In politica, bisogna “fare i conti con il bipolarismo uscendo dalle nostalgie per costruire una nuova e plurale presenza dei cattolici nell’impegno politico”.
Costruire un nuovo “discorso pubblico”, tramite “un esercizio di presenza a tutto campo: per strada, nella piazza e nei luoghi della vita e non solo in quelli deputati alla politica, che, purtroppo, tendono sempre di più a divenire esclusivi”. È il “compito” affidato da Savino Pezzotta, presidente della Fondazione “Ezio Tarantelli”, al laicato cattolico. Accanto agli “individualismi”o “egoismi” oggi dominanti, è l’analisi del relatore al Convegno di Verona, emerge “la voglia di un diverso rispetto al totale affidamento all’economico, al consumismo, all’edonistico e alla celebrazione della ricchezza”.
In questa prospettiva, “il sociale diventa il luogo privilegiato della testimonianza dei cristiani chiamati a costruire e a partecipare nuovi modi e nuove forme di emancipazione e di liberazione”. A partire da quello che Pezzotta ha definito il “relativismo cristiano”, che “ordini le cose rispetto ad una prospettiva di trascendenza, presupponendo un rapporto di dono e non di consumo tra me e l’altro; un relativismo di segno straordinariamente contrario a quello fatto proprio oggi da settori significativi della società e della cultura”.
In politica, bisogna “fare i conti con il bipolarismo uscendo dalle nostalgie per costruire una nuova e plurale presenza dei cattolici nell’impegno politico”. Lo ha detto Savino Pezzottta, presidente della Fondazione “Ezio Tarantelli”, intervenendo oggi al Convegno di Verona. “L’unità dei cristiani – ha ammonito il relatore – non si realizza in politica, ma nell’essere Chiesa e nel vivere il rapporto con i vescovi, i presbiteri, i religiosi e le religiose e con la comunità cristiana in forte e profonda comunione”.
Una “logica”, questa, che “obbliga i cattolici a fare i conti con il bipolarismo e a scegliere, in libertà, di militare ed impegnarsi in uno o nell’altro schieramento, avendo chiaro che, sempre più, l’agire e la decisione politica saranno posti di fronte a valori indisponibili e a temi eticamente sensibili”. Quelli elencati, per Pezzotta, “sono compiti che toccano la responsabilità dei laici cristiani”, cui spetta l’“autonomia di decidere le forme e i modi dello stare in politica”. La comunità cristiana, da parte sua – ha concluso il relatore – “èchiamata a creare i luoghi del discernimento e dell’educazione all’impegno sociale e politico”.