È un patrimonio immenso, quello che sta riaffiorando per arricchire giorno dopo giorno l’Archivio Carlo Maria Martini. Una quantità enorme di scritti, appunti, quaderni, agende, corrispondenze, documenti pastorali, omelie, discorsi ufficiali, conferenze, esercizi spirituali e più di 400 libri in edizioni italiane e straniere. A questo vanno aggiunte le tantissime fotografie, i video e i documenti digitali che arricchiscono ulteriormente l’archivio gestito dalla Fondazione Carlo Maria Martini e realizzato con la collaborazione di Fondazione Unipolis. Testi, video, foto, playlist musicali e tutti i digital born sono conservati negli hard disk dei computer appartenuti all’Arcivescovo di Milano.
«Le carte sono costituite da più nuclei – spiega Chiara Daniele, responsabile del progetto Archivio – e sono conservati in luoghi diversi, legati alla vicenda personale del Cardinale». Si va dai documenti custoditi dalla famiglia Martini a Torino, a quelli che erano a Gerusalemme e presso la comunità dei gesuiti a Gallarate (dove l’Arcivescovo ha trascorso gli ultimi anni di vita), fino all’ampia documentazione di 22 anni di episcopato ambrosiano che si trovano nell’Archivio diocesano e nella Curia milanese.
Vi aspettavate un archivio così vasto?
Ci aspettavamo un archivio vasto, ma forse non così come si sta rivelando. Ce ne siamo resi conto nel momento in cui abbiamo iniziato a lavorare seriamente e fattivamente al progetto. Quello del cardinale Martini è un archivio vasto, ma che dialoga anche con tanti altri archivi e, nel momento in cui iniziamo a inventariare i documenti, nascono spunti o suggestioni per cercare documentazione anche in altri luoghi. Si tratta quindi di un archivio a rete.
Qual è la difficoltà più grande in questa impresa?
Il fatto che questa documentazione abbia un forte nucleo all’interno della Fondazione Martini e dell’Archivio diocesano, ma poi va appunto cercata in molti altri archivi. Lavoriamo all’interno di un progetto più generale della Fondazione Martini e quindi questa ricchezza non è una difficoltà, ma un’opportunità. La peculiarità più interessante di questo progetto è la sinergia tra l’edizione dell’Opera omnia e le attività della Fondazione Martini.
A che punto siete con il lavoro?
Dal giugno scorso a oggi sono stati schedati i testi, i discorsi, gli scritti e le fotografie dei primi cinque anni di episcopato di Martini che, insieme ai materiali audiovisivi di questo periodo, verranno aperti alla consultazione nel dicembre 2016 attraverso il nuovo portale della Fondazione, in via di realizzazione. Il progetto si concluderà nel 2019 con un archivio digitale virtuale che raccoglie e mette a disposizione i documenti “di” e “sul” Cardinale. Tutto il materiale sarà quindi consultabile on line da chiunque e con diverse chiavi di ricerca.
Presto lancerete anche un appello…
Lanceremo un appello alla città e ai cittadini perché vorremmo raccogliere il Martini di ciascun milanese, i documenti conservati privatamente. Con una call for documents chiederemo di conferirli nelle modalità che indicheremo; così, accanto ai documenti dell’Archivio Martini, si acquisiranno quelli che ogni cittadino milanese conserva del “suo” Arcivescovo: lettere, video, foto, tutto ciò che è stata testimonianza viva e concreta del rapporto tra il Cardinale e la città, tutto ciò che è stato prodotto in questo rapporto intensissimo che Martini ha avuto con la sua Milano.
Avete anche pensato a una ricerca all’estero?
Stiamo strutturando alcuni filoni di ricerca per documentazione che sappiamo potrebbe essere in archivi esteri.
Inoltre state raccogliendo 90 testimonianze. Di quali personalità si tratta?
Innanzitutto dei collaboratori più stretti di Martini, perché da loro abbiamo testimonianza dei percorsi pastorali, episcopali, personali e intellettuali dell’Arcivescovo. E poi esponenti della cultura o della vita pubblica milanese e italiana che hanno fatto un percorso comune con Martini o anche un piccolo tratto con lui, infine esponenti della Chiesa che hanno dialogato con il Cardinale. Sono quindi rappresentanti del mondo laico, ecclesiastico e del rapporto e dialogo con le altre religioni. Insomma, tutti coloro che lo hanno incontrato e hanno fatto un percorso più o meno lungo di vita, di scambio intellettuale, spirituale, con un focus specifico su Milano, ma non solo.