Un cammino che è il simbolo steso della nostra vita, «per poter portare, nell’esistenza quotidiana, la forza che deriva dall’amore di Cristo radicato nel Padre. Cammino che ci guida, come comunità e personalmente, in un destino il quale – se non ci rifiutiamo apertamente –, è destino di bellezza e di unità».
Dice così il cardinale Scola alle molte centinaia di fedeli che si affollano nella parrocchia di San Giuseppe della Pace e all’esterno, fino alle vie vicine. Oltre tremila fiammelle sono state distribuite e non sono bastate, tanto che il colpo d’occhio, di momento in momento nella sera che scende finalmente serena, si fa davvero sempre più straordinario.
È la processione con la statua della Madonna Pellegrina di Fatima, che, in occasione della festa liturgica del 13 maggio e al cuore della settimana che vede la presenza della statua in questa Comunità, viene presieduta dall’Arcivescovo.
Accanto a lui, venticinque preti, gente in preghiera di tutte le età con il Rosario e i flambeaux tra le mani, tanti ragazzi e gli abitanti che hanno addobbato, per il passaggio, i portoni e gli ingressi delle loro case, seguono la Madonna. Ma ci sono anche le persone che passano e che si inginocchiano per strada, che si affacciano ai balconi e alle soglie dei locali alla moda nella Milano che non ci si aspetta. Quella metropoli secolarizzata delle vie storiche, che convergono sul grande asse di corso Sempione, ormai chiuse tra gli sky lines del Terzo millennio. Emblema della città che cambia il suo volto e in cui «alcuni vivono come turisti, altri sono egoisti anche negli affetti, pensano, si illudono di amare, ma sono mercanti e altri vivono come fossero trottole», scandisce, in apertura, il parroco don Vittorio De Paoli, decano del “Sempione” e assistente spirituale nazionale dell’Apostolato Mondiale di Fatima. «Da Dio veniamo e a Lui ritorneremo, in mezzo sta la nostra libertà e la scelta. Signore, insegnaci a restare in questo mondo, a viverlo secondo il tuo pensiero. Cammineremo con in mano una luce, seminatori di luce, dietro la vera luce», conclude.
Tra i canti, le invocazioni mariane e la meditazione dei Misteri, si avvia la processione, dopo che l’Arcivescovo attinge la propria fiammella dal cero Pasquale, portandola ai sacerdoti che, a loro volta accendono così, i flambeaux dei pellegrini.
«Viviamo questa sera alla luce dell’Angelo della Pace che ha anticipato l’apparizione della Madonna (nel 1916, quindi, esattamente cento anni fa), proprio perché lo Spirito santo ci ha illuminato e ci ha fatto vedere, con sguardo nuovo, Gesù. La madre di Cristo non ha cessato di continuare ad accompagnare noi, suo popolo, che vedo qui, stasera, così numeroso», osserva Scola. «Nel cammino della nostra vita, che può talora assumere posizioni indebite e che non favoriscono la nostra crescita, vogliamo convertirci ed essere come un’enorme cerchia stretta intorno a Maria».
L’invito – «una delle intenzioni sia pregare per questo» – è a pensare specificamente ai ragazzi che ricevono, in questi giorni, il Sacramento della Confermazione e a tutti, «per avere una vita più degna nel quotidiano, nel matrimonio cristiano, fedele e aperto alla vita, nella crescita dei figli, nell’accettazione della prova e del dolore, nel modo in cui vogliamo essere solidali per costruire vita buona nella nostra Milano da condividere soprattutto con coloro che sono nel bisogno». E tutto questo, secondo quella che il Cardinale definisce «la domanda da avere nel cuore», chiedendo il soccorso della Vergine perché «ci porti al Signore».
Nel giorno in cui, 99 anni fa, la Madonna a Fatima apparve ai tre pastorelli – la prima delle sei apparizioni che dureranno fino al 13 ottobre dello 1917 – e nel 35esimo anniversario del ferimento di san Giovanni Paolo II, che proprio alla Vergine attribuì la sua salvezza, la gente cammina, si inginocchia e prega.
«Affidiamo a Maria tutto ciò che ci sta a cuore, quanto ci fa sereni e ciò che ci pesa, le gioie, le fatiche, le speranze e le delusioni, perché lei, che è Madre, ci raduna in unità. Impegniamoci alla conversione e a un amore reciproco che faccia vedere l’unità, che Gesù ci ha richiamato, perché il mondo creda. L’eco della Misericordia che Cristo dona ogni mattina, si veda nei nostri cuori e nelle azioni. Viviamo i sentimenti di Cristo con intelligenza commossa».
Infine, la gratitudine «per questo gesto assai bello in cui mi avete coinvolto, un cammino nelle strade della città che abbiamo compiuto, consapevoli che la nostra fede può edificare una società più giusta».