Un custode saggio, un solerte operatore impegnato, con un lavoro illuminato e fecondo, nella vigna del Signore. Questo è, o meglio dovrebbe essere, l’uomo a cui Dio ha affidato la terra per rispettarla nell’armonia e non per distruggerla.
Le parole della Scrittura, con cui il cardinale Scola avvia la sua omelia nella Celebrazione eucaristica presieduta in Duomo, in occasione della Giornata del Creato, sono come il filo d’oro della fede che annoda il significato della Giornata stessa e il senso della fede.
In una Cattedrale magnifica e inondata di luce – la Messa è trasmessa in diretta su Rai 1 – ci sono, tra le migliaia di fedeli, moltissimi volontari in Expo, chi lavora nel Padiglione della Santa Sede e nell’Edicola Caritas, tutti coloro che hanno sostenuto la presenza della Chiesa all’interno di Esposizione, le Delegazioni di una ventina di Paesi espositori e della società civile.
Concelebrano il rito, oltre al Capitolo metropolitano, l’Arcivescovo di Taranto e presidente della Commissione CEI per i Problemi Sociali e il Lavoro, monsignor Filippo Santoro, e il direttore dell’Ufficio CEI per questi stessi temi, monsignor Fabiano Longoni; non mancano i rappresentanti delle Istituzioni e della Società Expo Milano 2015, per questa Eucaristia che, proprio in rapporto con il titolo di Expo, intende sottolineare il contributo dei cristiani alla salvaguardia del Creato. E questo secondo la logica dell’Enciclica di papa Francesco, “Laudato si’ ” – a cui è stato dedicato il Convegno della Conferenza Episcopale Italiana svoltosi il 5 settembre appunto presso il sito espositivo – e della Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, istituita dal Papa in comunione con la Chiesa Ortodossa e celebrata per la prima volta lo scorso primo settembre.
È proprio in un’“ecologia integrale”, così come delineata in “Laudato si’ ” e con uno sguardo unitario e unificante, infatti, che si compie, suggerisce l’Arcivescovo, «quell’esperienza necessaria di unità con tutta la realtà che consente un rapporto costruttivo non solo con noi stessi, con gli altri e con Dio, ma anche con tutto il creato. Ambiente, che è “vigna”, come dice il Salmo, e “casa”, come si legge nell’Epistola agli Ebrei, con il quale porsi in un rapporto dinamico e creativo, perché – il Cardinale cita ancora papa Francesco – «lo scopo finale delle altre creature non siamo noi uomini, ma tutte avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune, che è Dio, dove Cristo risorto abbraccia e illumina tutto».
«A questa consapevolezza di cui tanto c’è bisogno noi veniamo educati dalla vita quotidiana della Chiesa, che fa del pane e del vino elementi essenziali dell’Eucaristia, che è fonte e culmine della vita cristiana. Questo armonico rapporto con il creato è un cammino decisivo, ma non affatto scontato che fa del pane e del vino elementi essenziali dell’Eucaristia, che è fonte e culmine della vita cristiana. Questo armonico rapporto con il creato è un cammino decisivo, ma non affatto scontato, per il quale il Papa non teme di parlare di conversione e in realtà un’ecologia integrale implica che miliardi di uomini siano chiamati a cambiare centinaia di comportamenti».
Ma come nutrire il pianeta? Come “uscire” incontro all’affamato e al povero per guardare con occhio semplice il cammino dell».
Appunto per questo occorre, allora, una conversione dei cuori e dei comportamenti. Ma come nutrire il pianeta? «Come “uscire” incontro all’affamato e al povero per guardare con occhio semplice il cammino della famiglia umana? Come vivere adeguatamente il bisogno nostro e come condividere, in atteggiamento di ordinata accoglienza, quello degli altri secondo lo stile di Gesù? Come sostenere fattivamente quanti, fratelli cristiani, uomini delle religioni e costruttori di giustizia, vengono perseguitati? Come accogliere la misericordia di Dio che ci libera dal nostro peccato?», si chiede Scola.
Chiara la risposta: Educandosi all’ecologia integrale e promotrice di vera umanità, secondo il pensiero di Cristo.
Poi, a chiusura della mattinata, dopo aver salutato i rappresentanti delle Delegazioni e i volontari di Expo, nel palazzo dei Canonici della Cattedrale, l’Arcivescovo raggiunge la vicina piazza Fontana dove, con tanti fedeli e membri della Chiesa romena, russa del Patriarcato di Mosca, greca del Patriarcato di Costantinopoli, bulgara di Sofia e le Chiese protestanti Battista e Valdese, partecipa al Rito, sempre suggestivo, della “Benedizione delle acque e dei Pani”.
Dopo le preghiere e le invocazioni, i gesti rituali tipici del mondo dell’Ortodossia, conclude, il Cardinale, con un auspicio: «Grazie per questo bel gesto che vuole essere l’espressione del nostro tendere a un’unità sempre più affermata per il bene delle Chiese e della nostra Europa. Respiriamo ormai con un solo polmone che è, però, spesso affaticato. La preghiera possa aiutare il nostro cammino in questo momento difficile specie per l’accoglienza a cui papa Francesco ancora oggi nell’Angelus ci ha richiamato. Preghiamo per gli uomini di religione e i cristiani che incontrano il martirio anche in queste nostre terre».