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Sirio 18 - 24 novembre 2024
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30 ottobre

Señor de los Milagros, la fede di un popolo intero

Quest’anno la tradizionale manifestazione devozionale cara soprattutto ai fedeli peruviani si svolge a Pioltello. Luis Gomez, uno degli organizzatori: «Averla spostata da Milano alle Zone pastorali è una ricchezza: il Señor de los Milagros va dove c’è bisogno di lui»

di Filippo MAGNI

23 Ottobre 2016
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Il Señor de los Milagros è una devozione che parla di schiavi africani, di dipinti su muri delle case, terremoti e guarigioni inspiegabili. Nasce in Perù e poi, portata dagli emigranti, arriva in tutto il mondo. Nella Diocesi di Milano è vissuta nelle famiglie e soprattutto nelle comunità dei fedel peruviani. Prima organizzata a Milano, ultimamente si è spostata nelle Zone pastorali. Quest’anno si svolgerà domenica 30 ottobre, alle 10, a Pioltello. Il corteo partirà alle 10.30 dalla chiesa Maria Regina (via Perugino) e, dopo aver percorso le vie del quartiere, tornerà al luogo di partenza, alle 14, per la Santa Messa concelebrata dai sacerdoti della città, dal responsabile diocesano della Pastorale dei migranti don Alberto Vitali e dal suo predecessore don Giancarlo Quadri.

«A Lima la processione si tiene due volte l’anno, a ottobre. È l’evento cattolico più importante del Perù e non ne ho mai persa una», racconta Luis Gomez. Cinquantasei anni, dal 1993 in Italia (prima a Milano e poi a Pioltello), è uno degli organizzatori. Porterà il quadro in processione con la struttura che lo contiene, la anda. «È molto pesante, quasi una tonnellata: la portiamo a spalle in gruppi di 32 persone, a turni». Il dipinto è una copia esatta di quello che viene trasportato in processione a Lima, «tranne le parti in oro – precisa Gomez – che qui sono solo dorate. L’abbiamo dal 2000, quando è arrivato via nave dal Perù in occasione del Giubileo».

La devozione del Señor de los Milagros (cioè il Signore dei miracoli) nasce nel 1650, quando alcuni uomini, si dice schiavi originari dell’Angola, dipingono un Cristo crocifisso sulla parete della casa dove sono soliti trovarsi, in un quartiere popolare di Lima. «Ecco perché lo chiamiamo anche “Cristo moreno”, vale a dire Cristo nero, per il colore della pelle del suo autore», aggiunge Gomez. Il 13 novembre 1655 un terremoto distrugge buona parte della capitale peruviana, ma il muro con il dipinto rimane sorprendentemente intatto. Molte persone lo interpretano come un segno divino e iniziano a pregare davanti all’effigie. Diversi raccontano di miracoli avvenuti a seguito di quelle preghiere. Dove c’era il muro, oggi sorge il monastero “de las Nazarenas, casa del Señor de los Milagros”. Nei secoli, infatti, la devozione si è rafforzata. Martedì scorso, all’inizio della seconda processione del mese a Lima, il cardinale Jean Luis Cipriani, arcivescovo della città, ha parlato dei cortei dell’ottobre peruviano come di un «prodigio» che «non è tradizione né abitudine. È la fede di un popolo intero che Ti cerca».

Italia o Sudamerica, «la devozione è la stessa – assicura Luis Gomez -. Cambiano solo l’organizzazione e le dimensioni della processione». Quest’anno, per la prima volta, la anda sarà portata a spalla anche da alcuni ecuadoriani. «Siamo molto felici di questo – spiega Gomez -: deriva dal fatto che dietro al Señor de los Milagros è dipinta la Virgen de las nubes, la Madonna delle nuvole, la cui devozione è molto viva in Ecuador».

La scelta di non organizzare la processione solo a Milano, ma di spostarla ogni anno in una Zona pastorale, secondo Gomez, è «molto giusta. La confraternita del Señor de los Milagros è una realtà di tutta la Diocesi, a Pioltello siamo in 54, mi sembra una ricchezza portare il quadro dappertutto». Gomez è magazziniere, la moglie Maria del Pilar operatrice socio sanitaria, i figli Luis Anthony e Miguel Ernesto l’uno universitario e l’altro muove i primi passi nel mondo del lavoro come cuoco. Si trovano bene a Pioltello, anche se «è un posto tosto, il nostro quartiere non è facile, ci sono circa cento etnie. Ma è questo il bello – conclude -: il Señor de los Milagros deve venire dove c’è bisogno di lui».