«Finiremo per essere più poveri? Di fronte a questa domanda, che aleggia ormai un po’ ovunque, la risposta che possiamo dare è che saremo più forti, capaci di resistere perché più solidali».
Così l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ha concluso il suo intervento la sera di venerdì 23 settembre alla Casa della Carità di Seregno, ubicata nell’ex convitto Pozzi di via Alfieri 8, dove è tornato a un anno dalla sua apertura ufficiale per inaugurare l’Emporio della Solidarietà (il quindicesimo della rete diocesana), alla presenza di almeno 150 persone tra volontari, rappresentanti di associazioni, amministratori pubblici (tra i quali il presidente della Provincia di Monza e Brianza Luca Santambrogio), imprenditori pubblici e privati che hanno sostenuto il progetto.
Un altro “Emporio”
Delpini – scherzando sull’idea di tornare anche il prossimo anno per consegnare un “Mariolino d’oro” alla città per il suo impegno nella solidarietà – ha prospettato la creazione anche di un Emporio della vicinanza, degli affetti, del tempo da dedicare ad anziani soli o a sostenere il desiderio di maternità di donne con problemi economici o di lavoro, interpretando in questo modo non solo i bisogni materiali ma le povertà culturali ed educative del nostro tempo.
Gli interventi del Decano e del Sindaco
In precedenza, dopo una introduzione che ha ripercorso le tappe della realizzazione in pochi anni della Casa della Carità, monsignor Bruno Molinari, responsabile della Comunità pastorale San Giovanni Paolo II e decano di Seregno-Seveso (nel cui ambito opererà il nuovo Emporio), ha definito la struttura come la dispensa della locanda a cui il buon samaritano affida il poveretto soccorso per strada.
Dal canto suo il sindaco di Seregno Alberto Rossi ha posto l’accento sul ruolo e sul valore della Casa della Carità nel fare rete tra diverse realtà, già esistenti e nuove, con il sostegno di una comunità capace in questo modo dare risposte alle esigenze di futuro di persone in difficoltà, non solo economiche o materiali, ma sempre più e soprattutto relazionali.
Non un semplice aiuto
E Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, che ha collaborato alla realizzazione della nuova struttura, ha confermato come l’intuizione degli Empori della Solidarietà sia stata proprio quella del superamento del semplice aiuto alimentare per diventare luoghi di incontro di persone in difficoltà con le quali costruire percorsi condivisi di autonomia e di recupero di dignità.
In quest’ottica la Casa della Carità, concepita come una rete fortemente solidale e non come un condominio di associazioni e servizi assistenziali, è il luogo che, proprio per lo stile e il clima familiare che anima i volontari, può aiutare i soggetti più deboli a non essere i destinatari passivi di un aiuto, ma a diventare protagonisti del loro reinserimento sociale a pieno titolo, fino a poter diventare a loro volta collaboratori della struttura in una sorta di “restituzione” di quanto ricevuto.
L’incontro si è concluso con un momento di preghiera, a cui ha fatto seguito il classico taglio del nastro e la benedizione dell’Emporio, che aprirà i battenti nelle prossime settimane.
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