«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria». Anche quest’anno le parole del prologo del Vangelo di Giovanni risuonano nelle nostre chiese come il grande annuncio del Santo Natale del Signore: Il Verbo è venuto tra noi e rimane con noi. E noi contempliamo la Sua gloria. La gloria, la luce che illumina questa notte santa è la Sua umanità.
Davanti a un simile annuncio, anche ciascuno di noi – come fu per i pastori, per i Magi, per Erode e i saggi… – è chiamato a prendere la grande decisione della sua esistenza: accogliere o rifiutare Colui che è tutto e che viene per donarsi alla nostra piccolezza. Questo è infatti il significato del suo nome, il Salvatore: assumere la nostra carne a un tempo grande e fragile, continuamente minacciata dal male e dalla morte, in tutti i suoi anticipi, e offrirle la possibilità di entrare nella vita definitiva.
“Offrirle”, non “imporle”, perché – come annota acutamente il celebre romanziere francese François Mauriac – «nessun amore prende per forza l’essere amato». Sono parole che sentiamo profondamente vere e che, nello stesso tempo, ci lasciano un po’ di amaro in bocca. L’amaro di una cosa tanto desiderata quanto da noi inafferrabile. Quante volte, infatti, ci scopriamo tentati di forzare le persone amate! Quante volte il nostro amore non riesce a essere gratuito come il nostro cuore desidererebbe! A Natale ci è donata veramente la strada del Bell’Amore. Dio che si dona inerme come un bimbo e si mostra, in questo modo, il vero vincitore.
I tempi che stiamo vivendo sono carichi di contraddizioni, di violenza. Dov’è la pace cui tanto agogniamo? Lunga è la scia di attentati terroristici che ha tragicamente insanguinato quest’anno, fino all’ultimo, solo qualche giorno fa, a Berlino. Che posizione assumere, come cristiani, di fronte a questa minaccia, che sentiamo incidere profondamente nelle nostre vite, anche oltre la dimensione numerica del fenomeno?
La prima istintiva reazione è la paura, che è appunto lo scopo del terrorismo; e subito dopo, la richiesta di un rafforzamento delle misure di sicurezza. Questo è sicuramente giusto e fortunatamente nel nostro Paese le forze di polizia sono già da molto tempo all’opera su questo fronte. Ma la sicurezza non è tutto: per quanto sofisticati siano i sistemi di difesa, ci sarà sempre una falla. Ecco perché diventa essenziale l’educazione, la cultura e la testimonianza.
Da quando Dio si è fatto carne, ci è stata donata quella luce che veramente illumina ogni uomo. Ed è proprio questa luce della presenza di Dio nella nostra umanità che ci trasforma. Rende anche le nostre persone riflessi irradianti della gloria del Padre. La nostra condizione umana, per quanto povera e fragile possa essere, riceve la grazia di scoprirsi luminosa, di diventare presenza di luce per l’altro. La nascita di Gesù dischiude a ogni uomo e a tutta la realtà la speranza certa di una ri-nascita.
Per questo, con il nostro padre Ambrogio possiamo dire: «Prima della venuta di Cristo era inverno, dopo la Sua venuta appaiono i fiori» (Isacco e l’anima, 4,35).
A tutti, auguri di Buon Natale.