«Riconoscere, interpretare, scegliere». Sono i tre verbi attorno a cui si articola l’Instrumentum laboris del Sinodo sui giovani, in programma dal 2 al 28 ottobre su «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». «Prendersi cura dei giovani non è facoltativo», il punto di partenza per accompagnare «tutti i giovani, nessuno escluso», tramite un «discernimento» finalizzato a offrire «strumenti pastorali per cammini vivibili da proporre ai giovani di oggi». «Orientamenti e suggerimenti non preconfezionati – si precisa nell’introduzione – per aprire e non chiudere processi» e offrire una bussola concreta, in una «cultura dell’indecisione» e dello scarto, che «considera impossibile o addirittura insensata una scelta per la vita».
«La famiglia continua a rappresentare un riferimento privilegiato nel processo di sviluppo integrale della persona», si legge nell’Instrumentum laboris. Tra i tratti tipici del nostro tempo c’è però «una sorta di rovesciamento nel rapporto tra le generazioni», in cui sono gli adulti a prendere i giovani come riferimento per il proprio stile di vita.
Tra le proposte: riflettere sulla vocazione dei single, visto l’aumento della loro presenza nella Chiesa e nel mondo. «Le prospettive di integrazione sempre più spinta tra corpo e macchina, tra circuiti neuronali ed elettronici, che trovano nel cyborg la loro icona, favoriscono un approccio tecnocratico» alla corporeità, si legge nel testo. «Le donatrici di ovuli e le madri surrogate sono preferibilmente giovani», l’esempio citato. «Contraccezione, aborto, omosessualità, convivenza, matrimonio» sono fonte di dibattito tra i giovani, così come «argomenti controversi come l’omosessualità e le tematiche del gender». «L’utilizzo di droghe, alcool e altre sostanze che alterano gli stati di coscienza, così come altre vecchie e nuove dipendenze, rendono schiavi molti giovani e minacciano la loro vita», il monito del testo. «Trovare le modalità perché il Sinodo coinvolga e dia speranza anche ai giovani detenuti», una delle proposte.
«Avere un lavoro stabile è fondamentale»
Dall’Instrumentum laboris emerge una forte preoccupazione per l’aumento dei Neet, i giovani che non studiano e non lavorano. «Il lavoro è il mezzo necessario, anche se non sufficiente, per realizzare il proprio progetto di vita, come avere una famiglia e dei figli», rivendicano le nuove generazioni. «Sono molti i Paesi in cui la disoccupazione giovanile raggiunge livelli che non è esagerato definire drammatici», e moltissime sono le situazioni «in cui le persone, giovani compresi, sono costrette dalla necessità ad accettare un lavoro che non rispetta la loro dignità: è il caso del lavoro nero e informale – spesso sinonimo di sfruttamento -, della tratta di persone e delle tante forme di lavoro forzato e di schiavitù che interessano milioni di persone nel mondo». Senza contare il progresso tecnologico, che «minaccia di rivelarsi nemico del lavoro e dei lavoratori», come dimostra «l’avvento dell’intelligenza artificiale e di nuove tecnologie come la robotica e l’automazione».
La mancanza di «una leadership affidabile, a diversi livelli e in ambito tanto civile quanto ecclesiale»: è la denuncia dei giovani, secondo i quali «una fragilità particolarmente evidente è generata dal diffondersi della corruzione, piaga che intacca nei fondamenti molte società».
«Per non essere disorientati» nel mondo della «post verità», i giovani hanno bisogno di essere «accompagnati» nel mondo digitale. Sono loro, infatti, le prime vittime delle fake news e dell’uso superficiale dei media digitali, che li espone al rischio di isolamento, anche estremo, e di forme di dipendenza». La pornografia, gli abusi in rete sui minori, il cyberbullismo e i videogiochi alimentano «uno stile relazionale improntato alla violenza». Da valorizzare, invece, la musica e i grandi eventi musicali, ma anche lo sport in chiave educativa e pastorale.
«Tra i migranti, un’alta percentuale è costituita da giovani»: è uno dei dati citati dall’Instrumentum laboris, che si sofferma sulla questione dei minori non accompagnati, molti dei quali rischiano di finire vittime della tratta di esseri umani e alcuni spariscono letteralmente nel nulla. «Non c’è ancora un consenso vincolante sull’accoglienza di migranti e rifugiati, o sulle cause dei fenomeni migratori», il grido d’allarme: per questo è urgente «attivare percorsi a tutela giuridica della loro dignità e capacità di azione e al tempo stesso promuovere cammini di integrazione nella società in cui arrivano». Senza contare i tanti giovani che continuano a vivere in condizioni di guerra o di instabilità politica, alcuni dei quali «vengono arruolati a forza o con la manipolazione in gruppi paramilitari o in bande armate, mentre alcune giovani donne vengono rapite e abusate».
«Il razzismo, a diversi livelli, colpisce i giovani in varie parti del mondo». Nel testo, si citano in maniera specifica le forme di discriminazione che colpiscono le giovani donne, anche in ambito ecclesiale: «Un problema diffuso nella società è che alle donne non vengono ancora riconosciute pari opportunità. Ciò vale anche nella Chiesa».
In alcuni Paesi, il suicidio è la prima causa di morte nella fascia di età compresa tra i 15 e i 44 anni. Molto diffusi tra i giovani, infine, anche tra i giovanissimi, abusi e dipendenze di vario genere, così come di comportamenti devianti come il bullismo, la violenza, gli abusi sessuali.
Una Chiesa «meno istituzionale e più relazionale» è quella che chiedono i giovani. Di qui la necessità di «uno stile di dialogo interno ed esterno alla Chiesa». Da parte sua, la comunità ecclesiale si impegna all’«accompagnamento» di «tutti i giovani, nessuno escluso», che non è mai «un copione già scritto».