Torna a essere celebrata a Milano, domenica 29 ottobre, la tradizionale festa del Señor de los Milagros, la ricorrenza in cui la comunità peruviana venera l’immagine del Signore dei Miracoli. Si tratta della devozione più importante per i fedeli originari del Perù, nata dopo che i tre devastanti terremoti che scossero la capitale Lima tra il 1655 e il 1746 lasciarono ogni volta intatto il muro su cui Benito, un ex schiavo di origine angolana, aveva dipinto l’immagine di Gesù crocifisso.
Il programma
La giornata inizierà in piazza Santo Stefano alle 10 con l’uscita dalla Basilica della Sacra immagine che riproduce fedelmente quella originaria; seguiranno poi le esecuzioni degli inni nazionali peruviano e italiano e un intervento di don Alberto Vitali, che guida la Pastorale diocesana dei Migranti. La sacra anda, ovvero la processione per cui, come ogni anno, si attendono migliaia di persone, si sposterà lentamente verso il Duomo, con frequenti soste: momenti destinati sia al cambio dei 32 portatori che sorreggono l’icona, sia alla benedizione dei bambini davanti all’immagine sacra, rinnovando ogni volta il corredo di fiori che la adorna. Alle 13 è previsto l’arrivo davanti al Duomo, a significare la comunione con tutta la Chiesa diocesana. Quindi il ritorno in piazza Santo Stefano, dove alle 17 la Messa sarà presieduta da monsignor Piergiorgio Bertoldi, nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana.
Le iniziative della Hermandad
«È una tradizione che non si svuota di significato – sottolinea don Vitali -. Ci sono anzi diversi giovani, nati qui e dunque milanesi a tutti gli effetti, che hanno però respirato in famiglia questa devozione, e che ci tengono a portarla avanti». Quest’anno inoltre la Hermandad, ossia la Confraternita del Signore dei Miracoli – che raccoglie circa duecento fedeli, in grandissima parte peruviani – ha rinnovato il proprio statuto, in un percorso di fede che durante l’anno si nutre di più momenti significativi: l’adorazione eucaristica e il corso biblico una volta al mese in Santo Stefano, e poi i cicli di catechesi in Avvento, in Quaresima e nel Tempo pasquale.
«Nata davanti all’immagine di Cristo crocifisso, questa devozione pone l’accento soprattutto sulla misericordia di Dio, dunque sulle grazie chieste al Signore, ma anche al dovere, per noi, di essere a nostra volta misericordiosi», spiega don Vitali. Quest’anno l’intenzione di preghiera è soprattutto per la pace: «Tra i tanti conflitti del mondo, anche la situazione in Perù è tutt’altro che tranquilla», ricorda il sacerdote.
Don Alberto invita infine a cogliere il valore profondo di questa devozione, che parla anche ai credenti di oggi: «A volte rischiamo di vivere una fede disincarnata, quasi staccata dalla cultura e dalla vita. Iniziata con un gruppo di ex schiavi che pregavano nella propria lingua d’origine, la storia della Hermandad ci ricorda invece che la fede non è solo un insieme di dogmi a cui credere, ma che è sempre impastata in una cultura, e in una storia di solidarietà». Una consapevolezza che, conclude don Vitali, ci può aiutare anche in chiave futura: «Inevitabilmente vivremo la fede in modo diverso, ma sempre guardando a ciò che ci consegna la tradizione, e che va reinterpretato».