«È giunto il momento di un pluralismo di scuole» all’interno «della scuola unica pubblica». Sono le parole che il cardinale Angelo Scola ha pronunciato la settimana scorsa nel seminario svoltosi all’Università Cattolica, e che hanno maggiormente colpito don Gian Battista Rota, responsabile del Servizio per la pastorale scolastica della Diocesi di Milano. «Perché il futuro delle scuole paritarie e statali è nella linea di un’alleanza educativa – spiega -, una compartecipazione tra Stato e terzi soggetti allo scopo di fornire un unico servizio che abbatta anche i costi di gestione, in una dinamica di rete, garantendo alle famiglie libertà di scelta. Come per esempio accade in Francia, dove i costi per le famiglie sono uguali».
Il presente invece racconta di un settore, quello delle scuole paritarie, «che registra grandi numeri e grande qualità – precisa don Rota -, ma con sofferenze a livello economico che mettono a rischio le realtà più piccole, quelle territoriali nate proprio per soddisfare le esigenze della comunità locale». Sempre di più negli ultimi anni, a causa della crisi e dell’altalenante crescita demografica della popolazione.
Nella Diocesi di Milano sono presenti 1.061 scuole paritarie cattoliche o di ispirazione cristiana (le prime sono diretta emanazione di una congregazione, le seconde sono guidate da privati o fondazioni e professano valori cattolici nei loro statuti). Aprono ogni giorno le loro aule a 115 mila alunni: 62 mila circa alla scuola dell’infanzia, 23 mila alla primaria, 30 mila equamente distribuiti tra secondaria di primo e secondo grado. Gli alunni stranieri sono 6.900 (di cui 4.123 nelle scuole dell’infanzia), 1.531 gli studenti con disabilità. «Numeri che descrivono il servizio pubblico svolto dalle paritarie – afferma il responsabile dell’Ufficio diocesano -. Hanno davvero a cuore il bene della società, anche degli ultimi arrivati, e si mettono a disposizione nella convinzione che sia possibile, come credenti, proporre un’offerta scolastica di qualità. Lavorando nel rispetto delle leggi dello Stato e delle indicazioni ministeriali. Ma con la predisposizione, in più, di cammini personalizzati in risposta alle richieste educative delle famiglie». Eppure diverse scuole sono sull’orlo della crisi finanziaria. Le spese, spiega Rota, sono prevalentemente a carico dei genitori, o delle parrocchie, o delle congregazioni che gestiscono gli Istituti: «Se non si interviene, si rischia di far venire meno presenze significative e capillari sul territorio».
Qualche positiva novità sembra all’orizzonte. Trapelano ipotesi di sgravi fiscali alle famiglie che iscrivono i figli alla scuola paritaria. «Non entro nel merito di provvedimenti non formalizzati – precisa don Rota -, ma è certamente positivo che il tema sia all’ordine del giorno del Governo». Il ministro Stefania Giannini (parole riportate dal Corriere della sera), ha affermato la scorsa settimana che «il sistema pubblico ha due pilastri, scuola statale e non statale, lo stabilisce la legge, ma mancano le misure che rendono completamente attuato questo processo». Una tesi sostenuta in pieno dal sacerdote, per cui «è anche necessario usare le parole corrette. Noi non siamo scuole private».
La scuola, in Italia, è infatti unica, pubblica e appartiene al Ministero della pubblica istruzione. Al suo interno si trovano gli istituti statali, cioè gestiti direttamente dallo Stato, e quelli “paritari”, vale a dire guidati da altri enti come istituzioni religiose, fondazioni, associazioni, comuni. «Le scuole dell’infanzia della città di Milano, per esempio, sono quasi tutte paritarie, gestite dal Comune – nota don Rota -. E per di più, i bambini che lì sono in esubero vengono distribuiti nelle scuole cattoliche». È questo, conclude, «un esempio di superamento della contrapposizione, viva nel passato, tra scuole paritarie e statali, verso una vera alleanza educativa. A beneficio dei ragazzi e delle loro famiglie».