Più di otto ragazzi su dieci tra i 15 e i 17 anni accedono a Internet tutti i giorni, quasi sempre dal telefono cellulare, con il quale scattano anche foto e girano video. Quasi tutti hanno un profilo sui social media. Tra le attività più praticate in Rete c’è il caricamento o la consultazione di immagini. Quasi il 30% di loro ha subito on line – nell’ultimo anno – un episodio di bullismo di sexting.
Ma i ragazzi hanno tutte le conoscenze necessarie per vivere questa responsabilità? Basta compore e mettere in relazione questi pochi dati per capire quanto sia urgente una riflessione sulla sfida educativa nei confronti degli adolescenti e dei preadolescenti, protagonisti della vita on line.
Di questo si parlerà sabato 5 maggio, presso l’aula Franceschini dell’Università cattolica del Sacro Cuore, dove è in programma una giornata di studio sul tema «Social media e video, l’impatto sulle nuove generazioni e l’educazione a una corretta fruizione», parte del corso «Parrocchia comunica» organizzato dall’Ufficio comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Milano, Aiart Lombardia in collaborazione con Ucsi Lombardia.
Ad aprire il convegno sarà mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, mentre le relazioni saranno di Giovanni Baggio, presidente nazionale Aiart e dirigente scolastico; Stefania Garassini presidente Aiart Milano e docente di Editoria multimediale all’Università cattolica; Paolo Braga, docente di Scritture per il cinema e la televisione alla Cattolica e Paola Abbiezzi, segretaria Aiart Milano e docente di Storia della radio e della televisione alla Cattolica di Brescia. Modera mons. Davide Milani, responsabile Ufficio comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Milano e presidente Fondazione Ente dello Spettacolo.
Già 500 gli iscritti all’evento e tra di loro anche i 170 frequentanti il corso «Parrocchia comunica», i responsabili della comunicazione delle parrocchie ambrosiane che si stanno formando sul digitale.
«La comunicazione non è solo un fatto puntuale, legato solo ad alcune azioni della giornata. Riguarda tutta l’esistenza e informa tutte le esperienze umane», spiega mons. Milani. «E in particolare nei confronti dei ragazzi abbiamo almeno tre responsabilità: insegnare loro a leggere e a scrivere responsabilmente sui social media e in particolare con il linguaggio più potente, quello dei video. Poi la capacità di connettere queste loro azioni digitali dentro l’ambito complessivo della loro esistenza. Infine il dovere della buona testimonianza, vivendo noi adulti in modo coerente le nostre esperienze on line. Anche online si gioca l’umanità di questi ragazzi, ne viene segnata la loro capacità di amare, di entrare in relazione con l’altro, di comprendere il mondo, di vivere la fede. E’ quindi necessario che le parrocchie siano consapevoli di questa sfida educativa e comunicativa».
Sul tema della testimonianza insiste anche la professoressa Garassini: «Nel mondo digitale adulti e ragazzi si trovano di fronte agli stessi problemi e alle stesse opportunità. Anche per gli adulti la relazione con gli schermi ha assunto un rilievo crescente, fino a occupare quasi ogni pertugio di tempo libero. Si può ben dire che la nostra è una “società dello schermo”. E su questo schermo, a farla da padrone, sono sempre più spesso contenuti visivi e audiovisivi. Il tutto fruito in modo sempre più solitario e tendenzialmente illimitato. Sembra ormai venir meno anche quel minimo di relazione personale assicurata dalla fruizione di programmi televisivi in famiglia».
Info: tel. 02.8556240.