«Il Papa non verrà a Expo, ma affida e marca la presenza della Chiesa attraverso il Padiglione. Per questo vorremmo e vogliamo essere “una spina nel fianco” ponendo domande e critiche su una visione del mondo legata unicamente al consumo. Sappiamo, per esempio, che un terzo della produzione mondiale è scartata? Questo non è solo uno scandalo, ma è un assurdo». Non usa mezzi termini, il cardinale Ravasi, nella conferenza stampa che accompagna il National Day del Padiglione della Santa Sede di cui è commissario. E continua, spiegando la ragione della presenza ecclesiale in Expo: «La distinzione fondamentale è tra quelli che hanno più cibo che appetito e coloro che hanno più appetito che cibo. Dobbiamo assicurare nutrimento, ma anche una “stanza del mondo” in cui vivere, fatta di concretezza e di beni spirituali. Bisogna dare all’umanità la possibilità di essere persone in senso pieno anche con la bellezza e l’arte. In questo senso, portare gli homeless di Roma a visitare i Musei vaticani e la Sistina, «è stato importante come offrire loro docce e barbiere».
«Come Chiesa di Milano – ha aggiunto il cardinale Scola – sentiamo di dover contribuire a proporre la fisionomia della metropoli che cambia, dando il nostro contributo e dicendo quelle parole che sentiamo come sostanziali e fondamentali per affrontare anche la tematica di Expo. Infatti, c’è un nesso molto stretto tra il degrado dell’ambiente e la fame. Occorre arrivare a porsi la questione fondamentale del senso della vita per sconfiggere entrambi». Temi, questi, molto sentiti anche da papa Francesco «nell’interazione tra spiritualità ed economia, tra scienza e società, umanità e tecnica. E questo nella necessità di indicare che non esiste solo un ecosistema naturale, ma c’è un’integrazione che coinvolge umanità e beni della terra».
E torna, allora, l’Arcivescovo sulla questione del nuovo umanesimo, già legata dal Discorso di Sant’Ambrogio 2014 a Expo: «La crisi ecologica dipende da una crisi antropologica. Non a caso gli ultimi Papi hanno parlato di un’ecologia integrale della persona. Nutrire il pianeta ha mostrato tutta la sua pertinenza in quella proposta di evangelizzazione che sta a cuore alle nostre Chiese». Una richiesta di giustizia nella distribuzione dei beni e dei diritti che non può non richiamare il dramma della migrazione e il Mediterraneo trasformato in un immenso cimitero a cielo aperto
Anche riguardo il dramma dei migranti «vorrei che iniziassimo a essere una spina nel fianco – scandisce Ravasi – ponendo problemi come quello degli immigrati che sono persone affamate nei due sensi, di cibo e di libertà o di realizzazione di se stessi. Prescindendo dalla questioni politiche, la Chiesa deve schierarsi dalla parte del accoglienza, pur comprendendo le ragioni di chi fa fatica nel confronto con l’immigrazione». E cita, allora, il biblista, il Primo Testamento in cui si dice: «Lo straniero lo considererai con gli stessi diritti del cittadino residente»: in questa luce, «il nostro è un appello e un impegno che le Chiese, peraltro, stanno già da tempo praticando».