«In Oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo». Con questa stella da seguire, sulla via percorsa dai Magi alla ricerca del Signore, prende avvio nella nostra Diocesi la Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani, che prevede circa 25 eventi sull’intero territorio ambrosiano e in città, dove a promuoverli è il Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano, cui aderiscono ben 19 confessioni presenti nella metropoli.
Considerato che il tema della Settimana è stato scelto dal Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, con uno specifico riferimento al Libano, anche il luogo dove si tiene la celebrazione ecumenica iniziale dell’Ottavario, alla presenza dell’Arcivescovo, è quanto mai significativo. Infatti, a fare da cornice alla preghiera comune, in pieno centro cittadino, è la chiesa di Santa Maria della Sanità (facente parte della Comunità pastorale Santi Profeti), affidata da anni dalla comunità libanese maronita, punto di riferimento per tanti fedeli mediorientali.
Presiedono il rito il parroco don Assaad Saad, la pastora Eleonora Natoli della Chiesa evangelica valdese e padre Tirayr Hakobyan, della Chiesa apostolica armena. Sono presenti, tra gli altri ministri e rappresentanti delle diverse confessioni, il vicario episcopale di settore monsignor Luca Bressan e il responsabile del Servizio diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo, il diacono Roberto Pagani.
Gli interventi di saluto
In apertura, il responsabile della Comunità pastorale don Enrico Magnani sottolinea la felice scelta di Santa Maria della Sanità e dice. «La nostra Comunità è spalancata al dialogo e all’incontro e la nostra felicità è pregare insieme. È sempre bello scoprire le cose che ci uniscono, dimenticare ciò che ci divide, camminando nella traccia che lo Spirito ci indicherà».
Parole cui fa eco il presidente del Cccm Francesco Castelli, che saluta chi segue in presenza la celebrazione e i molti che, da remoto, sono collegati attraverso la pagina Fb del Consiglio (su cui è possibile prendere parte a tutti gli eventi della Settimana in Diocesi): «Quale migliore immagine, se non quella della stella, per il mettersi in ricerca, per sollecitare a un cammino con i Magi e per incontrare Cristo lasciandosi incontrare? – spiega -. I cristiani si avvicinano al Signore con uno stile particolare, con coraggio e praticando la fatica di comprendere la diversità dell’altro. Come i Magi, siamo chiamati nella preghiera comune a scambiarci i doni delle nostre preziose tradizioni spirituali».
Il ricordo è anche per le Comunità copte – che si riuniscono in una chiesa anch’essa appartenente al territorio della Comunità pastorale Santi Profeti, San Pietro Celestino in via Senato – non presenti, perché, secondo il loro calendario, è la vigilia della festa dell’Epifania.
Si prega con le invocazioni, la confessione di peccato, i canti in diverse lingue – tra cui, alla proclamazione della Parola del Signore, il Trisagion, ripetuto tre volte in aramaico – e la proclamazione del Salmo 8, di uno stralcio del capitolo 9 del Libro di Isaia e del Vangelo di Matteo 2, 1-12, con il racconto dei Magi.
La riflessione
A tenere il sermone è Alessandra Trotta, moderatora della Tavola valdese: «Questa pagina del Vangelo, scelta dai fratelli e sorelle del Medio Oriente, ci sfida. È un racconto biblico tra i più noti, ma avvolto spesso dalla favola e della cui capacità di interrogarci, oggi, è lecito dubitare», sottolinea Trotta, richiamando la situazione del Medio Oriente che vive «nel conflitto, nella grave crisi economica, nella violazione quotidiana dei diritti».
Drammi – questi – spesso dimenticati: «Nello sfavillare delle nostre case rischiamo di non ascoltare le esperienze di buio profondo che attraversano anche le storie di tanti noi, ma dobbiamo sentire una responsabilità nel dire che è proprio in queste tenebre fitte, che producono morte, che splende la luce di Dio che Gesù ha acceso. Luce che rende visibile ciò che il buio nasconde: le realtà di pace e di riconciliazione accessibile per tutti anche là dove più forti sono le tenebre del peccato, dell’errore, della morte, per cui il Signore è luce con il suo perdono e la risurrezione. Scacciamo le ansie di noi stessi, assurdamente concentrati sul nostro ombelico, sul rimpiangere le nostre forze e il passato. È solo la gioia della vocazione che rende testimonianza autentica dell’amore del Dio che salva. Non stupiamoci se, che come Gesù non è stato benvoluto, amato, compreso, così anche oggi continuino esservi le logiche del mondo e di chi non vuole farsi disturbare nel proprio illusorio benessere».
Eppure, «c’è uno spirito di ricerca che continua a interrogarci, se solo sappiamo guardare il cielo della libertà di Dio che offre un antidoto all’odio. Come i Magi, si parte con dei doni e si ricevono sorprese. I Magi che non erano non astrologi, ma uomini sapienti, dall’atteggiamento inquieto di interrogazione che seppero uscire dalla logica asfittica del loro ambiente».
Da qui la consegna. «Siamo responsabilizzati ciascuno a portare dei doni, anche nel dialogo ecumenico, al di là delle gabbie dei pregiudizi. Anche noi possiamo tornare a casa prendendo un’altra strada, come fecero i Magi. Non sprechiamo l’occasione, ne abbiamo bisogno, ne ha bisogno il mondo», conclude la moderatora Trotta.
Poi, la recita corale del Credo di Nicea-Costantinopoli, la posa – su un grande drappo blu steso sulla balaustra dell’altare, a simboleggiare il cielo notturno – di piccole stelline gialle su cui i fedeli hanno scritto brevi messaggi. Le preghiere di intercessione, il Padre Nostro e la benedizione concludono la celebrazione al cui termine, come avverrà sempre in questa Spuc 2022, si raccolgono offerte, devolute all’Associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”, per la campagna a sostegno dei rifugiati e sfollati del Medio Oriente, in prevalenza cristiani, dei bisogni primari delle famiglie e dell’alfabetizzazione dei bimbi e dei giovani adulti. Bello e particolarmente suggestivo anche il gesto di portare nelle proprie case, ciascuno, una delle stelline con il messaggio scritto da un altro fedele.