«Uccidete me, non la gente». La suora coraggio del Myanmar racconta la sua storia (Editrice missionaria italiana, 96 pagine, 10 euro) è il primo libro che racconta tutti i retroscena dell’incredibile gesto di suor Ann Rose Na Tawng, la religiosa birmana che durante le dimostrazioni in Myanmar si è inginocchiata davanti ai soldati per chiedere di non sparare sui manifestanti, scesi in piazza per invocare il ritorno della democrazia, sospesa con il colpo di stato dei militari avvenuto l’1 febbraio.
La fotografia di suor Ann Rose, religiosa e infermiera nella città di Myitkyina, nel nord del Myanmar, in ginocchio – in due giorni diversi, il 28 febbraio e l’8 marzo – davanti ai militari schierati in assetto da guerra ha letteralmente fatto il giro del mondo. In questo volume, il primo che in cui lei parla e si racconta, suor Ann Rose spiega le motivazioni del suo gesto, le ragioni profonde che l’hanno spinta a mettere a rischio la propria vita per salvare i manifestanti: «Credo che Dio si sia servito di me, nel momento in cui mi sono inginocchiata di fronte ai militari. Mi ha dato forza lo Spirito Santo. Ho potuto farlo solo per la grazia di Dio».
L’immagine di suor Ann Rose in ginocchio ha richiamato alla memoria dell’opinione pubblica la scena di Tank Man, il giovane uomo cinese che si era messo davanti ai carri armati cinesi durante la repressione della rivolta di piazza Tienanmen. Ma mentre di quell’uomo non si è saputo più nulla, inghiottito dalla repressione di Pechino, in Uccidete me, non la gente veniamo a conoscere molti aspetti biografici e spirituali della suora coraggio del Myanmar.
Suor Ann Rose spiega che la decisione di inginocchiarsi nasce da una scelta di campo, quella della democrazia e della libertà: «Il Myanmar, da felice e pacifico che era, è diventato un Paese dove regnano la paura e la tristezza. Le persone comuni non vogliono sottostare a un regime militare. Per questa ragione ho fatto quel che ho fatto, non potendo più sopportare di vedere la gente piangere e soffrire».
Nel libro, scritto da Gerolamo Fazzini, che approfondisce anche la situazione socio-politica del Myanmar, suor Ann Rose racconta anche molto di sé e della propria storia di vita, la famiglia cattolica, la vocazione religiosa, l’appartenenza a una minoranza etnica perseguitata, i kachin, da anni in lotta con il regime centrale birmano per ottenere autonomia e libertà. E manifesta un’indomita speranza per il futuro del suo Paese: «Credo che il dialogo e il perdono reciproco siano alla base di un Paese felice e democratico. Mi affido a Dio perché ci guidi lui e perché illumini chi deve decidere. Io ho la speranza che un giorno avremo la pace e che la giustizia trionferà. Prego per i militari. E non solo io, ma anche le mie consorelle e tutta la chiesa del Myanmar: chiediamo la loro conversione. Anche se spesso si comportano in modo disumano e brutale, nutriamo la speranza che possano cambiare».
Del libro è in preparazione un’edizione in lingua spagnola.