da Il Segno di novembre
Dopo la pausa estiva e gli impegni per il Sinodo dei vescovi, sono riprese le visite pastorali dell’arcivescovo Mario Delpini nei Decanati della Diocesi. La prima tappa è nel Decanato di Sesto San Giovanni che, con i suoi 80 mila abitanti, è il Comune più popoloso dell’hinterland milanese. Nell’ex “Stalingrado d’Italia”, sono molti i progetti per riqualificare un’area industriale tra le più estese d’Italia, quella delle acciaierie Falck. La città delle fabbriche diventerà nel futuro la “città della salute”, con la nuova sede dell’Istituto dei tumori e del Besta, oltre al campus del San Raffaele. E non solo: è previsto uno studentato, un hotel, la sede di Banca Intesa e nuovi edifici residenziali immersi nel verde.
Una città, come nota il decano don Luciano Angaroni, parroco della chiesa di Santo Stefano, «fiera del suo passato, di quello che ha ricevuto come patrimonio sociale, e con una cittadinanza collaborativa e solidale» e in cui le parrocchie, spesso nate insieme ai quartieri degli operai, sono vicine alle esigenze della comunità. «Ora avvertiamo la necessità di attenzione alle diverse fragilità», continua don Luciano: quelle di persone senza casa, con disabilità, sole, anziane o ammalate. L’Assemblea sinodale del Decanato ha individuato proprio nella tematica della cura l’ambito in cui concentrare il suo impegno futuro: «Si tratterà poi di definire meglio questo impegno, capendo quale contributo possiamo dare come comunità cristiana».
Un Decanato attento anche alle esigenze dei più giovani, in cui le scuole e gli oratori possano essere considerati “case” «in cui sentirsi liberi di esprimere anche le proprie fragilità», sottolinea don Andrea Gariboldi, preside della scuola parrocchiale e responsabile della pastorale giovanile. Con questa finalità, i cortili degli oratori delle due parrocchie salesiane di Santa Maria Ausiliatrice e di San Giovanni Bosco sono aperti tutti i giorni e offrono diverse proposte extrascolastiche, tra cui la Scuola formazione animatori, seguita da un centinaio di giovani che poi trasmettono in oratorio la loro esperienza. «C’è bisogno di educatori specializzati, che sappiano porsi in ascolto e valorizzare la sensibilità e le caratteristiche di ciascuno», prosegue don Andrea.
Da una decina d’anni, inoltre, il Decanato è impegnato nel dialogo interreligioso: un dialogo che, oltre a creare legami e amicizie, propone ogni anno incontri su un tema condiviso. Quest’anno, anticipa Massimo Feré, coordinatore della Commissione per il dialogo interreligioso ed ecumenico, «la comunità islamica ha accolto la nostra proposta di riflettere sul Giubileo, con due incontri sul senso del pellegrinaggio e della speranza».