Sono 2.500 le famiglie che si sono rivolte al Comune di Milano nel 2021 per partecipare a un percorso di educazione finanziaria. I 17 educatori hanno tenuto oltre 100 incontri: gli iscritti erano in prevalenza donne, con un’età media tra i 40 e i 60 anni. Il 92% ritiene importante imparare a gestire meglio le proprie entrate, l’86% la pensione, l’82% i risparmi e le risorse destinate a investimenti futuri, il 76% la protezione da imprevisti e rischi. Il 51% dichiara difficoltà nella gestione di mutui e debiti. Nell’inchiesta di copertina de il Segno di febbraio parla Giovanni Formigoni, educatore finanziario della cooperativa Intrecci, che ai suoi corsisti comincia col chiedere: «Come sarai messo economicamente tra cinquant’anni?». È una domanda che colpisce soprattutto «le giovani coppie che hanno tanti sogni, ma faticano a programmare dove saranno tra cinque anni, tra le mille incertezze abitative, del lavoro e dei tempi».
Alcuni professionisti, esperti di finanza e credito, con una sensibilità verso i più vulnerabili, hanno fondato l’impresa sociale Eqwa. «Collaboriamo con ong e realtà sociali – spiega il presidente Sergio Sorgi – formando i loro operatori a diventare educatori finanziari». A oggi hanno formato un centinaio di educatori provenienti da 50 cooperative e imprese sociali in tutta Italia.
La Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio (Feduf), nata nel 2014 su iniziativa dell’Abi, nel 2021 ha realizzato 500 eventi coinvolgendo circa 50 mila persone e altri 400 incontri nelle scuole con 48 mila ragazzi. «Partire dalle scuole – assicura il portavoce Igor Lazzaroni – ci consente di dar vita a un cambiamento culturale». Agli studenti parlano di “cittadinanza economica sostenibile” e affrontano temi vicini alla loro quotidianità.
Le politiche migratorie
L’Opinione di questo numero è di Oliviero Forti, responsabile delle Politiche migratorie e protezione internazionale della Caritas italiana, che critica le mancate strategie degli ultimi governi e il “discutibile” decreto flussi approvato poche settimane fa: un testo in continuità con gli esecutivi precedenti, ma che in più rischia di rendere quasi impossibile l’ingresso legale.
La guerra in Ucraina
Dopo un anno di guerra in Ucraina la Caritas ambrosiana traccia un bilancio con cifre e forme di ospitalità in Diocesi, non solo nelle 22strutture sparse sul territorio, ma anche attraverso la rete di parrocchie, istituti religiosi e altri soggetti (1.150 persone). «Tutte le parrocchie, tutti i soggetti solidali, volontari e fedeli della Diocesi – dice il direttore Luciano Gualzetti – sono stati chiamati a farsi carico della responsabilità dell’accoglienza, senza deleghe a “specialisti dell’umanitario”».