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Sirio 01 - 10 novembre 2024
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Bollate

«Siate scintille capaci di portare fuoco e luce agli altri, senza farvi travolgere dall’immediato»

A Bollate, con la presenza di più di 1000 delegati, in rappresentanza di oltre 500 oratori di ogni Zona della Diocesi, si è svolta l’Assemblea straordinaria per l’avvio del progetto decennale “Oratorio 2020”

di Annamaria BRACCINI

9 Febbraio 2019

Sono entusiasti – si vede -, soddisfatti della giornata tanto attesa che non tradito le aspettative e che, anzi, le superate. Sono, come li definisce l’Arcivescovo, pregando con loro e celebrando la consegna del Mandato, le “scintille” capaci di accendere il grande fuoco della fede in oratorio.

Ha un sapore tutto particolare l’Assemblea straordinaria, appunto, degli Oratori ambrosiani, con cui prende avvio ufficialmente il cammino “Oratorio 2010”. Il percorso diocesano decennale (l’ultimo progetto di ripensamento complessivo era stato varato durante l’episcopato del cardinale Dionigi Tettamanzi) che, nelle Sessioni mattutina e pomeridiana, svoltesi presso gli oratori “San Filippo Neri” e “Maria Immacolata” di Bollate, vede la presenza di 500 oratori partecipanti – la sola città di Milano è presente con 150 -, per un totale di più di mille delegati espressione delle diverse figure della Comunità educante. Impegnati tutti, in 20 Tavoli tematici, nei lavori di riflessione e approfondimento su altrettante schede-guida. Da notare che l’ultima, la cosiddetta “scheda bianca”, a-tematica, fa emergere 20 ulteriori ambiti di discussione, quali il rapporto prete-oratorio, la figura dell’educatore laico professionista e molto altro.

Insomma, un giorno da ricordare, come dice, ad esempio, Fabio, educatore nei due oratori di Varedo, che nota la differente età anagrafica dei partecipanti – i giovani sono davvero tanti dai 17 anni in sù, così come i sacerdoti -, «riuniti da due parole cardine, creatività e spiritualità».

«Tanta gioia» è quella che esprime anche Francesca che viene da Lozza: «Ho capito che in tutti gli oratori ci sono problemi e situazioni felici comuni. Nel nostro Tavolo è sorto il tema di mettere in gioco i ragazzi più piccoli, facendoli sentire accolti e apprezzati, come, oggi, spesso non avviene. Mi sembra una bella e impegnativa sfida».

E così, dalla mattina fino alla conclusione con l’Arcivescovo, arrivano anche il vicario generale, monsignor Franco Agnesi, quasi tutti i Vicari di Zona e di Settore, tra cui ovviamente, il diretto interessato, don Mario Antonelli. Poi, la preghiera finale, presieduta dal vescovo Mario cui è accanto il vescovo ausiliare don Paolo Martinelli e il vicario di Zona pastorale V-Monza, don Luciano Angaroni.

Accolto sul sagrato della prepositurale bollatese di San Martino, dal direttore della Fondazione degli Oratori Milanesi, don Stefano Guidi, dal parroco e decano, don Maurizio Pessina, l’Arcivescovo entra nella chiesa gremita, mentre il canto dell’Anno oratoriano in corso, “Via così, popolo in cammino”, pare essere la cifra simbolica di ciò che si realizzerà con “Oratorio 2020”.

Dalla pagina del Vangelo di Marco, nella quale il Signore invita gli Apostoli a stare un poco in disparte, si avvia la riflessione dell’Arcivescovo.

«Vogliamo prendere le distanze e non lasciarci travolgere. Questa giornata è un inizio promettente, ma questo comandamento rimane e lo voglio affidare ai preti e, a tutti coloro che dedicano tempo ed energie all’oratorio. Considerate quello che avete fatto con una qualche distanza. Questa giornata, forse, è stato un avvio di questo esercizio. Talvolta, le persone sono stanche, vengono frustrate dalla sproporzione tra l’impegno profuso e le risposte che si ottengono».

L’invito è a cogliere un momento di pausa, con il Signore vicino. «Il riposo cristiano non è la vacanza, un periodo senza né legge né fede, ma è dimorare in Dio, nell’ amicizia, nella gioia di stare insieme senza, per forza, avere ritmi incalzanti da perseguire. Questa arte di riposare ha bisogno di tempo, di letizia, di pace. Voglio raccomandare questo stile con cui vivere l’Oratorio 2020. Sono tante le sfide che dobbiamo raccogliere, gli interrogativi a cui rispondere e che ci lasciano incerti. Risolveremo quello che riusciremo perché staremo in disparte con Gesù, imparando a condividere i suoi sentimenti, a vedere come si comporta, orientando, con il suo insegnamento, le folle smarrite che correvano a Lui. Obbedite al Signore, affrontando le questioni non solo come ricerca di una risposta, come ascolto da specialisti, come elaborazione di un progetto nuovo».

La consegna diventa, quasi, uno dei famosi editti del Vescovo: «In questo cammino, limitate la complicazione e guardate le cose con la saggezza di chi non è travolto dall’immediato. Affido questo compito a tutti voi e al percorso che vi aspetta. Oggi avete partecipato a un momento entusiasmante, che è un inizio e non una conclusione, capendo che fate parte di un cammino di Chiesa che ha tante risorse e capacità organizzative».

Il ringraziamento è per la FOM e per chi ha reso possibile l’Assemblea, per tutti coloro che devono farsi “scintilla”. «Siete chiamati a essere come la scintilla. Vi siete lasciati accendere e, partecipando della confidenza di Gesù, date ora fuoco, luce, come roveti ardenti da cui si resta affascinati e si comincia ad ardere».

Poi, la recita della preghiera per l’oratorio, composta dallo stesso Arcivescovo (che viene consegnata, in un cartone di grande formato, a ogni realtà) e la consegna del Mandato.

«Davvero ci sentiamo parte di questa grande famiglia che cammina, di questo pellegrinaggio di Chiesa di cui l’oratorio è una componente così importante. Oggi abbiamo sperimentato quanto possiamo essere accesi e sentirci ancora più mandati per accendere i nostri oratori», sottolinea don Guidi, prima che il Vescovo aggiunga: «Voi siete benedetti: ciascuno di voi – qualunque posto abiti, qualunque sia la sua condizione, il percorso, le vicende affettive, la realtà dell’oratorio che vive -, sappia che è benedetto da Dio. La benedizione non è una bacchetta magica che rende facili le cose, ma è l’alleanza che Dio stabilisce con tutta la Chiesa e ognuno di noi».

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