«Sua Santità apprezza profondamente gli sforzi di quanti mostrano al mondo la piaga della persecuzione e la sofferenza dei cristiani». In un messaggio inviato il 13 ottobre in occasione della presentazione “Perseguitati e dimenticati. Rapporto di ‘Aiuto alla Chiesa che soffre’ sui cristiani oppressi in ragione della loro fede tra il 2013 e il 2015”, il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, rende noto l’apprezzamento di papa Francesco per l’opera di denuncia di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs). A differenza del “Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo” che Acs pubblica ogni due anni, “Perseguitati e dimenticati”, non fotografa il grado di libertà religiosa di cui godono i fedeli di ogni appartenenza religiosa, ma considera unicamente la persecuzione anticristiana, analizzando la situazione nei 22 Paesi in cui i cristiani sono maggiormente perseguitati. Lo studio rende noto che i cristiani sono il gruppo religioso più perseguitato e che la loro condizione continua a peggiorare in molti dei Paesi in cui essi affrontavano da tempo gravi limitazioni alla libertà religiosa.
Convertirsi o morire
Rispetto all’edizione 2011-13 di “Perseguitati e dimenticati”, il numero di nazioni classificate come di “estrema” persecuzione è salito da 6 a 10. A Cina, Eritrea, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Corea del Nord si sono infatti aggiunti Iraq, Nigeria, Sudan e Siria. È da notare come le “nuove entrate” siano tutte segnate dall’ascesa dell’estremismo islamico: una delle principali minacce alla comunità cristiana. Dieci dei 17 Paesi in cui si sono registrati peggioramenti sono stati colpiti dalle violenze dei fondamentalisti.
Un caso eclatante è quello dell’Iraq, dove oltre 120mila cristiani sono stati obbligati dallo Stato islamico a scegliere se convertirsi o morire. «Nel nostro Paese è in atto una vera e propria persecuzione», ha dichiarato il patriarca dei caldei Louis Raphaël I Sako durante la conferenza stampa di presentazione del report. Il Patriarca ha inoltre raccontato come la sua casa paterna a Mosul sia ora in mano al cosiddetto Stato islamico. Le violenze spingono sempre più cristiani a emigrare, mettendo a rischio l’esistenza delle loro comunità. Dal 2002 ad oggi, in Iraq la popolazione cristiana è diminuita da un milione a meno di 300mila, con una media di 60/100mila partenze ogni anno. Se la tendenza continuasse, in soli 5 anni la comunità cristiana cesserebbe di esistere. «Aiutateci a rimanere nel nostro Paese», ha detto Sako invocando l’aiuto dei governi occidentali.
Costretti alla fuga
In una vasta parte dell’Africa l’ascesa dei movimenti fondamentalisti si è tradotta in un peggioramento della situazione dei cristiani.
Il Paese in cui la persecuzione dei cristiani è più estrema è la Nigeria, dove la setta estremista Boko Haram ha costretto alla fuga 100mila cristiani dalla sola Diocesi di Maiduguri, nella quale sono state distrutte ben 350 chiese.
Accusati e imprigionati
Anche nel continente asiatico i cristiani subiscono persecuzioni, spesso a causa di regimi autoritari quali quelli della Corea del Nord dove nel marzo 2014 Kim Jong-un ha ordinato l’esecuzione di 33 cristiani, accusati di essere delle spie. Si stima che almeno il 10% dei circa 400mila cristiani nordcoreani siano detenuti in campi di lavoro in cui subiscono torture, omicidi, stupri, esperimenti medici.
In Vietnam il decreto numero 92 obbliga i gruppi religiosi a ottenere dei permessi per incontri religiosi e i sacerdoti a partecipare a programmi di educazione. E la nuova legge sulla religione – prevista per fine 2015-2016 – potrebbe comportare nuove restrizioni alla libertà religiosa.
In Cina il 2014 è stato uno degli anni peggiori per i cristiani, con ben 449 leader religiosi imprigionati. Il 2015 è stato invece caratterizzato da oltre 650 aggressioni nella provincia di Zeijang, tra cui la distruzione totale o parziale di numerose chiese.
Non mancano inoltre Paesi asiatici in cui i cristiani sono vittime del fondamentalismo islamico, come in Pakistan – uno dei luoghi al mondo in cui è più difficile essere cristiani – ma anche indù e buddista.
In India i movimenti nazionalisti indù hanno messo a segno numerosi attacchi anticristiani, e perfino l’Arcivescovo di Ranchi, il cardinale Telesphore Toppo, è stato minacciato di morte.
Restando nel subcontinente indiano, in Sri Lanka estremisti buddisti hanno distrutto o causato la chiusura di numerose chiese. Nel 2014 sono state 60 le cappelle e le chiese attaccate, mentre nel 2013 ben 105.