Lo sport ha sempre esercitato un fascino irresistibile nei confronti del mondo giovanile e questo è un dato incontrovertibile. Per rendersene conto è sufficiente guardare gli ultimi dati del Coni, ma soprattutto verificare i numeri delle società sportive presenti nelle nostre parrocchie.
Lo sport è capace di aggregare, sperimentare l’amicizia, far incontrare in un tempo in cui le relazioni vere sembrano oscurate dalla tecnologia e l’isolamento. Insieme racchiude in sé grandi potenzialità formative per chi lo pratica, offrendo un itinerario di crescita umana. Tuttavia lo sport, per i suoi numeri, il suo potenziale e la sua capacità attrattiva, rischia di ripiegarsi su di sé diventando autoreferenziale rinunciando a una sua ricchezza particolare, che molti hanno definito come “metafora della vita”.
La vita non è solo quella sportiva, è molto più ampia. Per questa ragione l’impegno della Chiesa, anche attraverso il prossimo Sinodo dei Giovani, è di riuscire a entrare in dialogo, senza giudizio o formule preconfezionate, con tutti i giovani sportivi per approfondire sempre più e meglio la bellezza della vita.
Come ricordava il nostro arcivescovo Mario Delpini, «la giovinezza non può ridursi a un parco giochi». Nel dialogo franco, sincero e coraggioso potremo accorgerci che davvero lo sport non è solo un semplice “giocare”, ma un “allenamento” a vivere.