Una scelta «che ha come scopo di dare ulteriore forza al dialogo ecumenico avviato anche fuori della città di Milano, aiutando a creare un tessuto diffuso e capillare di ascolto, di incontro e di amicizia tra comunità cristiane». È stato lo stesso cardinale Angelo Scola, pochi giorni fa, incontrando i responsabili delle Chiese e comunità cristiane, a spiegare le ragioni della sua partecipazione alla Celebrazione ecumenica della Parola con cui oggi a Varese, alle 18, nella basilica di San Vittore Martire si apre la Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani nella Zona pastorale II. «Si tratta di un momento atteso e importante, preparato e voluto dal Cardinale, dai suoi collaboratori e dalla nostra gente», dice don Armando Bano, membro della Commissione per l’Ecumenismo e dialogo della Diocesi e incaricato per la Zona (ognuna delle sette Zone ha due incaricati in Commissione, un presbitero e un laico).
«La Celebrazione in San Vittore non sarà una Lettura a più voci della Parola, ma ci riuniremo, con i rappresentanti delle Chiese, per ascoltare l’omelia dell’Arcivescovo», spiega don Bano, che indica anche le altre celebrazioni ecumeniche in Zona: a Cocquio Trevisago (mercoledì 21 alle 20.45 nella chiesa evangelica ecumenica), a Luino (giovedì 22 nella chiesa di San Pietro in Campagna alle 20.45) a Gallarate (giovedì 22 nella chiesa di San Pietro alle 21), a Masnago (venerdì 23 nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo alle 20.45, per una Lettura Ecumenica a tre voci) e a Varese (sabato 24 nella chiesa ortodossa romena alle 18, per il Vespro ortodosso).
Di quali confessioni si compone la presenza ecumenica nella Zona?
È una presenza piuttosto composita, perché da un punto di vista geografico siamo situati a nord, vicini alla Svizzera e dunque, storicamente, in alcuni casi da centinaia di anni, si registra una realtà legata al mondo protestante. Tuttavia, anche il contesto degli Ortodossi è cospicuo. Relativamente a questi ultimi abbiamo le Chiese romena e russa, mentre per i Protestanti, sono attive la Chiesa luterana, battista, anglicana, metodista e Avventista del 7° Giorno.
L’esistenza di strutture internazionali come l’Euratom di Ispra ha arricchito la vivacità del confronto?
Certamente. Alcuni Pastori protestanti – l’irlandese, il tedesco e la Ministra laica anglicana – seguono famiglie che provengono dal nord Europa e che risiedono nella nostre terre per motivi di lavoro e studio, legati appunto a grandi Enti come l’Euratom. Inoltre, con l’allargamento dell’Ue, sono molte le nazionalità presenti. Tuttavia, quella che è davvero in crescita – seguendo, peraltro, un trend che si conferma nell’intera Diocesi – è la popolazione di fede ortodossa, per le tante persone, provenienti dai Paesi dell’Est, impegnate come lavoratori.
Nell’incontro dell’1 gennaio il Cardinale ha indicato la necessità di aprirsi alle sfide future per «mostrare il volto di un cristianesimo plurale, ma sinfonico». I cattolici varesini sentono questa necessità?
Questa urgenza mi pare che sia recepita come “desiderio” per vivere al meglio la realtà nella quale ci troviamo già immersi. Credo di poter dire che spesso non sono eventi straordinari o “grandi progetti” a muovere la gente, ma la quotidiana percezione di un cammino ormai ineludibile, ossia vivere sotto lo stesso cielo con doveri e diritti che obbligano tutti all’ascolto.
Insomma, la via è quella, auspicata dal Cardinale, di un ecumenismo di popolo?
Sì. Da questo punto di vista penso ai gesti particolarmente belli e significativi della Celebrazione di oggi. Ci riuniremo intorno al Libro della Parola che sarà sull’Altare, eleveremo insieme la preghiera tipica della missione nell’unità in Cristo e l’acqua del Fonte battesimale – che richiama il pozzo dell’incontro tra Gesù e la Samaritana e, dunque, il tema scelto per la Settimana – benedetta da tale desiderio di unità, sarà posta, infine, alle porte della basilica.