Quella del 26 aprile sarà la prima Veglia per il lavoro presieduta dall’arcivescovo Delpini, ma vuole essere un momento in continuità con la Giornata della solidarietà dello scorso mese di gennaio. Al centro della preghiera e della riflessione ancora una volta metteremo i giovani e i loro sogni. Tra i desideri di ogni persona vi è sempre quello di un “bello e buon lavoro”. L’esperienza di questi anni ci racconta le molteplici fatiche compiute da tanti giovani a fronte di un mercato del lavoro che appare poco benevolo nei loro confronti.
La Veglia per il lavoro è un appuntamento tradizionale della nostra Diocesi e si celebra sempre nei giorni precedenti l’1 maggio. Qualcuno si è chiesto il senso di continuare a mantenere questo momento. A me sembra che, oggi più di ieri, sia importante pregare per il lavoro e continuare a riflettere sul senso dell’occupazione nella vita delle persone e delle comunità. In un’epoca dove il legame sociale si allenta, la tentazione può essere quella di relegare la questione lavoro su un piano prettamente personale. Invece è quanto mai attuale capire cosa sta avvenendo e pregare affinché ogni persona possa avere un lavoro che dia dignità.
Il 27 maggio dell’anno scorso, all’Ilva di Genova, papa Francesco invocò la necessità di un lavoro per tutti. Noi crediamo che il futuro di ogni persona passi necessariamente anche dall’avere un’occupazione retribuita in maniera equa e in grado di alimentare i desideri degli esseri umani.
Come sede per la Veglia si è scelta un’aula dell’Università degli Studi di Milano. Ogni anno la location ha un sapore simbolico legato al messaggio che si vuole trasmettere. Quest’anno l’auspicio è quello di immaginare come la formazione scolastica possa accompagnare i giovani nel difficile, ma affascinante mondo del lavoro. La scuola ha il compito di educare alla vita e quindi anche di fornire gli strumenti per intraprendere l’attività lavorativa.
Abbiamo voluto anticipare la Veglia alle 18 per favorire la presenza dei giovani sia delle scuole superiori sia dell’università, oltre che di quanti lavorano. Lo scorso anno, pur apprezzando una partecipazione significativa di persone, il cardinale Scola aveva infatti denunciato la scarsità di giovani presenti a un momento così significativo per la vita della Diocesi.
Concretamente, con l’aiuto di un coro di giovani universitari, di due attori teatrali professionisti e di molte associazioni sensibili al mondo del lavoro, questo momento di preghiera e riflessione si articolerà in tre momenti.
Il primo è la provocazione: proveremo a porre delle domande attraverso il linguaggio teatrale di Stefano Orlandi e Mila Boeri. Sono gli interrogativi e le paure di tanti giovani. Sono le ansie di chi desidera un lavoro, ma si ritrova a fare mestieri precari per tanti anni e vive nella perenne incertezza. È la fatica di chi vede frantumarsi i sogni di quando era bambino e immaginava un futuro roseo.
Il secondo momento è la proposta, scandita dalla presentazione di quattro realtà che brevemente – ma in maniera efficace, anche grazie all’ausilio di filmati – mostreranno come provano a immaginare il futuro dei giovani nel lavoro. A narrarci queste esperienze saranno Coldiretti, i Salesiani, l’oratorio di Baranzate e un architetto che ha realizzato percorsi per minori non accompagnati. A questo si aggiungeranno brani di riflessione e l’intervento dell’arcivescovo Mario Delpini.
Infine, concluderemo con l’invocazione. Infatti l’ultima parola che ci sembra promettente è sempre quella dell’intercessione. I credenti s’impegnano con tutte le loro migliori energie per costruire una società più giusta, ma insieme si affidano al Signore per trasmettere tutto quanto serbano nel loro cuore.