamati a cambiare, a lavorare insieme, diamo il nostro meglio. Abbiamo qualità e difetti, come tutti, ma non perdiamo mai occasione di dimostrare la nostra solidarietà. Questo è un piccolo esempio – Unitalsi e De Carli sono unici e dei campioni -, ma perfetto. Ed è stato fatto tutto in un anno, venendo incontro a un bisogno vero, come sa chi frequenta i reparti oncologici dove ci sono tanti bambini». Infine, essere «all’Ortica che è uno dei quartieri che ho nel cuore» e la dedica a Fabrizio Frizzi, «un segno importante e una lezione per tutti».
Prima della benedizione dell’Arcivescovo e della visita ai locali, c’è ancora spazio per gli interventi di Giuseppe Maino (presidente della Bcc di Milano) che richiama la mission sociale della Banca i cui associati hanno rinunciato al dono natalizio per il finanziamento della “Casa”.
Cosimo Cilli, responsabile nazionale del Progetto dei piccoli, ricorda come a Roma vi sia da vent’anni “Casa Bernadette”, voluta con la stessa logica di “Casa Frizzi”, che si aggiunge a simili realtà, nate negli anni anche a Genova e Napoli: «Frizzi non è stato un testimonial di Unitalsi, ma un testimone come barelliere. Un uomo di coraggio, speranza e ascolto. I bambini di “Casa Bernadette” e delle altre case vanno a Lourdes; vi porteremo anche i bimbi di “Casa Frizzi”, affinché possano giocare nel giardino della Madonna di Lourdes».
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