Un bacio e un lungo abbraccio. È riassunta in questi due gesti la giornata che ha segnato l’inizio dell’episcopato del vescovo monsignor Pierantonio Tremolada a Brescia, domenica 8 ottobre.
A Urago d’Oglio, la prima comunità bresciana incontrata nel cammino verso la cattedrale, il bacio della terra, come omaggio a una realtà che prima di questo gesto «era per me soltanto un cartello stradale, un riferimento toponomastico – ha affermato il vescovo ricambiando i “primi” saluti bresciani -. D’ora in avanti sarà un posto del cuore, perché alla vostra comunità sarà legato il ricordo dell’avvio nel mio ministero tra voi». Da Urago ha preso il via un lungo, ideale, abbraccio che ha accompagnato Tremolada attraverso Chiari, Coccaglio, Rovato, Ospitaletto, Castegnato, la Basilica dei Santi Patroni Faustino e Giovita, in città e poi, ancora, piazza della Loggia, e, finalmente la Cattedrale.
A Ospitaletto il nuovo vescovo ha ricevuto l’abbraccio dei giovani, che gli hanno chiesto un aiuto a comprendere un momento che sembra sempre più incomprensibile, ma anche la disponibilità a essere ascoltati e compresi perché possano essere protagonisti del loro futuro.
Di abbraccio in abbraccio il vescovo Tremolada è giunto anche a Castegnato, per un incontro con il mondo del lavoro, in cui, forse anche grazie a un po’ di quel sano pragmatismo bresciano che è fra i pilastri della cultura del fare, quell’accoglienza e quell’integrazione che sembrano difficili da raggiungere in altri ambiti diventano possibili. «Eccellenza – sono state le parole rivoltegli dall’imprenditore che ha aperto le porte della sua azienda per questo incontro – qui lavorano quasi 250 persone. Poco più di 100 sono italiani, il resto è fatto da persone che arrivano da 14 Paesi diversi, che professano religioni diverse e con vissuti culturali estremamente differenziati».
In Cattedrale, infine, il più caloroso degli abbracci: quello che è giunto a monsignor Tremolada dalla sua Chiesa riunita in preghiera. E, dopo aver preso possesso della Cattedra, la sua prima omelia da vescovo di Brescia, in cui leggere molti dei tratti e degli impegni che segneranno il suo episcopato, come risposta alla domanda: cosa chiede il Signore alla vigna, alla Chiesa, che è in Brescia? «Dimostrare – ha risposto facendo proprio un passaggio del documento “Missionari del Vangelo della gioia”, frutto di un lavoro condotto dal predecessore Luciano Monari insieme al Consiglio pastorale diocesano – che nella fede cristiana e la vita può essere vissuta con serenità e speranza, pur tra le fatiche, i dolori, le prove che essa ci riserva».
Un importante messaggio, ha ricordato il vescovo Tremolada, da far giungere a chi chiede, magari inconsapevolmente, ai cristiani di oggi non solo di parlare di Cristo, ma in un certo senso di farlo vedere. «Contemplare e rivelare – ha proseguito – il volto di Gesù del Signore crocifisso e risorto, rivelazione inaspettata del mistero di Dio, che è misericordia infinita, mitezza e umiltà, ecco il nostro compito. Vorrei tanto che alla base di tutta la nostra azione di Chiesa ci fosse la contemplazione del volto amabile di Gesù, il nostro grande Dio e salvatore». Così, ha proseguito Tremolada, «il passaggio dal volto di Cristo a quello degli uomini sarà naturale e la nostra diventerà la pastorale dei volti. A partire da qui dovremo guardare e forse riconsiderare tutte le nostre iniziative e le nostre strutture; e probabilmente nel farlo dovremo essere anche piuttosto coraggiosi». Lasciandosi guidare, come ha suggerito il vescovo Tremolada, dalla domanda: «In che modo tutto questo è Vangelo di Cristo? In che misura sta consentendo a ogni persona, con il suo volto, di incontrare l’amore di Dio che le dona gioia e speranza?».
Con un Vangelo così annunciato, quella parte di Chiesa universale che è in Brescia, con il suo nuovo Vescovo potrà incamminarsi sulla seconda via dell’azione pastorale indicata da monsignor Tremolada: quella della santità che significa «lotta alla mondanità e coltivazione di un’alta qualità evangelica dell’azione pastorale», puntando, ha continuato il nuovo Vescovo, «sui suoi elementi costitutivi della sua identità: l’ascolto della Parola, la preghiera, la vita sacramentale, la comunione tra fratelli».