Vivere in piccole fraternità, condividendo la routine quotidiana, scandita da preghiera, studio e faccende domestiche. È ciò che il Seminario di Milano ha pensato per i suoi studenti di terza Teologia, un esperimento, partito lo scorso settembre, che si inserisce nella riconfigurazione del percorso in preparazione al sacerdozio.
A testare questa nuova modalità di convivenza sono stati undici seminaristi divisi dagli educatori in tre gruppi, ciascuno ospitato in una diversa comunità della Diocesi (Lurate Caccivio, Saronno e Gavirate), non troppo lontana da Venegono, per permettere ai ragazzi di frequentare ogni mattina le lezioni in Seminario.
Oggi, a distanza di otto mesi, si può provare a fare un bilancio di questo esperimento che avrà una durata triennale e che dunque coinvolgerà, con gli opportuni aggiustamenti, altri seminaristi di terza Teologia. «È parso proficuo introdurre, dopo il biennio – spiega don Enrico Castagna, rettore del Seminario – un elemento di discontinuità che offrisse altri aspetti su cui verificarsi. In particolare, questa esperienza offre l’opportunità di una condivisione e collaborazione più stringente con alcuni fratelli. Allo stesso tempo la vicinanza alla vita di una Comunità pastorale permette di sperimentare una testimonianza reciproca tra comunità e seminaristi nella linea della fraternità per la missione, tipica del presbiterio diocesano».
Un’esperienza unica in ciascuna delle tre fraternità, che non ha mancato di produrre i frutti desiderati. «Il fatto di doversi esporre o di dover accogliere l’altro nella sua differenza e con i suoi ritmi, il fatto di dover decidere insieme per tanti aspetti della quotidianità e altre dinamiche tipiche di una stringente vita comune sono state un’esperienza reale e provocante», sottolinea il rettore, aggiungendo: «Si è potuto riflettere più concretamente su uno stile diocesano che vada al di là di appartenenze e affinità. I momenti di confronto tematici con le coppie di sposi e i presbiteri della Comunità pastorale ospitante sono stati proficui e hanno offerto elementi di verifica utili. Inoltre i seminaristi hanno potuto sperimentare una gestione economica sobria e condivisa».
La presenza delle fraternità ha arricchito le comunità che le hanno ospitate, come quella di Lurate Caccivio, il cui responsabile è don Flavio Riva. «I seminaristi hanno aperto dialoghi e possibilità di confronti – racconta il sacerdote -. Se ne sono accorti gli adolescenti, i diciottenni e i giovani che, a partire dall’ascolto della Parola, hanno condiviso con Michele, Pietro, Federico e Simone le domande che fanno pensare, scaldano il cuore e aprono i cammini».
Un dono anche per don Flavio che con i seminaristi ha vissuto diversi momenti della giornata, dalla Messa mattutina con interventi sintetici, «schegge omiletiche», come le ha scherzosamente ribattezzate, per permettere ai ragazzi di arrivare in tempo alle lezioni a Venegono, alla liturgia delle ore curando le pause, il silenzio e il canto. «Grazie alla loro presenza sono tornato indietro negli anni – ammette il sacerdote – ricordando quello che ci diceva l’allora rettore maggiore, mons. Serenthà: ovvero che per fare bene il prete bisogna rimanere un po’ seminaristi, uomini in cammino, desiderosi di imparare dalla vita e dal Maestro».