«Mettendo insieme le energie di tutti, cercheremo di essere una comunità gioiosa e serena, desiderosa di porsi in ascolto della Parola di Dio, di lasciarsi condurre dalla forza dello Spirito, capace di aiutare le nuove generazioni a scoprire la bellezza della vita cristiana e pronta a mettersi anche a servizio della società civile». Ha scritto così alla sua “nuova” Diocesi, il vescovo eletto di Acqui monsignor Luigi Testore, appena appreso della nomina. Adesso, trascorso un mese pressoché esatto dal giorno dell’annuncio, si avvicinano il momento dell’ordinazione episcopale – conferita da monsignor Mario Delpini durante la celebrazione di sabato 24 febbraio alle 10.30 nella Basilica di Sant’Ambrogio (diretta streaming su www.chiesadimilano.it) – e del suo ingresso solenne ad Acqui, domenica 11 marzo. Il rito in Sant’Ambrogio sarà concelebrato da 23 vescovi tra i quali il cardinale Angelo Scola (Arcivescovo emerito di Milano), monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli (Arcivescovo di Gorizia) e monsignor Erminio De Scalzi (vescovo ausiliare), entrambi in qualità di consacranti. Presente anche monsignor Pier Giorgio Micchiardi, predecessore di monsignor Testore alla guida della Diocesi di Acqui Terme con 40 sacerdoti. Dalla Diocesi piemontese arriveranno anche 6 pullman di fedeli. Decine i preti milanesi che parteciperanno alla celebrazione.
Fra il trasloco in corso dalla casa parrocchiale della chiesa di San Marco all’Episcopio della cittadina piemontese, la prima domanda per monsignor Testore è d’obbligo.
Ha già visitato la Diocesi di Acqui?
Mi ci sono recato la settimana scorsa per incontrare il mio predecessore, monsignor Pier Giorgio Micchiardi, che voleva fare un “passaggio di consegne”. Quindi ho trascorso l’intera giornata con lui, che mi ha illustrato la vita della Diocesi e, in particolare, mi ha permesso di conoscere, almeno per nome, tutti i preti della Chiesa acquense, cui appartengono circa 90 sacerdoti.
Un numero che permetterà al Vescovo di conoscere anche concretamente, a uno a uno, tutti i presbiteri…
Sì. Acqui è una piccola Diocesi, nella quale il rapporto tra il Vescovo e il clero, ma anche con le persone in genere, è ovviamente semplice e immediato, perché si tratta appunto di una Chiesa locale che ha poco più di un centinaio di parrocchie, contando un numero di abitanti che è intorno alle 140-150 mila unità. È una situazione, dunque, in cui il Pastore può facilmente avere rapporti diretti con il clero, ma anche con il laicato.
Ha già preso contatto, appunto, anche con i laici, magari facenti parte di qualche associazione o articolazione ecclesiale?
Per il momento non ho ancora incontrato direttamente le persone, ma è una cosa che farò subito dopo l’ingresso. Ho avuto, invece, rapporti epistolari: molti mi hanno scritto e ho potuto già rispondere. In particolare, alcuni membri del Consiglio pastorale diocesano e dell’Azione Cattolica hanno inviato proprie riflessioni su temi generali inerenti alla Diocesi.
Dal 19 gennaio scorso, quando ha saputo che papa Francesco l’aveva scelta per questo incarico, come ha trascorso, umanamente e dal punto di vista sacerdotale, questi giorni?
Con grande serenità. Soprattutto mi è tornato alla mente il periodo in cui stavo per diventare prete: con lo stesso spirito con cui mi preparavo allora al Ministero, adesso mi accorgo che questo sarà l’inizio di un Ministero nuovo, diverso, che richiederà molto impegno e che vivo con l’idea di sempre: accogliere una chiamata, una vocazione, cercando di mettermi a servizio.
Quale sarà il suo motto episcopale?
Ho scelto «Surgens secutus est eum» («Si alzò e lo seguì»), cioè la frase che il Vangelo di Marco al capitolo2, 14, dice a proposito della chiamata di Matteo, quando Gesù chiama Levi, il pubblicano, a essere suo apostolo. Mi ha sempre colpito la decisione di Gesù di scegliere uno qualunque, anzi, qualcuno che non era neanche, forse, molto stimato. Levi, immediatamente, pur stupito di questa richiesta, si alza e segue il Signore. Mi sembra di vedere in quest’immagine l’esempio tipico di ogni vocazione, ossia la necessità di lasciarsi guidare dalla chiamata e di essere pronti nella risposta, nell’alzarsi e seguire.