Un percorso partecipato e diffuso per rispondere al bisogno di tutela di minori e adulti vulnerabili, articolato nell’attivazione di servizi, nella costituzione di équipe di esperti e nell’organizzazione di incontri di formazione e sensibilizzazione. Questo il cammino intrapreso negli ultimi tre anni dalla Chiesa italiana su questo delicato fronte, secondo quanto emerge dalla seconda Rilevazione sulla rete territoriale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, dal titolo «Proteggere, prevenire, formare», curata dall’Università Cattolica di Piacenza per conto della Cei (sintesi – testo integrale).
Diffusa oggi, alla vigilia della Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi (18 novembre), fa seguito alla prima Rilevazione, relativa al biennio 2020-2021, e intende aggiornare il quadro relativo alle strutture e all’attività del Servizio diocesano o inter-diocesano per la tutela dei minori, del Centro di ascolto e del Servizio regionale per la tutela dei minori nelle varie Diocesi. I risultati sono stati elaborati differenziando tra Nord, Centro e Sud e distinguendo tra Diocesi con popolazione superiore ai 250 mila abitanti, tra i 100 e i 250 mila e al di sotto dei 100 mila abitanti.
I Servizi diocesani
I Servizi risultano presenti in tutte le Diocesi italiane.
L’incarico di referente spetta a un sacerdote nel 46,2% dei casi; seguono laici (39,7%) e solo raramente religiosi (6,5%). La presenza dei laici è molto più consistente nelle Diocesi del Nord (48,3%).
Dal punto di vista delle competenze, si nota una concentrazione nei profili di psicologo (27,4%), educatore (18,5%) e canonista (19,0%). Il restante 40% è distribuito tra i profili di giurista (8,9%), medico e teologo.
Delle 186 Diocesi indagate, l’82,8% ha un’équipe di esperti a sostegno del Servizio, presenza che tende a diminuire nelle Diocesi più piccole. Le professionalità dei membri dell’équipe vengono integrate con psicologi (23,0%), educatori (16,4%) e giuristi (16,8%), e in misura minore da canonisti (11,2%), pastoralisti (7,6%) ed esperti di comunicazione (6,2%).
Le principali attività del referente consistono nel coordinamento delle attività per la tutela dei minori (43,2%), nelle attività di formazione (37,5%) e nella raccolta di segnalazioni (13,5%). Il numero di incontri formativi è passato da 272 nel 2020 a 428 nel 2021 e a 901 nel 2022. I partecipanti nel triennio sono triplicati, dai 7.706 del 2020 ai 23.188 del 2022. Tra loro, l’aumento più significativo riguarda gli operatori pastorali, passati da 3.268 a 5.635.
In merito ai punti di forza e di debolezza del sistema, è stata riscontrata in generale l’alta sensibilità di quanti sono a contatto con i minori nelle attività organizzate dalla Diocesi e il consolidamento delle relazioni all’interno degli enti diocesani. Aspetto negativo sono invece le scarse relazioni tra servizi ed enti non ecclesiastici.
I Centri di ascolto
Dei 108 Centri di ascolto finora attivati dai Servizi diocesani o inter-diocesani, la maggior parte è attiva nel Nord (46); seguono i 35 del Sud e i 27 del Centro Italia. 40 sono i Centri costituiti in Diocesi di grandi dimensioni o in Diocesi aggregatesi per questo servizio, 54 in Diocesi medie e i rimanenti 14 in Diocesi piccole.
Il responsabile, in oltre due terzi dei casi, è un laico o una laica (76%). Meno frequente è la scelta di un sacerdote (16%), oppure di un religioso o una religiosa (8%). Tra i laici prevalgono nettamente le donne. Le principali competenze possedute sono soprattutto di carattere psicologico (28,3%), educativo (25,3%) o giuridico (12,1%).
Nel 2022 il numero complessivo di contatti con i Centri è pari a 374, in netta crescita rispetto ai 38 del 2020 e ai 48 del 2021. La maggioranza dei contatti è avvenuta tramite persone terze rispetto alle vittime (87,7% non vittime, 12,3% presunte vittime), mentre nel 2021 queste percentuali erano più ravvicinate (47,7% e 52,3%).
In oltre la metà dei casi, nel 2021 il motivo del contatto è rappresentato dalla denuncia all’Autorità ecclesiastica (53,1%), seguito dalla richiesta di informazioni (20,8%), dalla richiesta di una consulenza specialistica (15,6%) e dal sospetto (10,4%). Nel 2022 la situazione si capovolge, con l’81,9% di contatti avvenuti per richiedere informazioni e denuncia all’Autorità ecclesiastica (18,1%), in nessun caso per sospetto.
Circa la modalità del presunto abuso, la maggior parte delle segnalazioni fa riferimento a casi reali (29 su 32, pari al 90,6%), molto meno a casi relativi a episodi via web (3 casi pari al 9,4%). Il luogo in cui è avvenuto il presunto abuso reale nella maggior parte dei casi è la parrocchia (17 su 29). Tra le tipologie si nota la prevalenza di «comportamenti e linguaggi inappropriati» (20 casi su 74).
Il numero di vittime di presunti abusi nel 2022 è pari a 54. L’età delle presunte vittime si concentra tra i 15 e i 18 anni (25 su 54). Riguardo al genere, netta prevalenza di femmine (44) rispetto ai maschi (10).
L’analisi del profilo dei presunti autori porta a soggetti tra i 40 e i 60 anni in oltre la metà dei casi. Si tratta per la quasi totalità di maschi (31 su 32), chierici per un terzo, religiosi per un terzo e laici (37%). Con riferimento ai laici, al momento della segnalazione i presunti autori svolgevano il ruolo di educatore (5), catechista (1), fondatore di associazione ecclesiale, insegnante di religione, seminarista.
Tra le opzioni offerte dai Centri di ascolto nei confronti delle presunte vittime nel 2022 prevale l’accompagnamento psicoterapeutico (10 casi), seguito dalla fornitura di informazioni e aggiornamento sull’iter della pratica (9 casi). Sono state attivate anche azioni di accompagnamento degli autori dei presunti reati di abuso.
I Servizi regionali
I coordinatori dei Servizi regionali in Italia sono 16. Il coordinatore è più frequentemente un sacerdote (10 nel 2021 e 11 nel 2022), seguito da religiosi (3 nel 2021 e 3 nel 2022) o laici (2 nel 2021 e 3 nel 2022).
A supporto del Servizio, nei due terzi dei casi è stata costituita una équipe di esperti. Le attività consistono quasi esclusivamente in iniziative di carattere formativo. Il numero degli incontri proposti è quasi raddoppiato, passando da 36 nel 2020 a 62 nel 2021 e a 69 nel 2022. Il numero di partecipanti è più che triplicato (da 914 a 3.276). Riguardo le tematiche trattate, prevalgono «le ferite degli abusi su minori» (nel 2020 13 incontri, nel 2021 21), seguite da «valori e atteggiamenti legati al rispetto della dignità del minore».
Circa i punti di forza e di debolezza, a ottenere i punteggi più alti sono le voci «relazioni con i referenti diocesani», «relazioni con la Conferenza episcopale regionale» e «attività di formazione realizzata». Non soddisfacenti sono le relazioni con associazioni e movimenti ecclesiali, con enti locali e con associazioni e movimenti non ecclesiali.