«La famiglia contemporanea sembrerebbe oggi navigare assai più libera che un tempo. Alcune funzioni sociali di ordine politico, economico e culturale, che la caratterizzavano in passato, sono infatti venute meno e, sotto il profilo politico, matrimonio e famiglia hanno perso la primitiva funzione di costituzione della società di appartenenza. Così, non più gravati dall’ipoteca sociale, tendono a trasformarsi da istituzioni pubbliche in scelte private, non sono più tassello decisivo del quadro economico: alla “servitù matrimoniale” viene preferito l’“amore libero”». È questa l’immagine sintetica con cui don Aristide Fumagalli, docente di Teologia morale presso il Seminario di Venegono e la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, fotografa la situazione attuale del legame familiare. Tra luci e ombre, difficoltà sempre crescenti del vincolo matrimoniale, nuove forme di coppia e di relazione tra le generazioni e tra i sessi (che, comunque, anelano tutte allo status di “famiglia” e anche questo, forse, dice qualcosa della mentalità corrente), è chiaro che aumenti, di pari passo, la complessità nell’ascolto delle persone e delle situazioni e il loro accompagnamento.
Al di là dei percorsi pastorali ed ecclesiali dedicati alla famiglia, occorre anche una rinnovata riflessione teologica in grado di interpretare il presente…
Certamente. Bisogna interrogarsi più che scandalizzarsi, sapendo che, sotto il profilo culturale, il matrimonio ha cessato di essere l’unica forma di accreditamento dell’uomo e della donna. Così, la realizzazione personale ora passa primariamente attraverso l’affermazione individuale e lo stesso legame matrimoniale, qualora venga istituito, risulta funzionale alla realizzazione dei single.
Anche l’amore, come la società, è diventato “liquido”?
Si. L’unico registro capace di dare un tono significativo alla relazione amorosa sembra essere quello affettivo, romanticamente inteso come emozione e sentimento. I legami si presentano “slacciati”, così come lo sono le stringhe nelle scarpe degli odierni adolescenti. Si anela al legame amoroso perché impauriti dalla solitudine; lo si desidera, però, “slacciato”, perché si teme di legarsi troppo. A seguito di questo processo, la relazione amorosa appare instabile nella durata e incerta nella forma. L’instabilità coniugale si evidenzia nell’incremento consistente di separazioni e divorzi, come pure nell’aumento di forme di coniugalità che ammettono, pur a diverse condizioni, la dissolubilità: matrimoni civili, unioni di fatto, semplici convivenze. L’incertezza della forma si esprime nel fenomeno della pluralizzazione delle famiglie, ossia l’affermarsi di una pluralità di forme di vita sociale alle quali viene attribuita – o che rivendicano – la qualifica di “famiglia”. L’allentamento degli ormeggi che dall’esterno fissavano la famiglia in precise funzioni sociali induce, al suo interno, ruoli meno rigidi e legami più flessibili. Il vincolo matrimoniale, soprattutto, tende a sciogliersi in pura relazione erotico-sentimentale: l’amore si fa “liquido”. La labilità coniugale e la pluralizzazione familiare sollevano la domanda circa il futuro della famiglia.
Da sacerdote e studioso come vede il futuro?
Dove vadano il matrimonio e la famiglia e, più radicalmente, se ci saranno ancora in futuro, sono domande che riguardano la responsabilità personale e collettiva, ma andrebbero meglio formulate chiedendosi quale famiglia vogliamo oggi per domani. La cura per l’annuncio dell’amore di Cristo viene prima – e non dopo – la preoccupazione per la situazione canonicamente “fuori regola” in cui si trovano molte coppie. Dal punto di vista specificamente cristiano, l’annuncio su matrimonio e famiglia non riguarda, anzitutto, il permanere o il dissolversi di un istituto naturale o culturale, ma la sintonia o meno delle relazioni coniugali e familiari con l’amore vissuto da Cristo. A fronte dell’odierna “liquidità amorosa”, la Chiesa è invitata a ritrovare il suo compito essenziale e specifico: consolidare l’amore di coppia favorendo il contatto con l’amore di Cristo. In vista di questa rinnovata evangelizzazione, soprattutto in riferimento alla sofferte vicende delle convivenze pre-matrimoniali e dei fallimenti, la Chiesa è invitata a riconoscere e a integrare al meglio la gradualità della vita amorosa e la misericordia del perdono.