Il 19 maggio 1924, nel lebbrosario di Tucunduba, nel Nord Est del Brasile, moriva padre Daniele da Samarate, cappuccino, Venerabile dal 23 marzo 2017. Al secolo Felice Rossini, nativo della frazione di San Macario del paese varesino, partì per il Brasile non ancora sacerdote. Realizzò opere sociali per venire incontro ai bisogni dei poveri, ma si fece lui stesso ultimo fra gli ultimi quando la lebbra lo colpì, costringendolo a lasciare la vita in convento per un nuovo genere di missione.
Sono quindi trascorsi dalla sua morte “Cento anni di Cielo”, come recita il motto che ha accompagnato in un percorso di preparazione (vedi qui) la Comunità pastorale Maria Madre della Speranza, che comprende anche la chiesa parrocchiale della Purificazione di Maria a San Macario, dove padre Daniele fu battezzato.
La chiusura del centenario sarà preceduta dal concerto-meditazione del Gruppo Shekinah «Ai confini della Terra», alle 21 di sabato 18, nella chiesa della Santissima Trinità a Samarate. Nella stessa chiesa, domenica 19 maggio alle 18.30, la celebrazione conclusiva: l’Eucaristia della solennità di Pentecoste presieduta dall’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini e concelebrata da una delegazione di Frati Cappuccini in rappresentanza dei conventi di viale Piave 2 a Milano (dove padre Daniele si è formato e dov’è sepolto) e di Bergamo, dai membri del clero diocesano che hanno vissuto il ministero sul territorio e dagli attuali sacerdoti della Comunità pastorale (qui la locandina).
Uno di essi, don Antonio Giovannini, che con padre Daniele ha in comune una lunga esperienza missionaria e la sensibilità verso i poveri, descrive il percorso di quest’anno centenario.
Può raccontarci brevemente la vostra preparazione?
È partita circa l’anno scorso, con interventi nelle scuole e riferimenti nella predicazione. Il 16 di ogni mese, esclusi i sabati e le domeniche, abbiamo recitato il Rosario dopo la Messa delle 8.30 a San Macario, in ricordo del Battesimo del futuro padre Daniele. Lo stesso avveniva il 19, a Samarate, ricordando il giorno della sua morte. Il 19 marzo, giorno in cui padre Daniele è stato ordinato sacerdote, abbiamo vissuto un pellegrinaggio a Milano, visitando la chiesa e il convento di viale Piave. Il 15 maggio percorreremo in processione la strada dalla casa natale alla chiesa, sempre per ricordare il suo Battesimo.
Qual è stato il coinvolgimento dei giovani?
Proprio per ricordare padre Daniele, sono stati loro a volere una fiaccolata, partita il 25 aprile da Ventimiglia, luogo di transito delle rotte migratorie, e arrivata a Samarate il 29. A questi quaranta giovani e ai loro accompagnatori si sono uniti anche tre ragazzi della comunità di accoglienza per stranieri vicina alla parrocchia di San Macario.
Il vostro paese ha una lunga storia di missionari ad gentes che ha seguito padre Daniele…
Parecchi parrocchiani e anche alcuni sacerdoti passati da qui sono poi partiti per la missione. È di Samarate anche padre Dario Bossi, superiore provinciale dei Comboniani in Brasile: la sua testimonianza al Festival della Missione lo scorso anno, circa la difesa della foresta amazzonica e dei diritti della popolazione, ha lasciato il segno.
Padre Daniele è ancora per voi una presenza che, nonostante le fatiche e le sofferenze, indica il Cielo…
Lui ha parenti sia qui sia a Samarate centro, ed è molto conosciuto e stimato. C’è poi una cappellina, in via padre Daniele, dedicata a lui: la apriamo raramente, ma a volte accompagniamo gruppi di ragazzi a visitarla. Proprio ai piedi della sua statua, in piazza Mantegazza a San Macario, abbiamo concluso la fiaccolata del 28 aprile. Alla sua intercessione sento di affidare la popolazione di Samarate, affinché vinca la paura dello straniero e si apra alla lode di Dio, come faceva lui.
Per saperne di più: Il fiore di Tucunduba. La storia di padre Daniele da Samarate