«Questa Celebrazione avrebbe dovuto essere presieduta dall’Arcivescovo che, come sapete, è risultato positivo al Covid. È un momento particolare per la nostra Chiesa: vogliamo, in modo fraterno, sentirlo vicino, sentire la sua paterna vicinanza e, naturalmente, pregare per lui in una stretta comunione di spirito».
Dice così, in apertura della tradizionale Messa che, nel pomeriggio del 1 novembre, viene celebrata all’aperto nel piazzale di ingresso, all’interno del “Monumentale”, padre Saverio Biasi, guardiano del Convento “Sant’Antonio” dei frati Minori, affidatari anche del Cimitero.
«Che questo sia un momento di vera comunione che ci riunisca. Invochiamo l’intercessione dei Santi perché ci guidino e proteggano nel nostro cammino verso il Signore risorto», aggiunge.
Auspici – questi – che sono il filo conduttore dell’intera omelia di padre Biasi, cui sono accanto due confratelli come concelebranti. In prima fila siede la vicesindaco Anna Scavuzzo con la fascia tricolore in rappresentanza del sindaco Beppe Sala.
«In questi giorni di grande apprensione per l’accrescere del contagio siamo qui – come tradizione -, in questo luogo che parla di memoria, ma anche di speranza; che evidenzia il passato di tanti fratelli e sorelle, ma che è, tuttavia, proiezione per l’oggi, per il futuro, per la nostra storia umana. Per i cristiani la morte non è la fine di tutto».
L’invito è a comprendere e vivere questa comunione che tutti unisce nel Signore.
Infatti, laddove «ognuno è diverso dall’altro, con la propria, unica e irripetibile, spiritualità umana, con i propri carismi e doni», tutti recano impresso, come viene detto nella prima Lettura di Giovanni appena proclamata, «il sigillo del Dio vivente, l’impronta di quell’amore che ha accompagnato e accompagna la vita di tutti noi, amore testimoniato attraverso la croce e la risurrezione del Signore. Appartenenza comune che ci fa intravvedere un’autentica comunione gioiosa. Oggi è la festa della Chiesa intera: dei santi, che vivono nella Gerusalemme celeste, di coloro che attendono di entrarvi e di noi ancora pellegrini sulla terra: Festa della Chiesa come unica famiglia, comunione e relazione tra persone».
Così, se la vita dei Santi «richiama la pienezza dell’amore e suscita il desiderio intenso di essere simili a loro», il desiderio non può che essere di guardare loro. «I Santi non solo del calendario, ma quelli che tanti di noi hanno conosciuto, che sono stati tra noi, nostri familiari, che hanno lasciato un segno. Santi quotidiani, nelle nostre famiglie, della porta accanto, che ci spronano a essere dinamici». Che sospingono «ad accelerare il passo nella costruzione di un mondo migliore, ad esserne protagonisti, tenendo fisso lo sguardo sul Signore, fiduciosi nell’azione della Provvidenza divina e proiettati in avanti. Essere santi significa, in particolare, seguire Gesù, seguire le sue orme – come direbbe Francesco di Assisi -, giorno per giorno senza perdersi d’animo di fronte alla croce, alle difficoltà, alle malattie».
In riferimento alle Beatitudini del Vangelo di Matteo e alla Lettera ai Romani – tutto concorre al bene per quelli che amano Dio -, il pensiero va all’oggi, «in questo tempo che mette alla prova la nostra fragilità umana per la pandemia».
«Sono parole che risuonano con vigore perché sostengono il nostro cammino dentro la certezza dell’amore di Dio che ci pervade. Così potremmo affrontare le prove della vita e, soprattutto, sconfiggere un virus ben più pericoloso del Covid, ostacolo alla vera santità: quello dell’egoismo, dell’orgoglio, della chiusura, del pensare di potercela fare da soli».
«In questo modo, come credenti, poteremmo sentirci ed essere popolo di Dio, gente di fede che incide nei rapporti, nelle famiglie e nelle Istituzioni perché capaci di incarnare l’umanità nuova. Siamo un popolo di santi, perché credenti, attivi e responsabili, lievito nella nostra metropoli».
«Domani nella commemorazione dei fedeli defunti, faremo giungere il nostro suffragio a coloro che hanno dato testimonianza dell’amore, della fede e dell’impegno nella vita di ogni giorno, nella costruzione di questa nostra città di cui andiamo fieri».