La giornata di martedì 23 luglio è iniziata nel ricordo di Santa Brigida, con la Messa alle 7 nella chiesa parrocchiale di Chacas, sulla tomba di padre Ugo de Censi, presieduta da monsignor Mario Delpini, affiancato da mons. Giorgio Barbetta e alcuni sacerdoti. È stato un momento importante e commovente per ricordare padre Ugo con i suoi canti e tra la sua gente.
Durante l’omelia monsignor Delpini ha parlato degli angeli non come esseri lontani ed estranei, ma vicini, reali. Ha ricordato l’angelo dell’annuncio, che ci chiama a una vocazione, che porta un messaggio da parte di Dio. Poi l’angelo della consolazione, perché la vita è piena di giorni di festa che si alternano con giorni di lutto, di dolore, di angoscia: nei momenti più tremendi l’angelo della consolazione ci ricorda che l’amore di Dio ci accompagna sempre. Il terzo angelo è quello che ci accompagna nella nostra famiglia, sul lavoro, nel posto dove siamo chiamati a vivere e ci rafforza nella fede per fare la volontà del Signore. «Non ho conosciuto padre Ugo personalmente, ma tramite voi – ha detto l’Arcivescovo -; però posso dire che fu l’angelo del Signore: l’angelo della chiamata, l’angelo della consolazione e l’angelo che sempre ci accompagna».
La visita a opere e laboratori
Dopo la colazione gli ospiti si sono recati a visitare le opere della parrocchia di Chacas, cominciando dalla chiesa con l’antico retablo di legno intagliato e dorato, opera coloniale artistica che ha ispirato padre Ugo nel dare vita alla scuola taller (laboratorio di ebanisteria). Poi si sono visitati i laboratori artistici – la falegnameria, la scultura, la vetreria, i mosaici… – dove artigiani e artigiane possono mettere a frutto il loro talento in un ambiente educativo e formativo. La mattinata si è conclusa all’ospedale, con un commovente saluto da parte di un giovane paziente, la reciproca richiesta di preghiera e la benedizione per tutti.
L’incontro con i volontari
Un momento speciale è stato l’incontro coi volontari dell’Operazione Mato Grosso originari della diocesi di Milano che sono riusciti a raggiungere Chacas dalle varie missioni, alcune distanti anche due giorni. Non tutti hanno potuto essere presenti, ma si sono riunite almeno una cinquantina di persone, tra sacerdoti, madri, famiglie con bambini, ragazze e ragazzi in missione da tanti anni o per qualche mese…
Dopo un breve racconto illustrato sulla storia dell’Omg e sulla modalità con cui riesce a coinvolgere tanti giovani e non solo, monsignor Delpini ha espresso la sua gratitudine e anche la sorpresa nel vedere questa realtà con i propri occhi. Ha anche ammesso un po’ di sana invidia nei confronti dei gruppi in Italia: probabilmente padre Ugo con il suo metodo che coinvolgeva nel lavoro volontario e gratuito, nell’attenzione per i poveri, ha trovato la maniera di avvicinare tanti ragazzi a un cammino buono, fatto di gesti concreti. Il Papa ci invita a essere attenti ai più poveri: dopo 50 anni dalla nascita del movimento la proposta dell’Omg può essere ancora attuale.
Domande e risposte
L’Arcivescovo ha lasciato tre domande come motivo di riflessione: come facciamo noi cristiani, senza tanta filosofia, ma con la vita e la concretezza, a far sì che questi germogli di bene contagino la società? Come ci si può dedicare per un certo tempo alla missione e poi ritrovare un posto in Italia e quindi essere presenti con la stessa intensità nel proprio Paese? Come la nostra presenza crea una storia nuova nel Paese in cui si opera e con la gente del posto?
Mattia Marelli di Cantù, volontario a Chacas da circa 30 anni con la sua famiglia, ha risposto condividendo le sue preoccupazioni concrete e reali per la “scommessa” di una vita in terra straniera, senza sicurezze né per lui, né per i suoi figli, unite però alla convinzione che quello che si cerca di vivere in missione si deve vivere indipendentemente dal luogo in cui ci si trova.
Commovente il ringraziamento di Pierangelo Ripamonti, in Perù da 30 anni con la moglie Teresa, preoccupato per la Chiesa che rischia di essere contaminata dal mondo moderno.
Monsignor Delpini ci ha aiutato a riflettere sul ruolo della Chiesa nel mondo, a volte scomoda e segno di contraddizione, e chiamata a difendere il Vangelo nel mondo di oggi. È il desiderio di Dio a incendiare i cuori delle tante persone che stanno regalando la loro vita, ha concluso don Maurizio Zago: «Questa è la Chiesa!». Ci ha inoltre ricordato che è Lui a trovare il modo e il tempo per entrare nei cuori di ciascuno. L’immagine della Madonnina del Duomo di Milano e la benedizione dell’Arcivescovo hanno accompagnato il mandato di diventare anche noi benedizione per gli altri.
Il sacrificio di padre Daniele
Dopo un pranzo in allegra compagnia e il congedo dalle persone che hanno condiviso con noi questi momenti, alle 14 ci siamo rimessi in macchina, diretti a Pomallucay.
La prima tappa del viaggio è stata Acorma, luogo dove fu trovato il corpo di padre Daniele Badiali, sacerdote fidei donum della diocesi di Faenza, ucciso a 35 anni con un colpo di pistola nel 1997. Il 18 di ogni mese i seminaristi vanno in pellegrinaggio a piedi ad Acorma per celebrare la Santa Messa, invocando padre Daniele come martire della carità. Ci aspettava padre Fausto, parroco di San Luis, per accompagnarci in un momento di preghiera ai piedi della grande croce bianca, simbolo del martirio. Monsignor Delpini ha regalato una candela e una preghiera, invocando la protezione di padre Daniele per noi e i nostri cari.
Lungo il cammino da Acorma a Pomallucay, siamo passati per le 14 stazioni della Via Crucis costruite nell’anno del Giubileo per i pellegrini diretti alla Porta Santa del Santuario dove è custodito il Cristo della Giustizia, un bellissimo e maestoso crocefisso risalente all’epoca spagnola.
Vicini alla fragilità
Prima di arrivare al Seminario, tappa doverosa alla Casa Santa Teresita, costruita negli anni Novanta grazie anche all’aiuto della Diocesi di Milano. La casa ospita circa 40 tra anziani e disabili gravi provenienti dalle varie parrocchie della zona che non potrebbero vivere nelle loro case. Ci aspettavano Chiara ed Erika (la volontaria che sognò la Casa insieme a padre Ugo) che insieme a un buon numero di donne si prendono cura degli ospiti con amore e dedizione. Nel 2001 il cardinale Carlo Maria Martini venne a inaugurare la Casa durante un suo viaggio in Perù, cosi come ora monsignor Delpini ci ha regalato il suo tempo e la sua benedizione. Anche don Zago e don Franco Gallivanone si sono commossi di fronte alla fragilità degli anziani e alla vocazione delle responsabili della Casa.