La Vita consacrata presente nella diocesi di Milano rende omaggio con gratitudine alla canonizzazione di san Paolo VI, occorsa lo scorso mese di ottobre, con un ritiro che avrà luogo nella Basilica di Sant’Ambrogio, sabato 30 marzo a partire dalle 9.30. Il momento spirituale è stato ideato dalla collaborazione tra Vicariati per la vita consacrata e gli organismi di comunione Cism, Usmi e Ciis.
La meditazione sarà tenuta da monsignor Ennio Apeciti, responsabile dell’Ufficio delle Cause dei Santi della Diocesi di Milano e autore di numerose pubblicazioni su Montini, arcivescovo di Milano e Sommo Pontefice. Il titolo dell’incontro appare assai suggestivo: «Parole di San Paolo VI alla vita consacrata». Con ciò si intende richiamare l’attualità del pensiero di papa Montini nei confronti della vita consacrata. Già all’epoca del suo episcopato milanese, quando le suore operanti in diocesi erano oltre 14 mila, ebbe molte occasioni di rivolgersi ai diversi istituti di vita consacrata sottolineando la bellezza e il fascino di una vita impegnata nella sequela di Cristo casto, povero e obbediente; una vita capace di suscitare una «santa invidia».
Ma è soprattutto nel tempo del suo pontificato che troviamo gli interventi più articolati e lungimiranti. Egli si è preoccupato di accompagnare il delicato processo di rinnovamento degli istituti di vita consacrata, voluto dal Vaticano II, imperniato sulla riscoperta del carisma originario e sull’adattamento alle mutate condizioni. Particolare espressione di questa cura è l’esortazione apostolica Evangelica Testificatio (1971), dove, oltre ai preziosi contenuti richiamati, troviamo espressioni di vero affetto per le persone consacrate, come si afferma al n.4: «Ah, cari religiosi e religiose, che, mediante la pratica dei consigli evangelici, avete voluto seguire più liberamente il Cristo e più fedelmente imitarlo, dedicando tutta la vostra vita a Dio con una consacrazione particolare, che trova la sua radice nella consacrazione battesimale e la esprime con maggiore pienezza, se poteste comprendere tutta la stima e tutto l’affetto che noi vi portiamo nel nome del Cristo Gesù!».
Una parola speciale va riservata per i suoi numerosi discorsi agli Istituti secolari, per i quali ha mostrato sempre una grande stima. In effetti, una delle grandi preoccupazioni di San Paolo VI è stata quella di superare lo scollamento tra fede e vita, tra Vangelo e cultura, che in Evangelii Nuntiandi egli ha chiamato il «dramma del nostro tempo» (n. 20). Di fronte alla contrapposizione tra Chiesa e mondo che aveva estenuato la modernità, egli vede negli Istituti secolare un carisma veramente provvidenziale, capace di coniugare consacrazione e secolarità e perciò capace di mostrare con la propria vocazione il nesso tra i consigli evangelici e la vita battesimale, insieme al profondo legame tra la fede cristiana e la condizione laicale. Tutte queste “parole alla vita consacrata” sono di grande attualità anche oggi per una forma di vita che ha il compito di essere per tutti profezia del regno di Dio che viene.