Un’intesa importante tra il Comune di Milano e la Fondazione degli Oratori Milanesi con uno scopo essenzialmente di attenzione educativa su tanti comparti come la dispersione scolastica, ma non solo (leggi qui). È una visione positiva dell’educazione a 360 gradi, quella che sottolinea la vicesindaco Anna Scavuzzo: «Credo che questo accordo sia anche un riconoscimento del grande lavoro che ci ha portato fin qui e, quindi, della possibilità di guardare al futuro con un’intenzionalità di impegni ancora maggiore. Vogliamo che Milano torni a essere un luogo in cui l’esperienza educativa, non soltanto trovi nuovo spazio, ma anche nuovi attori. Ne hanno bisogno i nostri giovani – e lo stanno dicendo -, e certamente questa rinnovata sinergia e collaborazione porterà ancora più frutti».
Perché la scelta di una realtà come la Fondazione degli Oratori Milanesi che, oltretutto, ha siglato il protocollo con il Comune stesso e non con un assessorato?
Significa che lavoreremo a più livelli: con la scuola, con le altre agenzie educative, con il mondo dello sport e della cultura, perché l’idea che ci muove è che la Milano educativa possa essere al servizio di tanti e diversi bisogni, facendo leva su ciò che di meglio abbiamo, sulle eccellenze che già esistono, esattamente come accade nei contesti oratoriani. Realtà che vengono frequentate non solo per giocare, fare sport o incontrare gli amici, ma per fare un’esperienza di vita. Inoltre, andare all’oratorio vuol dire anche coltivare relazioni con adulti capaci di accompagnare i più giovani là dove loro sperimentano le maggiori fatiche. Lo fa la scuola, lo fanno le istituzioni, lo fanno tanto, appunto, gli oratori: abbiamo bisogno di farlo tutti e di più insieme.
Sul territorio del Comune di Milano esistono ben 146 oratori. Si tratta di un reticolo ricchissimo, capillarmente diffuso e non si può non tenerne conto…
È evidente. Devo anche dire che, nella presentazione del dossier sullo stato di salute degli oratori (la ricerca “Il posto degli oratori” presentata nel gennaio scorso), ci siamo ritrovati molto nell’immagine di questa città che si fa quartiere, con la capacità di recuperare relazioni con le persone a partire dai più piccoli. Io credo che ciò sia molto importante per non perdere l’anima della nostra città, ma penso anche che abbiamo bisogno di affrontare questo insieme. Basti pensare a temi importanti come l’inclusione, il contrasto alla dispersione scolastica, la grande emergenza dei minori stranieri non accompagnati. Ci sono tante questioni sulle quali possiamo dare una risposta maggiore, più forte, più incisiva se lavoriamo ancora di più in sinergia.
Gli oratori sono aperti a tutti, senza differenziazioni di fedi e di provenienza sociale, quindi rispondono a un’idea di inclusione che è tipica di un’istituzione di tutti come è, per eccellenza, il Comune
Certo. Il Comune è un’istituzione evidentemente laica, ma non laicista e, quindi, riconosce anche in una dimensione legata a una confessione religiosa, come possono essere gli oratori della Diocesi di Milano, la possibilità di arrivare a tutti. Questo ritengo che sia anche il “bello” della dimensione ambrosiana: vivere questo rapporto, ciascuno per quelle che sono la propria competenza e autonomia, nel riconoscimento del valore di un disegno educativo condiviso, ripeto, di cui oggi veramente abbiamo tutti bisogno.