Di fronte agli atti terroristici «non dobbiamo rispondere con la vendetta, l’odio e la paura. Certo la paura c’è, ma questa deve essere una provocazione a tutti noi per un effettivo rinnovamento, direi quasi un risorgimento dell’Europa». Martedì 17 novembre il cardinale Angelo Scola ha portato a Parigi la solidarietà e la vicinanza della Chiesa ambrosiana dopo «il vile e orribile attentato contro tutta l’umanità» che ha colpito tragicamente la capitale francese, incontrando l’arcivescovo della città, il cardinale André Armand Vingt-Trois: «La paura è comprensibile, ma va superata. Lo dico ben sapendo che ormai viviamo in una situazione drammatica e il rischio che avvenga anche in Italia quel che è successo in Francia è tutt’altro che remoto».
Nel dialogo tra i due pastori è stato sottolineato anche il ruolo dell’Europa: «Su questo tema ci siamo a lungo soffermati – sottolinea l’Arcivescovo di Milano -: come si può uscire da questa stanchezza, come si può vincere il vizio di una frammentazione coltivata e cercare insieme strumenti di unità per il bene comune. Ho spiegato cosa intendiamo fare a Milano con i “Dialoghi di vita buona” e ho ascoltato da lui come la Chiesa parigina e francese si sta muovendo».
In una stagione così drammatica l’Europa dovrebbe perciò cambiare passo: «In questi frangenti ci accorgiamo di quanto servirebbe un’Unione europea diversa, che superasse le sue frammentazioni – dice il Cardinale -, e una presenza dei cattolici in una società plurale, che non si limiti a un generico richiamo ai principi o a forme esteriori. I terroristi colpiscono la nostra società e per questo vanno condannati, ma ciò non significa che non si debba lavorare a una società più giusta, meno violenta, più rispettosa della persona umana. Una società che non confonda il diritto con la legalizzazione delle tante aspirazioni personali, una società che pratichi quell’ecologia integrale di cui parla papa Francesco nella Laudato si’».
Un dialogo serrato anche per approfondire quello che è successo: «Per la Francia è un momento doloroso destinato a durare del tempo – afferma Scola -. Abbiamo ragionato a lungo su un passaggio dell’omelia dell’Arcivescovo di domenica scorsa, dove si domandava come ragazzi nati e cresciuti nella società francese possano non aver trovato nessun altro ideale che quello di morte che li ha portati a compiere questa strage. La risposta del Cardinale di Parigi è che il richiamo ai valori della Repubblica, centrale nella vita dei francesi, resta importante, ma forse vi è bisogno di qualcosa di più. E di diverso».
Nel continente europeo la paura è sempre più crescente, alimentata non solo dai fatti accaduti, ma anche da forze politiche: «La paura è comprensibile, ma va superata, esiste il dovere di superarla – sostiene il Cardinale -. Aggiungo che la paura è un’arma potente, che il terrorismo va disarmato, ma anche che la paura della gente non deve essere strumentalizzata dalla politica».
Si parla apertamente di guerra, il governo francese ha già avviato pesanti bombardamenti. La risposta può e deve essere solo quella militare? Risponde Scola: «Non entro nelle dinamiche della politica francese e condanno risolutamente il terrorismo, ma non posso accettare una logica di guerra perché sono un cristiano, figlio di un uomo che ha dato la vita, non l’ha tolta agli altri».