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Sirio 18 - 24 novembre 2024
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Riflessione

«Tutti siamo chiamati alla festa del Regno»

Nella solennità di Cristo re dell'universo pubblichiamo l'omelia che l'Arcivescovo ha pronunciato oggi aprendo la visita pastorale al Decanato di Bresso, occasione di annuncio del Vangelo, «principio di vita buona che si propone per tutti come motivo di speranza e come principio per rinnovare la società»

di monsignor Mario DELPINIArcivescovo di Milano

10 Novembre 2019

La porta stretta per partecipare alla gloria del Re dell’universo


1.Il dilemma.

La tribolata storia dell’umanità è tutta attraversata dal dilemma. Siamo amici o siamo nemici? È meglio vivere in pace o è più conveniente la guerra? Possiamo contare sugli altri o dobbiamo temerli? La direzione più giusta è che ciascuno rimanga a casa sua o che tutti siano cittadini del mondo? È più saggia la solidarietà o l’indifferenza? Gli altri sono un dono e una ricchezza per noi oppure sono un fastidio e una minaccia?

2.Gesù Cristo, re dell’universo.

La solennità che chiude l’anno liturgico, e perciò rivela quale sia il senso della storia, celebra Nostro Signore Gesù Cristo, re dell’universo. La signoria di Gesù è una convocazione universale: tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; come in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita.

Gesù è riconosciuto dai credenti come il Signore di tutti. I discepoli di Gesù sono quindi quelli che hanno risolto il dilemma: sono quelli che dicono che siamo fatti per essere fratelli, che siamo figli di Dio perché costruiamo la pace, che la direzione giusta è quella che va verso una fraternità universale, che desideriamo essere cittadini del mondo piuttosto che rinchiuderci intimoriti tra le pareti di casa, che la solidarietà ci rende tutti migliori, più saggi, più sereni e fiduciosi.

3.Verso quale convocazione?

Il cammino verso la convergenza di tutti i popoli, verso l’unità delle nazioni ha percorso diverse strade. Quale sarà la strada di quelli che seguono Gesù e accolgono la vocazione per essere tutti riuniti in un solo corpo e in un solo spirito?

La globalizzazione immagina un mondo globalizzato, cioè che subisce gli interessi delle tecnologie avanzate a servizio delle economie forti,che traggano vantaggio dal poter vendere e comprare in ogni parte del globo. Naturalmente comprano a poco prezzo e vendono moltiplicando i profitti.

La parola “tutti” è alla radice del totalitarismo: è/era l’ambizione delle grandi potenze che hanno pensato di dominare tutti, di unire tutto il mondo sotto un solo potere. Una promessa di pace, a patto che tutti siano sudditi; un percorso di guerra seminato di morti e distruzioni, perché le potenze si contendono le terre dei poveri e la resistenza deve essere schiacciata.

La parola “universo” parla invece di una convocazione per attrazione, cioè di un molteplice che si raduna senza essere privato della sua originalità, portando le sue ricchezze.

Gesù non è un re della globalizzazione, non è un dominatore del mondo, ma è celebrato come Signore dell’universo a motivo della sua potenza nel dare vita a tutti coloro che muoiono. La sua regalità è l’attrattiva della vita.

4.La porta stretta per entrare nel Regno.

L’accesso alla vita è indicato come la porta stretta. Forse si può intendere la porta stretta come una metafora della fatica che comporta la sequela di Gesù, l’ascesi necessaria.

Invece il vangelo in questo contesto della festa di Cristo re suggerisce piuttosto che la porta è stretta perché si passa uno per uno, ma è la porta spalancata attraverso la quale passano coloro che hanno compiuto il gesto minimo della prossimità: il pane, l’acqua, il vestito, il letto, la visita al malato e al carcerato.

Lo sguardo del giudice legge la vita di ciascuno ed esprime la gratitudine per il gesto minimo compiuto per soccorrete un fratello, l’opera che chiunque può compiere, talora senza neppure avere idea della attenzione che Dio ha per il gesto compiuto.

Non si entra in gruppo, non si entra in massa. Ciascuno si presenta con il suo morire, ma trova vita e gioia nel Signore che ricorda il gesto minimo compiuto e lo ricambia con la sua gioia eterna.

5.La visita pastorale.

Il vescovo visita la comunità perché il Vangelo sia annunciato, continui a essere annunciato e ciascuno possa rallegrarsi della consolazione che il Vangelo offre.

Il Vangelo dice delle intenzioni di Dio: siamo chiamati alla festa del Regno, perché Gesù è risorto e tutti siamo convocati per partecipare alla sua vita. Perciò camminiamo verso la comunione con percorsi di comunità che convergono, non per interesse, non per costrizione, ma per attrazione.

Il Vangelo dice il valore che ha il gesto minimo, quello che tutti possono compiere: ciascuno può dare il suo contributo per edificare la comunione, per vivere una carità che non è solo beneficienza e pronto soccorso, ma comunità che raduna in un cuore solo e un’anima sola.

Il Vangelo è principio di vita buona che si propone per tutti come motivo di speranza e come principio per rinnovare la società.

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