Domenica 23 giugno il cardinale Angelo Scola sarà in visita alla Comunità pastorale “San Paolo Apostolo” a Senago. Un Comune a nord di Milano, ricco di storia, dove da poco è stato inaugurato il nuovo oratorio e che, proprio quest’anno, celebra i 100 anni dall’apertura al culto della chiesa parrocchiale. Alle 10.30 ci sarà la Santa Messa in Santa Maria Assunta, celebrata dall’Arcivescovo e aperta a tutta la comunità.
Ma quali sono i problemi e le caratteristiche di questo territorio? L’abbiamo chiesto a don Roberto Gatti, responsabile della Comunità pastorale.
Da quanto tempo è nata la vostra Comunità pastorale?
La nostra Comunità è nata all’inizio di settembre 2009, dopo la visita pastorale del cardinale Dionigi Tettamanzi. È piuttosto estesa e comprende due parrocchie: quella di Santa Maria Assunta, quella della Beata Vergine di Fatima e Santa Rita in Castelletto.
Quali difficoltà avete incontrato da quel momento?
All’inizio, come era inevitabile, ci siamo scontrati con la difficoltà di condividere un unico prete e coadiutore. Per questo motivo negli ultimi quattro anni abbiamo cercato di organizzare le attività ecclesiali in modo da mettere tutti in dialogo tra loro: così è partito un Consiglio pastorale unitario, un Consiglio dell’oratorio unitario e una serie di incontri che coinvolgono i gruppi di famiglie prima del Battesimo e dopo, a partire dai due anni d’età. Accanto, ovviamente, ai normali percorsi di giovani, adulti e anziani. Un modo, insomma, per far incontrare le diverse esigenze, per trovare insieme la soluzione ai problemi e per rispondere concretamente ai bisogni di tutti. Un segno molto bello per creare “comunità” è stata poi la scelta della Caritas, sulla scia del Fondo Famiglia Lavoro voluto dal cardinale Tettamanzi, di continuare a erogare contributi alle famiglie in difficoltà: nel 2011-2012 sono stati distribuiti 20.000 euro che hanno permesso di aiutare 58 nuclei familiari. Vorremmo continuare questa attività anche il prossimo anno, anche se, con molta probabilità, i contributi saranno minori.
Recentemente è stato inaugurato anche il nuovo oratorio…
Sì, il 2 giugno. Fin dall’inizio del mio mandato sapevo che questo sarebbe stato il mio incarico. Il parroco precedente aveva avviato la raccolta dei fondi a questo proposito e le persone sentivano forte l’esigenza di un punto di incontro per giovani e associazioni. Già esistevano un bar e alcune aule per la catechesi. Adesso abbiamo fatto costruire un salone polifunzionale, che sarà dedicato ad attività culturali e ricreative, con un palco per rappresentazioni teatrali e proiezioni cinematografiche. Certo, dobbiamo finire di pagarlo, ma è anche questo un modo per aiutare le persone a stare insieme e a conoscersi.
Chi sono i cittadini che abitano il vostro territorio?
La popolazione è molto omogenea. Molte famiglie giovani sono venute a vivere nelle case di nuova costruzione, ma è rimasto anche un buon numero di persone anziane. Ogni anno ci sono all’incirca 150 nascite per 150 defunti.
Immigrazione. A che punto siamo?
Rispetto ad altri Comuni limitrofi, qui gli immigrati sono presenti solo parzialmente. Si tratta soprattutto di cinesi o sudamericani, ben inseriti nel contesto sociale, con il proprio lavoro, che partecipano alla vita del territorio e, quelli che sono di fede cattolica, frequentano anche le attività parrocchiali.
Crisi economica. Si è sentita molto da voi?
Sicuramente. Tante persone hanno perso il lavoro oppure sono state messe in cassa integrazione. Ma quello che manca maggiormente è la possibilità di progettare il futuro: c’è troppa insicurezza nello stile di vita. E questo abbiamo potuto toccarlo con mano anche con la costruzione del nuovo oratorio: molti avrebbero voluto partecipare di più, ma per la precarietà della loro situazione finanziaria non hanno potuto.