Ancora pochi giorni, poi anche l’“Oratorio estivo 2012”, iniziato l’11 giugno scorso, andrà in cassaforte, la cassaforte della memoria, senza bilanci. Anche perché ciò che si semina oggi, lo si potrà raccogliere in un domani che non sta dietro l’angolo. Qualche riflessione, tuttavia, si impone.
Innanzitutto il riconoscimento che l’“Oratorio estivo” merita: non un semplice, e se si vuole comodo, parcheggio pergiovani liberi da impegni scolastici, ma luogo di aggregazione e non solo per momenti ludici come è giusto che sia, ma anche per riflettere, per costruire ponti in grado di creare contatti. Poi, la consapevolezza, pur fra mille difficoltà, è stata una “scuola di umanità”, seguendo il filo conduttore,indicato dalla Diocesi ambrosiana: “PassParTù – Dì soltanto una parola”, una parola inventata per l’occasione che richiama la chiave (passepartout) che apre molte cose.
Cosa sin qui è stato, e lo sarà anche nei prossimi giorni, si può esemplificare con le due uscite settimanali. Il martedì, con una intera giornata in piscina, e il giovedì con una gita ricreativa-culturale. (…)
Oltre duecento i partecipanti, che hanno mobiltato una settantina di animatori adolescenti e impegnato numerose mamme. Si diceva all’inizio del filo conduttore, quella parola inventata,una sorta di chiave universale, come chiarisce don Giovanni, «per aprire la porta del cuore di tutti quelli che partecipano: è lo strumento, il mezzo, la parola, non solo umana, ma è la stessa parola di Gesù. Ogni giorno i giovani hanno affrontatouna parola nuova, con significato positivo o negativo».
Una parola con la quale i giovani si sono confrontati nella preghiera e nel gioco. Ancora don Giovanni: «Ad esempio, la parola insultare è stata mai usata da Gesù nei confronti degli altri? Ecco, i ragazzi si confrontano sull’uso diqueste parole e ne traggono degli insegnamenti positivi».
Un ruolo importante lo hanno svolto gli oltre settanta adolescenti, nel ruolo di animatoridelle attività dei più piccoli. Un ruolo che li ha arricchiti, come sintetizza don Giovanni: «Averli coinvolti con precise responsabiltà ha significato centrare due obiettivi: l’essere al servizio dei più piccoli e l’aver imparato che dare significa ricevere molto». Un ruolo importante, quindi, oltre che impegnativo. Osserva Michele, quindicenne: «Anche se qualche volta è stato necessario alzare la voce, in quanto non sempre sei ascoltato, è stata certamente un’esperienza positiva». Soddisfatto don Giovanni: «Se all’inizio potevano esserci riserve su alcuni animatori, alla fine il risultato è andato ben oltre le speranze: sono certo che quest’esperienza li ha fatti crescere».
Importante anche il ruolo che hanno avuto una doppia dozzina di mamme, occupatesi a turno del bar, delle pulizie e della sorveglianza, della segreteria. «I miei figli hanno incominciato a imparare le regole», il commento espresso da Delia Beretta, una delle mamme. Don Alfredo, presente in oratorio assieme a don Giovanni e a suor Chiara, nei giorni in cui i ragazzi non erano in gita, sottolinea come «senza la collaborazione di genitori, giovani e adolescenti non si potrebbe più offrire questo servizio educativo e di socialità nel nostro paese. Anche se qualcuno è disturbato dalla presenza di tanti bambini e dall’uso degli amplificatori necessari per gestire i giochi dei ragazzi è bello sapere che la maggioranza è contenta di ciò che si riesce a fare grazie al prezioso contributo del volontariato, considerato poi che i contributi statali per le attività sociali diminuiranno sempre più». (…)