«Una comunità universitaria intenta a consolidare i lusinghieri risultati finora raggiunti, confermati anche da un ulteriore aumento delle immatricolazioni, e ad affrontare nuove e inedite sfide nello scenario di un Paese e di un sistema universitario che certamente non agevolano chi vuole spendersi per la libertà di educazione e per l’alta formazione di giovani generazioni»: monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, così saluta, a nome dell’ateneo dei cattolici italiani, all’avvio della celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Scola e concelebrata da circa venti sacerdoti (tra cui tutti gli assistenti ecclesiastici della Cattolica) nella basilica di Sant’Ambrogio. È la giornata di inaugurazione dell’anno accademico 2015-2016 dell’Università e, nell’omelia, di fronte al rettore Franco Anelli, a molti docenti, al personale e agli studenti, l’Arcivescovo definisce il senso di un sapere che, per chi crede, non può essere distinto dalla sapienza basata su Cristo.
Proprio in riferimento a tale sapienza, il Cardinale cita le parole di Benedetto XVI, pronunciate a Milano durante la visita del 2012, e dice: «Oggi con questo gesto vogliamo immergerci nella sapienza di Cristo per meglio affrontare il compito di apprendimento e insegnamento in questa Università. Infatti tale sapienza è ciò che fonda ogni altro sapere e lo illumina». Un sapere consapevole che, insieme, indica il significato del quotidiano impegno di quanti, con diversi compiti e funzioni, agiscono nell’Ateneo.
«La luce dei nostri cuori è Gesù. Massimo il Confessore richiama la necessità di aver il pensiero di Cristo, ma soprattutto sottolinea, il “pensare Cristo attraverso tutte le cose”. Anche questo è un bel modo per descrivere un percorso universitario. Lo dico alle matricole, ma anche a chi è più avanti negli anni. L’Eucaristia che siamo celebrando ci immerge in questo Nous, in questo pensiero di Cristo. Rispettando lo statuto proprio di ogni disciplina, dobbiamo ritrovare sempre più il nesso tra tale sapienza e i saperi che ci consentono di vivere meglio ogni aspetto della vita, per essere, come dice Gaudium et Spes, uno di anima e di corpo».
La splendida preghiera di Sant’Anselmo, da lui recitata ogni volta che si apprestava allo studio, suggella la sua riflessione: “Ti prego, Signore, fa’ che io gusti attraverso l’amore quello che gusto attraverso la conoscenza, fammi sentire attraverso l’affetto, ciò che sento attraverso l’intelletto – «l’intellettualismo è la grande malattia della modernità», scandisce il Cardinale – attirami tutto al tuo amore”: «Avere tempi di studio e di lavoro entro questo orizzonte, mantiene largo il respiro della conoscenza, qualunque sia la dimensione di ragione che impieghiamo in essa».
Poi l’inaugurazione solenne in largo Gemelli dove, per la Lectio Magistralis, arriva Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea. Dopo l’approfondito e articolato discorso del rettore Franco Anelli, teso a delineare la configurazione quantitativa e qualitativa della Cattolica, prende la parola il Cardinale nella sua veste di presidente dell’Istituto “Giuseppe Toniolo” di Studi Superiori. Nel contesto del nuovo Umanesimo, più volte sottolineato dal Cardinale stesso e a cui sarà dedicato da lunedì il V Convegno ecclesiale nazionale, osserva Scola: «Cristo non ci ha portato un nuovo Umanesimo, inteso come un nuovo sapere, intreccio di storia e di altre scienze. Ha fatto ben di più: ci ha donato la sua stessa umanità, se stesso “Uomo nuovo”, “nuovo Adamo”». Nell’ insuperabile tensione tra tale “eccedenza” dell’avvenimento di Cristo e le diverse forme di umanesimo, nasce allora la domanda: «Quale strada deve intraprendere un’Università? La strada dell’unità tra sapere, ricerca e attuazione di senso. Cristianamente parlando, si tratta del grande e obliterato tema dell’unità tra sapere e santità. È la strada della testimonianza, intesa però in senso pieno. Essa non è solo indispensabile buon esempio, ma deve giungere fino alla conoscenza adeguata della realtà e diventare così comunicazione della verità».
Una strada che si propone come espressione paradigmatica di quella “cultura dell’incontro” a cui richiama il Papa. «Testimonianza e incontro sono le parole d’ordine del contributo che i cristiani possono offrire per un’edificazione comune della civiltà della verità in vista di una vita buona nella nostra società plurale. Una simile testimonianza attraversa le dimensioni fondamentali dell’umana esistenza: quelle quotidiane, gli affetti, il lavoro, il riposo, la festa, l’educazione, il dolore, la giustizia. Espressioni e dimensioni da cui si generano gli autentici saperi». Come quello dell’economia, «chiamata a un lavoro di approfondimento della logica del dono e della gratuità», spinti dal contesto di «grave crisi finanziaria, ma soprattutto dalle sue radici antropologiche e sociali».
Infine l’attesissima Lectio del presidente Draghi, con il suo ampio excursus sul mandato, attività e ruolo della Bce. Conclude il Rettore «Rendersi portatori di autorità è il compito fondamentale di un’Università che abbia consapevolezza del proprio ruolo e rispetto verso gli allievi. Il nostro Ateneo ha ereditato un patrimonio di autorevolezza dai fondatori e dalle generazioni di studiosi che l’hanno fatto crescere; è compito dell’oggi non disperderlo e rafforzarlo, e per realizzare questa missione è indispensabile proseguire nella realizzazione dell’alto progetto culturale che costituisce l’essenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Le premesse sono state poste, ognuno ha l’opportunità di contribuire». Anelli ha definito i numeri davvero eccellenti dell’offerta formativa dell’Ateneo: 1.500 docenti e 37.000 studenti, un’articolazione su cinque Campus, dodici Facoltà, 42 corsi di laurea triennale, 48 di laurea magistrale e 6 corsi a ciclo unico, oltre a 131 Master universitari e, nell’anno che inizia, cinque nuovi corsi di laurea. Senza dimenticare l’immatricolazione che cresce del 5%: «Un motivo di grande soddisfazione».