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Percorsi ecclesiali

La Diocesi nel Cammino sinodale

Sirio 11 - 17 novembre 2024
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Vaticano

Al Sinodo preghiere per le vittime di guerra

Povertà, migrazioni, abusi, ruolo delle donne e identità sessuale al centro dei lavori. Appelli per la pace e per la sofferenza dei popoli piagati dai conflitti

di Salvatore CERNUZIO

12 Ottobre 2023

Da Vatican News

Si è aperta con una meditazione del cardinale Arthur Roche che ha evocato il «pericolo di una guerra sanguinosa» con le violenze di queste ore a Gaza e in Israele, la sesta Congregazione generale del Sinodo in corso in Vaticano. A riferire dei lavori, incentrati su temi come i conflitti nel mondo, la povertà, gli abusi, l’identità sessuale, sono stati nel quotidiano briefing in Sala Stampa il presidente della Commissione per l’Informazione, Paolo Ruffini, e la segretaria Sheila Pires.

Ospiti il cardinale Gérald Cyprien Lacroix, arcivescovo di Québec (Canada), che ha riportato la sua esperienza di «arricchimento» in questi giorni in Aula Paolo VI; Grace Wrakia, testimone del processo sinodale in Oceania, che ha fatto sentire la voce delle «piccole» comunità della Papua Nuova Guinea; Luca Casarini, attivista e fondatore di “Mediterranea Saving Humans”, Ong nata nel 2018 dall’«indignazione» davanti alle migliaia di morti nel Mediterraneo e oggi dedita al salvataggio delle vite in mare. Invitato speciale al Sinodo, Casarini ha condiviso una forte testimonianza su questo lavoro svolto nel Mare Nostrum: un «incontro» tra due povertà, ha detto, quella materiale di chi è costretto a lasciare «l’unica ricchezza in suo possesso», la propria terra, e la povertà spirituale di un Occidente che sembra aver perso la capacità di piangere e rifiutare l’«orrore».

Un piccolo “Circolo minore” a Santa Marta

A prendere la parola per primo Ruffini che ha riferito di un «piccolo “Circolo minore”» costituito ieri a Casa Santa Marta, dove sono stati invitati alcuni poveri di Roma a pranzare con il Papa e con il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski. Anche a loro è stato chiesto «cosa si aspettavano dalla Chiesa» e «la loro risposta – ha detto Ruffini, riportando quanto riferito in Congregazione generale – è stata: “Amore. Solo amore”».

Sulla scia del Concilio

339 i membri presenti alla Congregazione di ieri, 345 stamattina che hanno pregato l’Angelus guidato dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, che ha chiesto l’intercessione di San Giovanni XXIII, di cui l’11 ottobre ricorreva la memoria (oltre all’anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II). Un momento storico per la Chiesa universale rievocato dal cardinale Lacroix nel suo intervento: «Quello che noi stiamo vivendo è una continuità di tutto ciò». Giovanni XXIII è stato «profetico»: anziano, malato, Roncalli è stato «ispirato» dallo Spirito sulla necessità di «vivere un Concilio ecumenico», del quale, tra l’altro, non ha potuto vedere nemmeno la fine.

Lacroix ha letto il discorso di apertura del Concilio di Giovanni XXIII, di straordinaria attualità in questo tempo sinodale che vive la Chiesa dall’ottobre 2021: «La metodologia che stiamo usando è volta verso l’ascolto del Signore, la sua Parola, la sua presenza in ogni battezzato e questo ci permette di essere aperti all’altro e agli altri». Con l’ascolto della Parola di Dio, dei fratelli e delle sorelle «possiamo trovare delle sfumature, cambiare quello che pensiamo ed è così che vediamo che Dio opera e sta operando in tutto il popolo», ha detto l’arcivescovo di Québec, rivelando che vivere tutto questo a livello personale «mi porta ad aggiustare, a raffinare, a cambiare un po’ il mio pensiero».

La voce dell’Oceania

D’altronde, l’idea alla base dello stesso Sinodo sulla Sinodalità «è di lasciarsi interpellare da quanto emerge negli altri interventi in maniera libera». E anche di dar voce a chi finora è rimasto in secondo piano. Grace Wrackia, a riguardo, ha espresso la gratitudine al Papa per aver invitato al Sinodo rappresentanti delle Isole Salomone e della Papua Nuova Guinea. «Per tanti anni – ha detto la donna in un appassionato intervento – abbiamo ascoltato e invece adesso vorremmo parlare e vorremmo che voi ci ascoltaste, perché noi abbiamo qualcosa da dare al mondo. È il nostro modo di vivere, vivere nella comunione, vivere insieme e costruire rapporti».

Forti appelli per la pace

Elencando i temi affrontati tra Circoli e congregazioni, il prefetto Ruffini ha spiegato che numerosi interventi hanno toccato il tema della pace e delle popolazioni che soffrono per la guerra: «Si è fatto riferimento a come i cristiani possono essere segno di pace e riconciliazione in un mondo sfigurato da guerre e violenze». Sono stati lanciati «forti appelli» per i Paesi piagati dai conflitti e per le «sofferenze in alcune Chiese orientali».

Una Chiesa umile per i poveri

Altro tema emerso, ha detto Sheila Pires, è stato «il desiderio di una Chiesa a favore dei poveri, umile, che viaggi, che cammini con i poveri». Poveri che «hanno molti volti»: gli esclusi, i migranti, le vittime del cambiamento climatico, e anche le donne e suore in alcune parti del mondo considerate «cittadine di seconda classe. Si è detto che dovrebbero essere protette dagli abusi».

Abusi e identità sessuale

Proprio gli abusi sono stati un altro tema centrale nelle riflessioni: «Si è parlato della nostra credibilità messa in dubbio dagli scandali come quelli sessuali e dalla necessità di sradicare ogni abuso sessuale, di potere e spirituale e fare di tutto, continuare a fare di tutto, per essere vicini alle vittime», ha affermato Ruffini.

Nei gruppi e negli interventi in aula è stata affrontata poi la questione dell’identità sessuale. Si è detto che va affrontata «con responsabilità e comprensione, rimanendo fedeli al Vangelo e agli insegnamenti della Chiesa», ha spiegato il prefetto della Comunicazione. C’è stato chi ha chiesto «un maggiore discernimento sull’insegnamento della Chiesa in materia di sessualità»; per altri, invece, «non c’è bisogno di un ulteriore discernimento». Sollecitato dalle domande dei giornalisti ha poi spiegato che «non c’è stato nessun elemento che può essere inquadrato nello stereotipo della polarizzazione. È una esperienza di condivisione».

La domanda che si sono posti i partecipanti al Sinodo è «come incarnare la pastorale riguardo all’amore tra le coppie gay, tra i divorziati, rimanendo fedeli agli insegnamenti della Chiesa». ▒Più o meno tutti coloro che sono intervenuti su questi temi, hanno detto che bisogna rifiutare ogni forma di omofobia», ha rimarcato Ruffini, spiegando che diversi membri hanno affermato «che molte difficoltà nascono dalla non conoscenza della realtà e del cammino personale delle singole persone».

La questione migranti

Quanto alla questione dei migranti, alcuni Vescovi – è stato spiegato al briefing – hanno «chiesto aiuto alle altre Conferenze episcopali» che si trovano in situazioni migliori dal punto di vista dell’integrazione e dell’accoglienza. Un modo «per poter trarre beneficio» dalle competenze sviluppate per garantire alle persone accolte di potersi integrare nella società. Ribadita anche «la necessità che i migranti e i rifugiati rispettino le leggi nei Paesi nei quasi si trovano».