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Sirio 01 - 10 novembre 2024
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Intervista

«Se il politico non pensa, non è un politico»

Roberto Molinari, assessore ai Servizi sociali a Varese, valuta «una giusta provocazione» il Discorso alla Città dell’Arcivescovo: «Ben venga una riflessione che vada oltre i social. La democrazia si salvaguarda solo recuperando vicinanza tra istituzioni e cittadini»

di Annamaria Braccini

24 Febbraio 2019
Una seduta del Consiglio comunale di Varese

Un confronto a 360° che ha coinvolto oltre 150 amministratori, sindaci e assessori, impegnati sul territorio della Zona pastorale II (Varese). È quanto è emerso dal dialogo svoltosi a Villa Cagnola di Gazzada tra l’Arcivescovo e chi si occupa della “cosa pubblica” a livello locale, cui si sono aggiunti gli allievi della Scuola di formazione sociopolitica, che ha sede proprio a Gazzada. Una delle indicazioni fondamentali venute dall’Arcivescovo è stata l’attenzione alla concretezza: «Una prassi che deve essere costante e quotidiana per un amministratore, soprattutto di città medio-grandi», osserva Roberto Molinari, da due anni assessore ai Servizi sociali del Comune di Varese che, con altri, ha portato la sua testimonianza durante l’incontro.

Perché la concretezza è questione problematica nell’agire amministrativo?
È il tema che più ci assilla. Noi siamo la “prima frontiera” perché nel Comune si dà il senso della presenza dello Stato nei confronti dei cittadini. E, all’interno del Comune, i Servizi sociali sono quelli che, più di ogni altro, rappresentano questo aspetto. Quindi la concretezza è un fatto abituale, una necessità e anche un’esigenza, perché la gente, quando esce dai nostri uffici, deve trovare una risposta. Ho giudicato le parole dell’Arcivescovo su tutto ciò di estrema attualità.

Il Vescovo ha detto che “Autorizzati a pensare” implica un cammino lungo, di carattere culturale, perché significa essere autorizzati anche a pensare insieme, superando le ideologie. È possibile?
Certamente. Personalmente ho considerato “Autorizzati a pensare”, come una giusta provocazione. Se il politico non pensa, non è un politico. Il problema è che, forse, oggi siamo in una condizione dove il cittadino, per effetto dei social, rinuncia a pensare. Credo che ci troviamo in una dimensione oggettivamente pericolosa per il nostro Paese, perché viene messa in dubbio la qualità stessa della nostra democrazia. In tale contesto, la sottolineatura riguarda tutti: ogni cittadino deve pensare alla cosa comune. Ovviamente, la politica ha le sue responsabilità: la responsabilità di chi deve governare bene e senza arroganza. Soltanto recuperando questa vicinanza tra il politico, le istituzioni e il cittadino, possiamo pensare di salvaguardare la nostra democrazia. Dunque, ben venga l’“Autorizzati a pensare” se, appunto, si va verso una riflessione che supera le 140 o 280 battute di Twitter e dei social.

Come i cattolici possono portare oggi il loro contributo, facendo politica attiva o, comunque, interessandosi all’ambito sociopolitico?
Sono nato nel 1964 e penso che la mia sia l’ultima generazione fortunata, in termini di formazione, perché ha vissuto in un periodo nel quale il percorso dei cattolici era, in qualche modo, previsto: ci si formava in oratorio, sviluppando la vocazione personale, ma poi si aveva tutta una serie di ambiti dove potersi impegnare: l’Azione Cattolica, la Fuci, le Acli, la Democrazia Cristiana… Non è più possibile riproporre un orizzonte simile, né tornare indietro. Sono uno di coloro che hanno partecipato, come protagonista, alle Scuole diocesane di formazione volute dal cardinale Martini: tenevo gli incontri per il Csa di Milano. Ovviamente vi erano dei limiti, ma ritengo che oggi il mondo cattolico possa avere una grande responsabilità e un grande futuro nel momento in cui ritorna a fare formazione. Se si vuole parlare a tutti, come è giusto che faccia la Chiesa, è corretto anche fare formazione, senza avere paura che le persone si dividano, perché la politica significa anche dividersi. Nella consapevolezza, dal mio punto di vista, che occorre mettere paletti perché non tutte le scelte politiche sono attinenti al messaggio cristiano ed evangelico.

 

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