Negli ultimi anni il volto del territorio che comprende il Decanato di Turro è molto cambiato. La conseguenza è che molti abitanti storici del quartiere – tra viale Monza, via Padova e viale Palmanova – se ne stanno andando. Un fenomeno che il mensile diocesano Il Segno (in uscita oggi nelle parrocchie e già disponibile nella versione online) affronta in un’inchiesta a firma di Dario Paladini, che nel tempo si è occupato di cambiamenti dal punto di vista urbanistico e sociale.
Se in passato questi quartieri erano famosi per il degrado, il sovraffollamento e l’abusivismo, dall’altra oggi sono diventati chic. Da qui il fenomeno detto di «gentrificazione», cioè «la trasformazione di palazzi e vie popolari in palazzi e vie di pregio, con impennata di prezzi al metro quadro degli immobili che costringe le famiglie meno abbienti a spostarsi in altre zone di Milano o in altri comuni», come spiega l’autore dell’inchiesta.
È chiaro che questa riqualificazione dei quartieri sta avvenendo a discapito dei meno abbienti. Diverse famiglie, anche storiche, incapaci di sostenere i rincari dei prezzi, hanno infatti già abbandonato la zona. Tra l’altro stiamo parlando di una zona che oggi si conferma a più alta presenza di stranieri, pari al 38% (rispetto al 22% complessivo di Milano).
Chi se ne va?
A farne le spese sono anche quelle realtà che negli anni hanno reso il quartiere vivace e creativo: associazioni e cooperative sociali attive sul territorio in diversi ambiti. Che fine faranno tutte queste organizzazioni che contribuivano a dare un volto umano a solidale al quartiere? Diversi abitanti che si erano impegnati nella fondazione o realizzazione di progetti sociali se ne stanno già andando.
Quest’anno il prezzo al metro quadro nelle aree di Turro, Cimiano e Pasteur aumenterà tra il 7,6% e l’8,4%. Dati allarmanti, che vengono dalle agenzie immobiliari pronte a fare grandi affari. «L’aumento del prezzo di vendita degli immobili – scrive Paladini – induce i proprietari a sfrattare i vecchi affittuari per poi vendere o affittare a nuovi inquilini con canoni ben più alti».
Intanto, dice Dino Barra, presidente degli “Amici del Parco Trotter”, «sono sempre di più le famiglie che ci raccontano che devono andarsene perché è stato loro aumentato il canone d’affitto». Sradicare gli abitanti dal loro orizzonte quotidiano è fonte di spaesamento e malessere e contrario alla cittadinanza attiva.
Ora questi quartieri, ribattezzati NoLo (North of Loreto), stanno attirando molti professionisti e a nulla servono le petizioni e le richieste degli abitanti al Comune di Milano di aumentare l’offerta di case, incentivando i piccoli proprietari di abitazioni sfitte a renderle disponibili a canone concordato, di acquisire appartamenti all’asta o sfitti da tempo per ristrutturarli e affittarli a canone sociale, di recuperare gli stabili abbandonati, fino ad avviare progetti di portierato sociale.
Il rischio è che il fenomeno di «gentrificazione», che ora riguarda NoLo, possa allargarsi lungo via Padova e viale Monza.