È in uscita in questi giorni il libro Quali responsabilità per la finanza?, a cura di Elena Beccalli (Vita e pensiero, 72 pagine, 10 euro), che riporta un dialogo tra l’Arcivescovo di Milano e le banche. Questo primo volume della collana «Economia, finanza e responsabilità sociale» nasce dal desiderio dello stesso Arcivescovo di dialogare con il mondo finanziario milanese per raccogliere le istanze e il bene che anch’esso può generare.
È nata così l’occasione, il 23 ottobre 2019 presso la Biblioteca ambrosiana, di incontrare e ascoltare il professor Nien-hê Hsieh della Harvard Business School, sul tema «Si può fare impresa tutelando la società?», e i presidenti di primari istituti bancari italiani. È stato avviato anche un percorso, a più voci, di educazione finanziaria – in Università cattolica, in collaborazione con la Diocesi di Milano – finalizzato a valorizzare in una prospettiva educativa, com’è proprio di un’istituzione universitaria, il documento Oeconomicae et pecuniariae quaestiones, pubblicato nel 2018 dalla Congregazione per la dottrina della fede e del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale.
Coordinatore di questo percorso è la stessa curatrice del libro Elena Beccalli, preside della Facoltà di scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Università cattolica e attualmente professore ordinario di economia degli intermediari finanziari presso la medesima Facoltà. Tra i vari altri incarichi, ricoperti in Europa, a Londra e in Asia, Elena Beccalli è anche senior expert del «Villaggio Finance and Humanity» nell’ambito di «The Economy of Francesco».
«Il testo che viene ora messo a disposizione dei lettori – scrive nella prefazione monsignor Bruno Marinoni, Moderator Curiae – è la raccolta del primo incontro annuale tenutosi il 23 ottobre 2019 sul tema molto noto della sostenibilità, che apre il cammino di quelli che vorremmo chiamare i Dialoghi ambrosiani sull’economia. L’ambizione è di coinvolgere attivamente sempre più soggetti istituzionali e di competenza che concorrano nell’unica direzione di mettere l’economia al servizio dell’uomo».
Nel suo intervento l’Arcivescovo ha proposto l’immagine dell’acqua per parlare di finanza: «L’acqua che scorre, l’acqua di cui non possiamo fare a meno, l’acqua che può provocare disastri tremendi». In particolare, dopo aver ricordato che l’acqua ferma dello stagno diventa inutilizzabile, l’Arcivescovo ha affermato: «Trattenere risorse è sottrarre alla società risorse che potrebbero produrre frutti abbondanti. Il risultato è che imputridiscono: finiscono per non giovare a nessuno, neppure a chi le ha trattenute. L’acqua è preziosa quando scorre e raggiunge la pianura, si concede alle dighe e alle condotte forzate per produrre energia, si lascia condurre dai canali per irrigare i campi, scorre moderata nel paese, ospita pesci, porta in valle aria di montagna, accompagna barche. L’immagine raccomanda di apprezzare sulla lungimiranza che porta le risorse là dove servono, le mette a frutto, si lascia controllare per supplire nei tempi della siccità e per trattenersi nei tempi della sovrabbondanza». Ma quale arte è necessaria per distribuire quello che serve, incoraggiare la redditività, praticare ora la sobrietà ora le generosità? Quale competenza per dirigere le risorse su investimenti promettenti, vigilare sullo sperpero? È possibile resistere alle pressioni del sistema che si ispira all’avidità e non conosce altro criterio che il massimo rendimento il più rapidamente possibile? Con queste domande l’Arcivescovo ha concluso il suo contributo invitando così a una riflessione che continua.