“Cristo è risorto, è veramente risorto”. L’emozione che si legge sui volti degli oltre 100 ragazzi e ragazze che hanno dato vita al musical, “Credo in Gesù nato da Maria”, è tutta qui: nelle parole che uno di loro dice al termine della rappresentazione, tra gli applausi e con ancora negli occhi e nel cuore, i colori, i suoni, i quadri viventi attraverso cui la vita del Signore si è animata.In una piazza del Duomo in cui trovano posto oltre 2000 fedeli, tra cui il cardinale Scola, si avvia a conclusione la grande giornata con cui anche la Chiesa di Milano ha voluto celebrare il centesimo anniversario della prima apparizione della Madonna di Fatima. Ad animare la serata è la “Comunità Cenacolo” con i giovani impegnati nello spettacolo: non attori, ma persone che, nella Comunità, hanno trovato la loro risurrezione da droga e sbando. Così come raccontano molti di loro e come spiega padre Stefano, ripercorrendo la nascita e la storia di questa realtà che oggi conta 61 Case, dette Fraternità, in 18 Paesi del mondo, dall’Europa agli Stati Uniti, dall’America Latina all’Africa. Fondata da suor Elvira Petrozzi – per tutti Madre Elvira – nel 1983 a Saluzzo, «la Comunità ha salvato e continua a farlo, tante vite, testimoniando la luce e camminando nella fede». Quella fede robusta che permette di dire il rosario ogni giorno, anche durante il lavoro, di vivere in una grande famiglia dove ci si aiuta a vicenda, e chi non è rimasto sommerso dalla droghe di ieri e di oggi cerca di salvare gli altri. Così il messaggio della drammatizzazione scenica, assai ben recitata su un palco che ha, come quinta magnifica la Cattedrale, diviene vita vissuta, testimonianza personale e collettiva, annuncio moderno e senza tempo della speranza affidabile che si fa uomo nascendo da Maria. E quando la stata della Madonna entra in piazza per il Rosario aux flambeaux, le fiammelle che si alzano, in segno tradizionale di devozione e saluto, paiono illuminare ogni cosa. Le cinque intenzioni ritmano le Decine proposte in diverse lingue: si prega per il Papa e la Chiesa; per la santificazione dei sacerdoti e le vocazioni, per i bambini e i giovani; per le famiglie, specie quelle in difficoltà e per i defunti.
«Assecondiamo le parole di tale preghiera di affidamento», dice l’Arcivescovo. «Questo termine, nel suo significato originario, ha in sé il senso di un movimento e di una crescita della nostra fiducia in Maria. Ognuno di noi, con la sua coscienza, metta in moto la propria mente e il cuore e si impegni in questo cammino di libertà e di pienezza.
Poi, appunto, la preghiera alla Madonna, recitata dalla gente e dal Cardinale in ginocchio davanti all’effigie posta sul palco e, ormai a tarda sera, un saluto affettuoso e un grazie «alle amiche e amici della “Comunità” – che ci hanno aiutato, in questa meditazione scenica, a immedesimarci in Cristo, concentrazione della Trinità in tutti – e all’Apostolato Mondiale di Fatima» (a guidare il Rosario è stato l’assistente spirituale italiano, don De Paoli). Infine, dall’Arcivescovo un ultimo richiamo: «annunciamo la bontà, la bellezza, la verità della nostra fede».