«Liberi di essere, di imparare e di spiccare il volo». Potrebbe essere questa, con le incisive parole dello slogan di una delle scuole vincitrici del Concorso premiate durante l’ “Andemm al Domm”, la sintesi migliore della mattina nella quale, prima per le strade del centro di Milano e, poi, in piazza del Duomo, con la presenza del cardinale Scola, trentamila tra ragazzi, bambini, genitori, educatori, hanno dato vita alla tradizionale Marcia delle Scuole paritarie, cui partecipa anche, tuttavia, l’Associazione dei genitori delle scuole statali-Age. Giunta alla sua trentatreesima edizione, l’“Andemm al Domm” 2015, intitolata significativamente “Liberi di educare la libertà. Una scuola libera è davvero pubblica”, è stata così un’occasione bella e gioiosa per ribadire tutti insieme, tra balli, canti, testimonianze e riflessione, il desiderio di “esserci” chiedendo uguaglianza tra le scuole. Quella che l’Arcivescovo nel suo intervento – accanto a lui, tra gli altri, il vicario episcopale monsignor Pierantonio Tremolada e il rappresentante del Comune e del sindaco di Milano, Fanzago – definisce «una vera parità».
«La Marcia che avete compiuto è un fatto di democrazia sostanziale. Siamo qui perché vogliamo dire a tutti cittadini milanesi e della Diocesi ambrosiana e a quanti volessero ascoltarci, che senza l’educazione, una civiltà non cresce, non matura, si spegne. L’educazione come trasmissione, di generazione in generazione, del senso concreto dell’amore, del lavoro, del riposo, della malattia, del significato della costruzione di una società civile, è un caposaldo fondamentale per una buona vita in società. Ecco perché ogni anno ripetiamo questo gesto pubblico», spiega l’Arcivescovo.
Dunque, “liberi e liberi di educare”, come è scritto su uno striscione: «L’educazione è un affare di libertà», scandisce ancora «e, quindi, non smetteremo di chiedere a tutti gli organismi preposti alla guida del Paese che questa libertà di educazione si affermi finalmente in un modo compiuto anche nel nostro Paese, come avviene in quasi tutte le Nazioni più avanzate».
Da qui l’indicazione che si «passi dall’idea, pur utile, di scuola paritaria come una modalità di scuola pubblica a quella di una scuola libera, in cui i soggetti che sanno fare scuola possano farlo, ovviamente con l’accreditamento da parte dello Stato».
Come a dire, non è sufficiente – «non ci basta più», dice esplicitamente Scola – «un pluralismo nell’unica scuola di Stato, ma occorre un pluralismo di scuole». E questo a tutti i livelli compreso quello finanziario «perché consideriamo un’ingiustizia il fatto che i genitori debbano pagare la scuola due volte, con le tasse e con la retta. Abbiamo fatto dei passi avanti in questi anni perché con fedeltà e tenacia abbiamo pubblicamente comunicato, nel rispetto di tutti, le nostre buone ragioni e vogliamo continuare a dire al Paese, in maniera civile e democratica, che un pluralismo di scuole sarebbe un grande bene per la scuola in Italia. Non c’è nessun interesse privato: è qualcosa che vogliamo per il bene del Paese come tale». L’invito è «a giocarsi in prima persona, tutti i giorni, con serietà, per creare una scuola libera, consapevoli di agire per un diritto che, come ogni diritto autentico, non rappresenta un interesse di parte. Il governo deve, appunto, governare le scuole e non gestirle. Mi pare – conclude l’Arcivescovo – che il concetto di scuola paritaria non esprima a pieno tutta la potenzialità di un sistema educativo veramente moderno capace di accettare la dialettica e il confronto tra scuole».
Il saluto speciale ai più piccoli, che sono seduti in tanti ai piedi del palco, la firma sui loro cappellini, l’affetto con cui la gente circonda il Cardinale sono, infine, il suggello di un’ “Andemm al Domm” riuscita e durante la quale, finalmente, si possono registrare anche sul fronte istituzionale, dei dati positivi, come piega il presidente dell’ “Andemm al Domm” dell’Agesc di Milano Michele Ricupati per il quale «la detrazione fiscale con cui la scuola paritaria è riconosciuta come scuola statale è ottimo segnale».