Sabato 22 maggio, vigilia di Pentecoste, nella basilica di Gerusalemme, dedicata al primo martire Santo Stefano, si invocherà la discesa dello Spirito Santo e si pregherà per la pace. Anche i cristiani ambrosiani non mancheranno di associarsi nell’intenzione di preghiera.
«È importante – ha detto Sua Beatitudine, Pierbattista Pizzaballa, a EWTN News – che tutta la Chiesa si unisca nella preghiera di intercessione per la pace e la giustizia in Terra Santa. Ogni cristiano in ogni parte del mondo è nato spiritualmente qui. Per questo motivo, la sofferenza in Terra Santa è dolorosa in tutta la Chiesa».
Una mossa realistica, di fronte alle violenze riaccese da antiche frizioni mai sopite. Una disposizione, che trova in Isaia un annuncio profetico; seppur con una data aperta: «Popolo di Sion che abiti in Gerusalemme, tu non dovrai più piangere; a un tuo grido di supplica ti farà grazia; appena udrà, ti darà risposta (Is 30,19)».
E il grido si ode pure di oggi. Se ne è fatto interprete il Papa: «Il crescendo di odio e di violenza che sta coinvolgendo varie città in Israele, è una ferita grave alla fraternità e alla convivenza pacifica tra i cittadini, che sarà difficile da rimarginare se non ci si apre subito al dialogo. Mi chiedo: l’odio e la vendetta dove porteranno?».
Per descrivere la situazione, bastino le poche e chiare parole – rilasciate ad Exaudi – sempre del Patriarca: «Da un lato ci sono i razzi sparati da Gaza che hanno causato danni e anche morti. Dall’altro ci sono le ritorsioni israeliane su Gaza, che hanno causato centinaia di morti, fra i quali molti bambini e minori. Una tragedia immane. La novità sta anche nelle rivolte interne ad Israele, nelle città miste, composte da arabi e ebrei. Abbiamo assistito a violenze da entrambe le parti, ronde organizzate, tentativi di linciaggio… Un’esplosione di odio e di rifiuto dell’altro che probabilmente covava da tempo e che ora è emersa violentemente. Ci vorrà molto tempo per risanare gli animi delle due parti».
Il clima cupo, avvolge anche siti più defilati. A Cremisan, località/convento tra Betlemme e Gerusalemme, separata dalla valle di Cremisan e da quella dei Refa’im (delle ombre notturne), abbiamo raggiunto il salesiano don Pier Giorgio Gianazza, nativo di Cerro Maggiore.
«A Betlemme, ci ha detto, i salesiani vanno avanti con la scuola, molto ridotta, e con il forno del pane (attivo dalla fine del 1800, NdR). Nel mezzo di questa ennesima guerra, noi cerchiamo di rimanere in casa, per non esporci a pericoli inutili. Usciamo solo per le urgenze». Così come fa la maggior parte della popolazione. A portare le notizie ai religiosi, restano gli operai della nota cantina vinicola e la decina di dipendenti diretti. «Da loro abbiamo appreso, ha concluso Gianazza, che al muro di divisione (tra Betlemme e Gerusalemme, vicino alla Tomba di Rachele) di sera abitualmente tirano pietre e anche sparano».
Dopo lo stop per il Covid, quello per la violenza. E l’economia dei cristiani del luogo, impiegati soprattutto nel turismo, langue.
La diocesi di Milano, con l’agenzia Duomo viaggi, spera di poter programmare di nuovo, al più presto, i pellegrinaggi in Terra santa. Per tale motivo, nei prossimi giorni, terrà un incontro di formazione per i propri accompagnatori spirituali; solo su invito ristretto, a causa delle norme del momento. Interverranno soggetti con diverse competenze – in presenza o in collegamento – al fine di condividere ipotesi circa i viaggi della fede. Tra i relatori invitati, Padre Francesco Ielpo, Commissario di Terra Santa per il Nord Italia e Kalanit Goren Perry, Consigliere Affari Turistici Ambasciata di Israele; insieme a Padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa e a Padre Marcelo Cichinelli, Guardiano di San Salvatore e responsabile della Formazione Permanente.
Il filmato degli interventi, sarà disponibile online – dal 27 maggio – sul sito www.duomoviaggi.it