Nel pomeriggio di venerdì 21 aprile l’arcivescovo Delpini ha portato il suo saluto al Convegno nazionale dei delegati e dell’Associazione Amici dell’Università Cattolica, che si è svolto al Policlinico Gemelli di Roma, nell’ambito del grande evento che dal 21 al 23 aprile ha riunito, attorno a papa Francesco, i soci dell’Azione Cattolica Italiana, i membri dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi superiori e gli appartenenti all’Istituto Missionarie della Regalità di Cristo. Ovvero le principali realtà che Armida Barelli, beatificata esattamente un anno fa, ha contribuito a fondare.
«Il Convegno nazionale dei delegati e dell’Associazione Amici dell’Università Cattolica è per me un’occasione particolarmente gradita per dire grazie a tutti i delegati delle diocesi e delle regioni italiane» ha esordito l’Arcivescovo, che, in qualità di presidente dell’Istituto Toniolo, ha aggiunto: «Mi sono posto, quale obiettivo della mia presidenza, l’intenzione di coltivare il rapporto fra la Chiesa italiana e l’Università Cattolica».
La missione di Armida Barelli
Mons. Delpini ha quindi ricordato il ruolo chiave svolto dall’Associazione Amici attraverso la Giornata dell’Università Cattolica, in un’epoca in cui il numero degli iscritti non era sufficiente a garantire il sostentamento economico dell’Ateneo: «Per molti anni la Giornata è stata determinante nel sostenere l’Università Cattolica. Armida Barelli, insieme all’Azione Cattolica e tutte le associazioni locali, è stata sempre appassionata in questa missione: creare una Università dei cattolici italiani che potesse portare il contributo dell’umanesimo cristiano, della sapienza cristiana e della scienza coltivata con una prospettiva cristiana all’Italia e al mondo». «Come presidente del Toniolo – ha proseguito mons. Delpini – ho il desiderio è che la vivacità dell’Associazione Amici continui a mantenere vivo l’interesse della Chiesa italiana verso l’Università Cattolica e il senso di responsabilità dell’Università verso la Chiesa italiana».
L’Arcivescovo è legato anche personalmente all’Ateneo e non soltanto come laureato in Lettere Classiche. Proprio durante il pomeriggio al Gemelli ha raccontato anche di un carteggio tra sua madre e suo padre giovani, ritrovato da lui qualche anno fa: «Mia mamma scriveva a mio papà, che forse in quel tempo era militare, lettere molto discrete, come si usava allora tra ragazzi, ma dalle quali si capisce che stava nascendo un amore. Si intuisce che a favorire la loro unione fu proprio l’impegno comune a raccogliere offerte per la Giornata dell’Università Cattolica».
I giovani, sentinelle del domani
In serata l’Arcivescovo ha poi partecipato alla prima sessione dell’incontro dei Delegati e Amici che aveva per tema: «Giovani: sentinelle sul futuro», insieme a Pierpaolo Triani, Docente di pedagogia e membro dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, il quale ha anticipato alcuni dati del Rapporto Giovani che sarà pubblicato a giugno.
Sollecitato dalla giornalista Rai Elisa Anzaldo, l’arcivescovo Delpini, ha parlato del pericolo, già evidenziato nel suo Discorso alla città dello scorso dicembre, che nella società della fretta si corra tutti, giovani compresi, verso un abisso. Un pericolo che è possibile scongiurare grazie a un’azione di vigilanza che gli stessi giovani devono metter in atto nei confronti del proprio futuro. Ma che anche a una Istituzione come l’Università Cattolica ha il dovere di svolgere, proprio come una sentinella. Così l’Arcivescovo la definisce nel suo Messaggio scritto in occasione della 99° Giornata per l’Università Cattolica: «L’Università Cattolica è come una sentinella: fa valere i criteri dell’umanesimo perché la ricerca sia orientata in una direzione che favorisca il bene dell’uomo e sia condotta con una metodologia che non sia scriteriata e non smentisca il principio che la scienza è per l’uomo e non contro l’uomo».
Delpini si è detto comunque fiducioso nel cammino che la società sta compiendo, perché nonostante la cultura delle cattive notizie e del lamento che ci circonda, la realtà che vede lui è fatta di gente per bene, di bontà, di impegno: «Io non penso che noi siamo su un cammino cieco che va verso l’ignoto, come un treno senza direzione e senza guidatore. Io penso che il futuro contenga una promessa».
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