Lunedì 30 ottobre, alle 21, monsignor Mario Delpini presiederà una celebrazione eucaristica nel Santuario diocesano di San Camillo de Lellis (via Mauro Macchi 5, Milano), in occasione dell’80mo anniversario della sua dedicazione. «Il 30 ottobre 1937 il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, allora Arcivescovo di Milano e futuro Beato, consacrò il Santuario e l’altare in marmo – racconta il camilliano padre Aldo Magni, rettore del Santuario -. La prima pietra è stata posta però l’1 gennaio 1900, da parte di un altro Arcivescovo futuro Beato, il cardinale Andrea Carlo Ferrari. La costruzione fu avviata nel 1908, su progetto dell’architetto Chiappetta, in stile gotico. Il Santuario venne dedicato prima alla Madonna della Salute e successivamente a San Camillo de Lellis. Dalla Quaresima del 2013 ha assunto il rito ambrosiano, diventando così un Santuario diocesano».
Qual è il significato della sua presenza nel cuore della città?
È duplice. Innanzitutto è stato voluto dal cardinale Ferrari accanto a una casa di cura: all’epoca non esisteva ancora, ma già c’era l’idea di costruirla, perché fa parte del nostro carisma di Camilliani. C’è poi un riferimento più ampio alla città in relazione all’opera caritativa: in passato qui avevamo un centro di distribuzione del cibo ai poveri. E ovviamente non possiamo dimenticare la figura di fratel Ettore, che per noi è sempre imprescindibile. Il nostro Santuario è inoltre un punto di riferimento spirituale per chi arriva a Milano dell’hinterland: sono molte infatti le persone che vengono a lavorare in questa zona della città e passano da noi al mattino, prima di recarsi in ufficio, per partecipare alla Messa delle 7.30 o delle 8.30 e per confessarsi.
Come attendete l’arrivo dell’Arcivescovo?
Non abbiamo fatto una vera e propria preparazione ufficiale, ci siamo soprattutto concentrati sulla preghiera. Alla Messa con monsignor Delpini parteciperanno anche i fedeli delle quattro parrocchie del Decanato Venezia. E sarà presente tra noi anche il nostro padre Provinciale, mio predecessore come rettore del Santuario.
Lei ha citato prima fratel Ettore. Nella famiglia camilliana come avete accolto il recente annuncio della prossima apertura del processo per la sua beatificazione e canonizzazione?
Ovviamente bene, perché già da tempo attendevamo questo passo. Chiunque, naturalmente da una certa età in avanti, conosceva fratel Ettore. Nel nostro Santuario c’è un angolo dedicato a lui. E da parte nostra questo annuncio è una conquista, perché il suo percorso è quello di una figura di carità: si è preso cura degli ultimi, dei malati e degli emarginati. Elemento che è tipico del nostro carisma. Per questo ci auguriamo che la causa possa proseguire e andare a termine nel migliore dei modi.